ORION MOVIES
CENTRO FRANCESCANO ARTISTICO ROSETUM
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COMMEMORAZIONE: IL GIORNO DELLA MEMORIA Vento di PrimaveraMercoledì 25 gennaio 2012 Venerdì 27 gennaio 2012 |
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Regia |
Roselyne Bosch |
Filmografia |
Vento di primavera |
Genere |
Drammatico, guerra, storico |
Interpreti |
Jean Reno (Dott. David Sheinbaum), Mélanie Laurent (Annette Monod), Gad Elmaleh (Schmuel Weismann), Raphaëlle Agogué (Sura Weismann) |
Fotografia / montaggio |
David Ungaro / Yann Malcor |
Musica |
Christian Henson |
La regista:
Giornalista ed inviata della rivista le Point, Roselyne Bosch ha portato avanti, assieme al suo socio Alain Goldman, per una decina d'anni il progetto del film 1492: la conquista del paradiso, un film del 1992 diretto da Ridley Scott, con Gérard Depardieu nel ruolo di Cristoforo Colombo. Il film è stato realizzato in occasione del cinquecentesimo anniversario della scoperta dell'America. Sceneggiatrice, produttrice e regista, tra i suoi lavori precedenti vi sono Il patto del silenzio (sceneggiatura) e la Cliente. Di vento di primavera firma la sceneggiatura e la regia. Un progetto che lei e Alan Goldman avevano in mente da dieci anni: la famiglia di Goldman infatti viveva a Montmartre e i suoi parenti sono riusciti a sfuggire alla retata descritta nel film.
Trama: Francia, luglio 1942. L'11enne Joseph vive insieme alla sua famiglia nella Parigi occupata dai Nazisti e, insieme ad altre migliaia di ebrei, ha trovato riparo nel quartiere di Montmartre, dove spera di riuscire a sopravvivere. Tuttavia, una mattina, tutti gli ebrei vengono rastrellati e ammassati al Vélodrome D'Hiver e da lì condotti al campo di concentramento di Beaune-La-Rolande. In quel momento si compiranno i destini di tutti: vittime e carnefici.
Rassegna stampa
"La giornalista-produttrice Rose Bosch colma oggi con 'Vento di primavera' ('La rafie') una lacuna storica che dovrebbe provocare ancora vergogna e in patria ha interessato 3 milioni di spettatori indignati. Documentata e discreta, l'autrice racconta nel film il rastrellamento degli ebrei francesi ad opera dei tedeschi e dei connazionali collaborazionisti del regime di Vichy, addì Parigi, all'alba del 16 luglio '42. (...) E pochissimi i superstiti, come si evince dalla storia raccontata come un thriller di guerra con attenzione 'truffautiana' alle psicologie violentate dei piccoli. (...) Risultato, un film di non scontato valore educativo morale, dove i divi entrano nel gruppo e giocano la partita della Storia insieme coi minorenni. Jean Reno è medico senza frontiere e Mèlanie Laurent, che già combattè i nazi con Tarantino in 'Bastardi senza gloria', si riserva la zona più sentimentale oliando i meccanismi del cinema della memoria, che è quasi come una tautologia." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 28 gennaio 2011)
"Si straparla di diritti dell'uomo, ma solo i cittadini hanno diritti. Lo ricorda "Il vento di primavera' (In originale 'La rafie', ovvero 'La retata') di Roselyn Bosch. (...) Senza l'efficacia allusiva di 'Mr. Klein' di Losey e dell' 'Ultimo métro' di Truffaut o il respiro storico di 'Laissez-passer' di Tavernier, 'Il vento di primavera' ha dalla sua solo la dimensione del film tv, tempestato ora di didascalie ora di ridondanti vocativi per far capire allo spettatore chi ha davanti. Il pathos è affidato alle vicende dei singoli qualsiasi e dei loro bambini, uno dei quali (Hugo Leverdez) è preso come simbolo di una generazione sterminata. Mélanie è l'infermiera che assiste la massa di deportati nella prima tappa del loro tragitto verso la morte. Ma, appunto, la rappresentazione di morti veri meriterebbe qualcuno più abile di Roselyn Bosch." (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 28 gennaio 2011)
"Un paradosso che sarebbe quasi comico se non fosse tragico. Molti film che sbandierano il tema della memoria sono totalmente, imperdonabilmente privi di memoria. Prendiamo il sontuoso 'Vento di primavera' (in originale 'La rafie', 'La retata'; sorvoliamo sull'assurdo titolo italiano). (...) Tristemente nota ad ogni francese, la retata del Vel'd'Hiv non era mai stata oggetto di un film, sbandierano gli autori. Ed eccoci serviti. In due ore scarse, tutto quello che non avremmo mai voluto vedere sul tema, con un'estetica leccata da fiction tv che cozza penosamente contro il soggetto e i problemi di rappresentazione che pone. È mai possibile, oggi, affrontare un film sulla Shoah accontentandosi di una autorevole consulenza storica, senza porsi il minimo problema estetico? Come se le immagini fossero tutte uguali, mentre da più di 60 anni sopravvissuti, storici, scrittori, registi, si interrogano su come raccontare la Shoah. Altro che omaggio. Questo, malgrado le buone intenzioni, è un oltraggio alla Memoria." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 28 gennaio 2011)
La curiosità: Nel settembre 2010, in occasione della campagna di promozione del DVD del film, la regista Roselyne Bosch diede un'intervista alla rivista Les Années Laser : « Sono sospettosa di chiunque non abbia pianto quando ha visto il film. A loro manca un gene, quello della compassione. (...) Noi piangiamo nel vedere Vento di primavera perché ... possiamo solo piangere. A meno che non si tratti di un "bambino viziato", a meno che non si delizi del cinismo al cinema, a meno che non consideri che le emozioni umane sono un abominio o una debolezza. Il resto è quello che pensava Hitler: che le emozioni sono dei sentimentalismi. É interessante vedere come queste persone insensibili siano affini al pensiero di Hitler. In ogni caso, se dovesse esserci una guerra, non vorrei essere dalla stessa parte di chi trova che ci siano "troppi" sentimentalismi in Vento di primavera». Questa intervista sconcertò molti giornalisti suscitando una forte polemica in Francia.
(scheda a cura di Roberta Braccio)
Prossimo film: 8 e 10 febbraio Corpo Celeste