La stanza accanto
da domenica 26 a venerdì 31 ottobre 2025
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LA STANZA ACCANTO
REGIA DI P.ALDOMOVAR
una scrittrice di successo il cui ultimo libro racconta la sua incapacità di capire e accettare la morte. Martha è stata una corrispondente di guerra e ora è affetta da un tumore che potrebbe essere curabile con una terapia sperimentale, ma intanto si è preparata all'idea di morire, e ha già scelto, nel caso, come farlo: con una pillola comprata sul dark web. Ciò che vorrebbe però è non morire sola, e poiché il suo rapporto con la figlia le appare come irrimediabilmente compromesso chiede a Ingrid di soggiornare nella stanza accanto alla sua nel momento in cui dovesse decidere di "abbandonare il party". Pedro Almodovar, al suo primo lungometraggio in lingua inglese (...) affronta di petto, ma con grande pudore e una misura di ironia e leggerezza, il tema della nostra impermanenza su questa terra e della nostra possibilità di scelta su come dire basta.
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Giulio Martini domenica pomeriggio |
Algida pseudo - riflessione sull'eutanasia/suicidio( in realtà esaltazione del " vagabondaggio erotico-sentimentale" come unico baluardo contro ogni apocalisse socio-ecologica e personale ...) senza spessore esistenziale e/o filosofico. Pieno di citazioni cinefile con capolavori cui tenta di paragonarsi nonché di elenchi di lesbiche famose, è il più intelletualistico dei prodotti dell' omosex spagnolo, che spreme senza - scaldare i cuori - i volti opposti di due dive/ icone del cinema gay, e cavalca l'onda di molti luoghi comuni,ma per lo meno schiva i toni della soap opera. |
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Angelo Sabbadini lunedì sera |
L’Almodovar americano congela la sua vena filmica: chiama a raccolta un ristretto gruppo di personaggi dell’upper class, li colloca in interni di gran pregio e ostenta un fuoco di fila di riferimenti letterari, pittorici e cinematografici. Poi si muove da par suo tra vita, morte e rinascita. E, nonostante il carattere algido dell’operazione, conquista da gran maestro la sensibilità e i consensi del pubblico del Bazin. |
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Guglielmina Morelli mercoledì sera |
Che delusione. Film presuntuoso e ricattatorio ma scontato nella resa contenutistica (il terribile episodio dei carmelitani a Bagdad basterebbe da solo a screditare tutto il film); incapace di mostrare è quindi costretto ad essere pesantemente verboso; per evitare il melò diventa freddo e noioso, non elegante come vorrebbe; non c'è empatia per i personaggi così che le due attrici protagoniste sono costrette in parti rigide e già preconfezionate (e forse è persino più a proprio agio la Moore, che ritengo attrice meno versatile della Swinton). Vorrebbe essere filosofico e profondo e invece è banale e fuorviante persino nella citazione “colta” (a meno che il regista non volesse alludere a Michael Furey, il ragazzo che in The Dead sceglie di morire per amore, ma non credo). Insomma, se anche Omero talvolta sonnecchia, concediamo ad Almodovar, per una volta, un sonno ristoratore! |
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Giorgio Brambilla venerdì sera |
La stanza accanto” non mi pare un film sulla liceità o moralità del darsi la morte, questione su cui “discute” solo il poliziotto bigotto che vediamo alla fine, per cui il tema è sostanzialmente bypassato. La riflessione proposta da Almodóvar è un’altra: Ingrid all’inizio del film dichiara di aver scritto il suo ultimo libro sul proprio rifiuto della morte, mentre alla fine sembra averci fatto pace, al punto da riuscire a trasmettere questa dimensione interiore alla figlia di Martha, che pare sopravvivere nelle due donne. Assistiamo quindi a tre percorsi di crescita: della suicida, che se ne va sentendosi amata e muore vestita come se andasse a una festa, più amante della vita che mai; dell’amica che le sta vicina quanto più non si potrebbe e arriva così ad accettare quella che Heidegger definiva “la nostra possibilità più propria”; di Michelle, che recupera quella madre la cui esistenza pensava non la riguardasse. È un film intellettuale, con vari riferimenti cinefili e culturali, la cui tesi centrale è però l’umanissima affermazione che solo attraverso Eros si può vincere Thanathos, si tratti del sesso vissuto in situazioni di guerra o della prossimità di un’amica che, per non lasciarci soli, è disposta a convivere con la sua paura più profonda. Lo trovo impeccabile, come la sua fotografia, profondamente Almodovariano nella sostanza, anche se privo della consueta esuberanza del regista spagnolo |
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Marco Massara |
un Almodovar più “tranquillo”( e questo non piacerà a tutti) ci porta a sottolineare l’importanza delle relazioni, sia nella vita quotidiana che sulle questioni fondamentali. L’importanza nel saperle costruire e manutenerle è il senso che il film ci vuole trasmettere, con una trama compatta e forse un po’ prevedibile, termine che per Almodovar sa di novità. |
Ho trovato un Almodovar maturo e pienamente consapevole della psicologia femminile, mentre ci offre il ritratto di due donne dalla personalità complessa, realizzate nella vita ma totalmente sole, senza un contorno familiare, che si danno totalmente l'una all'altra.
Martha, abituata a non dipendere da nessuno, ad affrontare situazioni pericolose e a godere dei momenti più rischiosi della sua carriera, decide di appoggiarsi all'amica e di chiedere il suo aiuto.
Ingrid, occupata nella promozione del suo ultimo libro, accetta di dedicarsi agli ultimi giorni di vita della sua amica, analizzando da scrittrice gli stati d'animo che ne conseguono.
Profondi e coinvolgenti i dialoghi fra le due donne, entrambe bravissime.
Anche le location aumentano il piacere della visione di questo film.
In complesso meno colori rutilanti e più intimismo in questo ultimo lavoro del bravo regista spagnolo.
Maria Cristina Cinquemani
