Gran Tour
da domenica 19 a venerdì 24 ottobre 2025
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GRAN TOUR
REGIA DI M.GOMES
C
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Guglielmina Morelli domenica pomeriggio |
Un'opera (finalmente) insolita, sconcertante e, come si dice oggi, divisiva. Chi ne ha apprezzato il fascino, al di là del “significato” enigmatico e sfaccettato (una sequenza di dicotomie: tra Oriente e Occidente, tra uomo e donna? Oppure una riflessione sulla costruzione dell’immaginario filmico, ma non solo tra marionette e teatro delle ombre?); chi invece lo ha trovato incomprensibile e irritante. Insomma, un enigma. Ma un Oriente spiazzante, incomprensibile, reso grottesco da imprevedibili testa-coda temporali (un ufficio postale nella Saigon del 1918 con una bella foto di Ho Chi Min sullo sfondo) e una costruzione narrativa che permette a ciascuno di ricostruire un proprio “senso” alle immagini, lo rendono un film affascinante e importante. |
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Angelo Sabbadini lunedì sera |
Grand Tourè un esercizio di confronto/scontro culturale stravagante e giocoso, e lo scrittore e regista portoghese Miguel Gomes è notoriamente un malizioso assemblatore di forme cinematografiche convenzionali. Noto per i suoi inconfondibili mix di finzione e documentario, di malinconia impassibile e di commedia anticonformista, Gomes è specializzato nel condurre gli spettatori in viaggi imprevedibili. Chi ha avuto la fortuna di vedere Tabu (2012) non ha però ritrovato la stessa ispirazione e qua e là si è pure annoiato, ma la cifra cinematografica del regista lusitano è comunque di tutto rispetto |
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Giulio Martini mercoledì sera |
Restituire il " vissuto" di un viaggio,non solo le foto ? Condividere la memoria e le sue rielaborazioni notturne ? Confrontare i modi della rappresentazione e della messa in scena tra Oriente ed Occidente ? Il discendente dei colonizzatori Portoghesi ci prova, misurandosi - al Cinema - con Joyce e Wenders. Impegnativo per chi guarda e ascolta,ma se ci sia abbandona al torrente delle immagini e dei suoni trascinante |
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Rolando Longobardi venerdì sera |
Il film gran tour, vincitore a cannes del 2024 è sicuramente un grande esercizio di stile registico ed estetico ma richiede implicitamente allo spettatore una grande passione per la settima arte. L'idea di non gestire la temporalità in modo convenzionale funziona ma richiede davvero molto adattamento. Povera la narrazione ma ricca la fotografia e il bianco e nero contribuisce a rendere tutto più "falso" nel "vero", come solo il cinema può fare. Il finale ne è un chiaro esempio.
Troppo lungo, forse ed a tratti lento.
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Marco Massara Jolly |
Bello è forse un po’ troppo. Sicuramente molto interessante. L’anelito al viaggio come scoperta o come fuga è ben realizzato, anche se con qualche passaggio un po’ fumoso. Mi ha evocato la figura e l’opera di Bruce Chatwin, soprattutto con il tentativo, riuscito, di adattare il flusso narrativo alla mentalità orientale. Una fotografia basata su un bianconero troppo ‘pastoso’ e dal contrasto troppo basso. Tuttavia “Il bel Danubio blu” messo in scena con un balletto di motociclette riscatta ampiamente il difetto. |
