Maria
da domenica 5 venerdì 10 ottobre 2025
MARIA
REGIA DI PABLO LARRAIN
Maria Callas è una delle più grandi artiste del suo tempo, una persona reale che ha prodotto immense passioni e idolatria, quindi ha lasciato in eredità un’enorme archivio di immagini che la tengono imprigionata nel suo stesso mito. Confinata nella sua casa parigina e accudita dai fedeli collaboratori Bruna e Ferruccio – notevoli le interpretazioni di Pierfrancesco Favino e Alba Rohrwacher, capaci di disegnare percorsi umani complessi in poche pennellate –, precisamente nel settembre del 1977, nei suoi ultimi giorni di vita – quando i tanti medicinali che assume la fanno consapevolmente dialogare con i suoi fantasmi -, la Divina vuole ormai cantare solo per se stessa eliminando ogni “registrazione perfetta” delle opere passate. Perché la vita alberga nelle imperfezioni contingenti e non può essere riprodotta. E il film? Larraín continua a muoversi (con alterne fortune, vedi il deludente El Conde) tra innesti di immagini d’archivio e storicizzazione dei supporti, bianco-e-nero e colore, in un processo memoriale ormai collaudato (e forse un po’ stanco). Da questo punto di vista sono due le dimensioni che il film decide di sondare nel suo serrato pedinamento fisico ed emotivo: il volto di Maria Callas e/è quello di Angelina Jolie. Un primo piano del pathos che la cantante vuole sottrarre alla vista dei suoi contemporanei e che l’attrice rimette in scena nel 2024 in un vertiginoso slittamento (auto)biografico con il suo percorso umano di diva fragile. Una performance potente e credibile, spesso costretta in scultorei primi piani, ma sempre capace di minimi moti del volto che accendano terremoti emotivi.”
Pietro Masciullo da sentieriselvaggi.it
