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Il ragazzo e l'airone

 

da domenica 16 a venerdì 21 marzo2025

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IL RAGAZZO E L'AIRONE

regia di Hayao Miyazaki

 

 

“Ognuno di noi ha ‘un Miyazaki’ del cuore, un’immagine nella testa, una scena, una replica o addirittura un universo dove convivono un gattobus e un pesce rosso umano, il tragico e il meraviglioso, l’ombra e la luce, in un equilibrio difficile ma necessario tra presente e passato, natura e civiltà. Perché l’utopia in Miyazaki fa sempre i conti con la realtà e con tutte le cose destinate a scomparire. Se è vero che il suo cinema è fatto di vento e tempeste, di bambini dal cuore potente e creature magiche (e ibride), la cui gioiosa petulanza ci fa abbandonare ogni razionalità, è altrettanto vero che l’isola di Miyazaki, dimensione infinita dell’infanzia, è la risacca di tutte le paure e le fascinazioni di quell’età. Nei suoi disegni ingannevolmente innocenti trasmette un condensato di tutte le impressioni di colori e forme che hanno segnato una stagione in cui l’immaginazione prevaleva ancora sulla vita. Ma sotto la furia di un’onda che ci fissa negli occhi, sotto la sua schiuma instabile, scopriamo sempre un nero insondabile e seducente che spazza via certezze e convenzioni, ‘alza il vento’ e solleva riflessioni filosofiche. Muovendosi dall’onirico al politico, i suoi film sono pietre vive che costruiscono un edificio di porte che si aprono e si chiudono su universi paralleli, di idrovolanti carichi di sogni e di bombe, di nuvole nere che si fermano e di nuvole bianche che corrono col buon vento, quello fa mulinare gli ombrellini delle fanciulle e volare i cappellini dei fanciulli. La chiave del mistero risiede tutta nel viaggio fantastico che le storie di Miyazaki dispiegano, offrendo a eroi ed eroine uno sguardo nuovo sul mondo. La matrice è sempre la stessa: l’emergere di un’alterità e il susseguirsi di eventi, qualche volta tragici, invitano i protagonisti a ri-calibrare la visione del proprio focolare (per l’autore è spesso un cerchio familiare rotto o incompleto). Nella crepa che spezza in due i suoi protagonisti e spacca in due i suoi film, Miyazaki precipita un altro bambino, che evolverà dentro immagini grandiose. Sulle note di Joe Hisaishi, compositore fedele dello Studio Ghibli, provoca di nuovo la collisione dei mondi che crea, due dimensioni che si scontrano o si disfano. Il ragazzo e l’airone non fa eccezione, segnando il ritorno all’orizzonte carrolliano de Il mio vicino Totoro o de La città incantata. (…) La mobilità dell’airone incarna la dinamica alla base dei migliori film del regista. Esemplare la sua prima (e sublime) apparizione, l’uccello emerge dalla profondità di campo e attraversa il quadro, rompendo con un frullo d’ali la fissità dell’inquadratura. Questo movimento rappresenta il principio di slittamento alla base del cinema fantastico di Miyazaki: la quiete del paesaggio rurale, che accoglie Mahito e rivela la quasi pietrificazione della sua nuova dimora, si riconfigura con l’arrivo di un animale mostruoso. Vero e proprio elemento di disturbo, attraversa il campo in diagonale, l’airone rompe la partizione binaria tra gli sfondi immobili delle immagini e i personaggi in movimento in primo piano. (…) Miyazaki enfatizza con la stessa cura il caos dell’incendio e i piccoli scricchiolii del legno sotto i passi attutiti di un bambino, il tumulto dell’incubo e il fruscio della realtà. L’emergere di un sogno o il chiudersi di una porta alimentano allo stesso modo la trama di una realtà a due teste che comunicano ed entrano progressivamente in contatto. Nel corso di una vertiginosa odissea in cui il protagonista attraversa una serie di soglie, livelli e portali, nella speranza di vedere la madre morta e di ritrovare la matrigna viva, Miyazaki mette in campo un immaginario ricco ed eterogeneo in cui rivisita i suoi film precedenti e rende omaggio alle sue influenze, mescolando stili e tecniche di animazione diversi e incrociando la strada di un bestiario straordinario che funge da guida per l’aldilà. Come Orfeo, Mahito attraversa il mondo dei morti e guida una narrazione ‘aperta ai quattro venti’ ma appoggiata sul desiderio dell’autore di perfezionare l’arte sottile dell’equilibrio fantastico e di consegnare ai posteri l’ambiziosa sintesi di un’opera monumentale. (…) Poeta grafico e architetto di mondi immaginari, Hayao Miyazaki esplora i temi che hanno nutrito la sua infanzia e incoraggia le generazioni future a impadronirsi del mondo, a organizzarlo a loro immagine e somiglianza. A patto che riescano a uscire dal labirinto iniziatico che il vecchio maestro ha costruito per loro…”
Marzia Gandolfi, da MYmovies.it

 

Giulio Martini

(domenica pomeriggio)

  fantasmagorico  viaggio tra i migliori o peggiori  mondi resi possibili dal ciclo perenne della reincarnazione e dalla trasfigurazione delle anime.
L'irrefrenabile immaginario del maestro giapponese mescola angosce infantili,desideri adolescenziali,utopie pacifiste e incubi contemporanei in una giostra
di spasmidiche suggestioni.
Tutto invoca una sorta di ritorno al grembo materno,all'origine del tutto che soltanto nella ri -unificazione dei doppi può  generare una serenita' primordiale.
O ci si lascia trascinare dal vortice delle immagini e delle allusioni ( anche cinematografiche ) o ci si perde nel tentativo di decifrare un patrimonio iconico orientale che noi non sappiamo intendere fino in fondo.
Meraviglioso e angosciante,con una qualità grafica strepitosa al limite del perfezionismo compiaciuto.

Angelo Sabbadini

(lunedì sera)

Hayao Miyazaki debutta al Bazin da sempre poco incline a frequentare il cinema d’animazione. L’ultimo film d’animazione proiettato risale al 2009: Valzer con Bashir. Non stupisce certo che nessuno in sala (proiezione del 24 marzo) abbia mai visto un film del maestro giapponese. Si percepisce una visibile curiosità prima della proiezione. Bene dunque che Miyazaki, adoperando la grammatica della fantasia da lui codificata nell'arco di mezzo secolo, rilanci con quest'opera la complessità del suo cinema, affidandosi alle immagini e alle sue visioni che moltiplicano le piste narrative e i piani ermeneutici. Al termine della proiezione tra il pubblico in sala prevale un'esplicita fascinazione nei confronti dell'opera che motiva a perseguire con coraggio la programmazione di opere di questo livello espressivo.

Guglielmina Morelli

(mercoledì sera)

Una fantasia di colori e immagini per un racconto enigmatico: cammino iniziatico (le innumerevoli porte che si aprono su diversi mondi); reductio ad uterum nell'incontro con la madre da ragazzina; percorso ctonio introdotto da un verso della Commedia inciso sull'architrave della torre incantata (ma anche con un airone-Virgilio e traghettatrice - Caronte); percorsi nei mondi altri che via via si aprono al protagonista, segnati non solo da spazi ma anche da tempi “altri”, i quattro elementi “primordiali” che si susseguono e mostrano ciascuno la propria natura (acqua, terra, aria, fuoco), ma troviamo gli animali parlanti delle fiabe, la presenza di 7 vecchine come le piccole divinità benevole dell’animismo orientale, i disegni alla moda dei “manga” e un inquadramento storico che parla di guerra e dolore. E molto altro … due ore di suggestioni tra oriente e occidente! A proposito, l'illustrazione del libro che la madre avrebbe voluto donare a Mahito è “Il seminatore” di Millet!

Giorgio Brambilla

(venerdì sera)

Hayao Miyazaki lascia come film di congedo quest’opera non facile che racconta l’incontro tra un ragazzo e un suo antenato creatore di mondi perfetti, rappresentati dai tredici elementi da tenere in equilibrio, il quale lo vorrebbe come suo erede. Il ragazzo però non accetta, preferendo tornare alla sua vita nella quale ha pure sperimentato sulla propria pelle tutto il peso del male. Sembra che il regista s’interroghi sulla sua eredità e sul fatto che il cinema debba costruire delle utopie o prendere sul serio la realtà, optando per questa seconda ipotesi. Come quasi sempre accade, però, non è tanto la risposta a essere affascinante, quanto il viaggio che lo spettatore compie per andare alla sua ricerca. Farci guidare da Miyazaki nei mondi della sua fantasia è ancora una volta un’esperienza sorprendente e intrigante, ricca di immagini perturbanti e personaggi enigmatici, attinti dalla cultura occidentale e da quella asiatica, che lascia lo spettatore provato ma appagato

Rolando Longobardi

(Jolly)

Che cosa aggiungere all'ennesimo struggente e realistico film d'animazione del maestro Miyazaki.
Il significato del titolo in giapponese (e del libro che il ragazzo legge nella sua stanza - e voi come vivrete?), rimanda a tutta la tradizione filosofica e cinematografica dell'autore: il lutto, la magia, il saggio, il reale. Tutti archetipi che sanno raccontare l'umano in ogni sua sfaccettatura e renderlo (grazie allo studio Ghibli) in versione animata e qualche modo eterna.