Past lives
da domenica 2 a venerdì 7 marzo 2025
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PAST LIVES
regia di Celine Song
“Apparentemente è un film sull’amore, ma in realtà è qualcosa di molto di più: parla di cesure, nell’amore come nella vita, dell’esperienza di separazione, dell’emigrazione e del profondo sentimento di nostalgia, di alchimia di corrispondenze, d’infinite trame possibili di vita. E’ un film fatto di sguardi, di profondi silenzi che parlano molto più delle parole, impregnato di un’atmosfera magica e intima in un fluttuare del tempo che ci fa vivere un’esperienza immersiva quasi come un flusso di coscienza (…) Per i coreani lo “in yun” è la provvidenza intesa come destino in senso orientale, reincarnazione: le vite si sfiorano e gli incontri / le relazioni in questa vita non sono casuali ma hanno a che fare con le nostre vite passate (ottomila strati) che ne racchiudono il significato e l’evoluzione. A questo punto noi spettatori rimaniamo con molti interrogativi e mentre il volto in primo piano della donna (Na Young) ci rivolge uno sguardo intenso, siamo catapultati spazio-temporalmente alla sua infanzia e adolescenza a Seoul, 24 anni prima. Na Young e Hae Sung sono due ragazzini dodicenni, compagni di scuola (…) Ma all’improvviso la loro strada insieme s’interrompe ed arriva ad un bivio: i genitori di Na Young decidono di trasferirsi in Canada; una separazione dolorosa tanto da essere indicibile; i due ragazzini si congederanno senza dirsi nulla prendendo due strade diverse: nella scena altamente metaforica quella di Na Young è tutta in salita. Si tratta di lasciare andare il proprio passato, in questo caso anche l’amico del cuore e tutto quello che rappresenta, un’infanzia protetta e serena, ma che forse per Na Young non dà le stesse chances evolutive dell’emigrare: un salto emancipativo verso la terra promessa. Ma il salto è anche nell’ignoto, in ciò che è estraneo e straniero anche a noi stessi, è l’incontro con un paese “Altro”, con l’Altro diverso da noi. In fondo gli adolescenti stessi, come i due protagonisti, sono dei migranti alle prese con le sfide evolutive. Ma questo è un film anche e soprattutto sull’emigrazione sia reale sia simbolica, di chi è alle prese con un percorso identitario; parla di sradicamento e di perdita, di estraniamento ma anche della necessità e possibilità di reinventarsi e di crescere senza negare il passato. (…) Entrambi gli ex fidanzatini hanno compiuto un percorso interiore evolutivo, che integra il passato nostalgico, con tutta la sua complessità, al presente.”
Maria Grazia Gallo, da spiweb.it
Giulio Martini (domenica pomeriggio) |
in delicati ondeggiamenti tra 2 mondi,2 culture,2 lingue l'ambiziosa regista al suo debutto si auto - analizza sui temi cruciali dell'identità e della relazione d'amore. Oscillando tra Caso o Destino (secondo il modello buddista dello In - yun ) tra scelta volontaria e/o utilitarlistica secondo il modello USA, tra due Metropoli simili ma che contengono maschi diversi, tra due vite contrastanti ma complementari ( secondo il rapporto Yin - Yang tra mutazione e stasi come nel simbolo Tao nella bandiera coreana) tra passivita' femminile ed attivosmo virile, tra distacco critico ed empatia spotanea, il film coinvolge e disincanta di continuo e trova sempre un suo impermanente equilibrio. |
Angelo Sabbadini (lunedì sera) |
La drammaturga Celine Song debutta al cinema e si conquista l’attenzione del Bazin. Piace ai visionari il percorso sentimentale della protagonista impreziosito da un efficace montaggio sonoro. L'alternarsi dei rumori ambientali molto presenti - del resto siamo a NY - e della musica fa da contrappunto all’espressivo volto di Nora e ai suoi sguardi con Hae Sung. Tutto è affidato all'intuito del pubblico che deve decodificare con sapienza silenzi, riserbi e confidenze.La drammaturga Celine Song debutta al cinema e si conquista l’attenzione del Bazin. Piace ai visionari il percorso sentimentale della protagonista impreziosito da un efficace montaggio sonoro. L'alternarsi dei rumori ambientali molto presenti - del resto siamo a NY - e della musica fa da contrappunto all’espressivo volto di Nora e ai suoi sguardi con Hae Sung. Tutto è affidato all'intuito del pubblico che deve decodificare con sapienza silenzi, riserbi e confidenze. |
Guglielmina Morelli (mercoledì sera) |
Chi eravamo nelle nostre “vite passate” (anche nelle centinaia che non ricordiamo di aver vissuto) ? Cosa siamo diventati? Che natura avrà il futuro? Quel dialogo che incornicia il film (lo apre e ne costituisce il sotto finale) è probabilmente l’unico che ne definisce il senso ultimo. Gli avventori del bar azzardano ipotesi su chi possono essere quelle tre persone, nel finale i tre cercano di spiegare la propria identità e il proprio sentire, ma sono in affanno (anche semplicemente linguistico). Il resto del film è sguardi, silenzi e non detto. Allora spettatore il compito di capire, se è capace di farlo. |
Giorgio Brambilla (venerdì sera) |
Past Lives inizia con le domande che ci accompagneranno per i cento minuti successivi, esplicitandone il senso: chi sono quelle tre persone in un bar? Che rapporto c’è tra i due orientali e l’americano? E tra i due uomini e la donna? Tutto il film mostra i personaggi che cercano di capire cosa ciascuno di loro desidera davvero, cosa sente, cosa gli altri sentono per lui, e cosa è giusto sentire, visto l’in-yuan che li contraddistingue, ma che forse è soltanto uno stratagemma per sedurre qualcuno o lasciarlo libero. In che misura siamo all’origine del nostro destino e delle nostre relazioni? Quanto ci determinano le circostanze? Queste domande,delle quali la prima testimonianza che mi viene in mente è il mito di Er, raccontato da Platone, accompagnano soprattutto i due uomini, come sempre più astratti. La donna è più radicata e concreta, si riconosce maggiormente nella propria storia, ma in realtà non è semplice neanche per lei. Come non lo è nella vita fuori dallo schermo, soprattutto dato che si tratta di un’emigrata, già in qualche modo scissa interiormente, indecisa rispetto alla propria identità. È un’opera che non dà risposte, ma le domande di cui sopra le pone davvero bene |
Marco Massara (Jolly) |
“Sliding doors” (citato esplicitamente nell’ultima inquadratura) in salsa Americo-Koreana. La vita fatta di eventi e di incontri, alcuni fondamentali, alcuni insignificanti ed altri ignorati perché non riconosciuti. Non riconosciuti perchè mancano le “condizioni al contorno” che non li fanno emergere o perché manca il coraggio di decidere se prenderli in considerazione e che generano ricordo (e rimpianto). Ottimo film, appena rovinato dalla colonna sonora continua (personalmente la detesto) , ma corroborato da ottima recitazione fatta più di sguardi e silenzi al punto che il koreano tradotto dai sottotitoli non disturba affatto. |