Cattiverie a domicilio
da domenica 2 a venerdì 7 febbraio 2025
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CATTIVERIE A DOMICILIO
regia di Thea Sharrock
“Nel 1922 a Littlehampton la routine di una piccola cittadina viene sconvolta da una serie di lettere anonime oscene e cariche di insulti, indirizzate a Edith Swan. È una donna devota, cristiana, la sua fama di rettitudine e impeccabilità morale la precede. Tutto il contrario della sua vicina di casa Rose Gooding, immigrata irlandese vivace, ribelle e anticonformista. Sarà lei la prima sospettata, e subito arrestata, come autrice delle anonime missive. Sarà vero? A fare luce sulla vicenda, una giovane poliziotta poco rispettata, che insieme alle donne di quartiere si impegnerà a scoprire la verità. Fare commedia in modo arguto, sottile, raffinato, è arte sempre più rara. Appartiene di sicuro alla penna di Johnny Sweet e alla maestria registica di Thea Sharrock, che firmano un’opera deliziosa, scorretta e imperdibile. (…) Siamo nel primo ventennio del Novecento, le donne non sono ben viste in società, e Sharrock ne sottolinea con amara ironia a più riprese la realtà ingiustamente subalterna. A partire dalla protagonista Edith Swan, che vive nella pia devozione cristiana ed è del tutto sottomessa ai voleri e alle isterie del padre/patriarca. Due personaggi drammatici, resi più interessanti che mai non solo dall’abile scrittura, ma anche dalle titaniche performance degli attori Timothy Spall e Olivia Colman. Quest’ultima offre l’ennesima prova d’attrice maiuscola, riuscendo perfettamente a calarsi nei panni di una donna repressa, che trova una via di sfogo nell’amicizia inattesa con la vicina Rose Gooding. Rose è un personaggio-chiave, rappresenta la forza vitale che viene da fuori, un’immigrata irlandese con tanto di figlia al seguito, sboccata, anticonformista, ribelle, pronta a scoccare freccette sulla testa degli uomini, non certo a farsi comandare da loro. Anche Jessie Buckley sfoggia una memorabile abilità recitativa, è perfetta nel dare corpo e grinta alla vera “outsider” della storia, una donna moderna, imperfetta, ritenuta “sbagliata” da tutti, eppure profondamente autentica. Il suo modo di vivere decisamente agli antipodi dell’apparente rettitudine di Edith insospettisce, tuttavia, il padre di quest’ultima, che la ritiene colpevole delle anonime sconce missive che gli arrivano in casa. Il sospetto diventa automaticamente accusa ed Edith viene incarcerata.
Qui la commedia si mischia prima con la “detection”, poi con il “legal movie” quando Rose dovrà affrontare il processo. (…) L’ironia con cui Sharrock porta sullo schermo tutta questa narrazione è feroce e politicamente scorretta, ma soprattutto colpisce tutte e tutti indiscriminatamente: anche le manie delle donne vengono messe alla berlina, dall’irascibilità di Rose al bigottismo di Edith, passando per le loro – indimenticabili – vicine di quartiere, tra cui c’è chi che senza mangiare uova non sa stare. A tutto questo si aggiunge l’umorismo marcato, e amaro al tempo stesso, con cui si affronta in maniera narrativamente ammirevole il fenomeno contemporaneo degli “haters”, attraverso questa storia “più che vera” (avvertono i titoli di testa).”
Claudia Catalli, da MYmovies.it
Giulio Martini domenica pomeriggio |
Con foga femminista e momenti di auto-ironia sulle donne,la regista fa esplodere nevrosi nascoste nella GB di un secolo fa,che appaiono molto improbabili se non ci venisse giurato - fin dall'inizio - che sono fatti autentici e documentati.
Buona la costruzione drammaturgica a zig zag, tranne il finale molto telefonato e scolastico.
Splendide le interpreti che smorzano la rozza volgarità dilagante in un caleidiscopio di astute intuizioni espressive.
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Angelo Sabbadini Lunedì sera |
Se al Bazin ci fosse un premio per la miglior attrice Olivia Colman si porterebbe a casa il riconoscimento a mani basse. In Cattiverie a domicilio, oltre all’occasione di dire sconcezze con grande godimento, si dimostra insuperabile nell’espressività del viso. Sul suo volto nello sviluppo della vicenda vediamo alternarsi sgomento, vergogna, gioia repressa, rabbia ancora più repressa, frustrazione e disincanto. Uno spartito di espressioni che seduce e diverte il pubblico del cineforum. I suoi contrappunti con l’esplosiva Jessie Buckley sono mirabili e danno spessore a una commedia riuscitissima in stile Ealing Comedy. Se al Bazin ci fosse un premio per la miglior attrice Olivia Colman si porterebbe a casa il riconoscimento a mani basse. In Cattiverie a domicilio, oltre all’occasione di dire sconcezze con grande godimento, si dimostra insuperabile nell’espressività del viso. Sul suo volto nello sviluppo della vicenda vediamo alternarsi sgomento, vergogna, gioia repressa, rabbia ancora più repressa, frustrazione e disincanto. Uno spartito di espressioni che seduce e diverte il pubblico del cineforum. I suoi contrappunti con l’esplosiva Jessie Buckley sono mirabili e danno spessore a una commedia riuscitissima in stile Ealing Comedy. |
Guglielmina Morelli (mercoledì sera) |
Operina di impianto classico con una spruzzata di modernità e di politicamente corretto. Impianto classico: un crimine – neppure poi così drammatico, ma ancora non esistevano i social - che nasce e si propaga in un ambiente piccolo e provinciale, personaggi eccessivi, bizzarri e stravaganti, poliziotti tonti. Ben recitato (nella chiave che si indicava prima, cioè un po’ eccessiva e demodé), scorre con facilità sebbene (o perché) dopo dieci minuti abbiamo già capito tutto. La spruzzata di modernità: il turpiloquio (ma ancora non esistevano i social) e un politicamente corretto che suggerisce di opporre alla stupidità e all’arroganza del poliziotto bianco e maschio l’arguzia e l’intuito della poliziotta donna e di colore (con la sua équipe di improbabili ma efficaci aiutanti). Politicamente corretto anche il finale: la prevaricazione provoca solitudine e nevrosi, la libertà amore; come ha detto, lapidaria, una spettatrice: “Solo le donne possono aiutare le donne”. |
Rolando Longobardi (venerdì sera) |
L'ennesimo spunto di riflessione tratto dal romanzo di Ruth Rendell dal quale anche Charbrol ha tratto il suo "il buio nella mente" non aggiunge nulla di nuovo alla messa in scena della regista Thea Sharrock. Un film nel complesso piacevole e lineare nella sua narrazione. Bello e funzionale il dualismo creato tra i personaggi che non lascia possibilità allo spettatore di schierarsi senza troppi complimenti. Forse non resterà nella storia del cinema come migliore commedia giallo, ma sicuramente contribuisce a fare trascorrere allo spettatore una bella serata. |
Marco Massara (Jolly) |
La cosa importante di questo film è averlo fatto, ( e la Colman ci ha messo un po’ di propri quattrini) per ricordare che 'haters' e ‘leoni di tastiera’ esistevano gà, in forme diverse, un secolo abbondante fa’. La realizzazione però vaggia sui fin troppo solidi binari di una sceneggiatura dove tutto avviene dove e quando lo spettatore se lo aspetta (e questo al cinema non è un pregio). L’unico vero scossone è la bambina nascosta nella buca delle lettere. Comunque Olivia Corman, Jessie Bucley e Timoty Spall valgono il prezzo del biglietto. |
Maria Cristina Cinquemani |
Bello e irriverente, pieno di quel classico umorismo inglese che troviamo in molte opere del passato.
L'idea non è certo nuova, le lettere anonime sono sempre state al centro di vicende cinematografiche, ma qui ci sono altri temi sottolineati con forza: la poca considerazione delle donne che imperava solo un secolo fa, il pregiudizio verso chi non è conforme al nostro modo di vivere, la presunzione che certe attività sono prerogativa maschile e solo maschile.
Si ride molto ma molto si pensa.
Attori eccezionali e battute fulminanti completano il tutto.
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