Un anno difficile
da domenica 10 a venerdì 15 novembre 2024
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Un anno difficile
regia di Olivier Nakache, Eric Toledano
“I destini di Bruno e Albert s'incrociano casualmente. Entrambi hanno una cosa in comune: sono indebitati fino al collo e la loro vita personale è alla deriva. (…) Nel frattempo, iniziano a frequentare senza convinzione un gruppo di attivisti ecologisti che, con azioni dimostrative, cercano di fermare il consumismo compulsivo e lanciano l'allarme sul futuro climatico del pianeta che raggiungerà la temperatura di 45° nel 2050. Tra loro c'è anche Cactus, di cui Albert s'innamora. Ma sia lui che Bruno cercano di approfittare delle loro manifestazioni pubbliche per trarne un profitto personale. (..) I nuovi mostri non sono loro ma le banche e anche gli eco-attivisti (..) Si, forse da lontano si vede il cinema di Dino Risi in un film che sa essere amaro e spietato (…) Dentro ci sono tantissime idee. Forse troppe, forse no. Ma questo è un elemento ricorrente della filmografia di Nakache e Toledano. Il loro cinema non ha freni, accumula piuttosto che sottrarre (…) Per questo l'equilibrio formale apparentemente precario è invece uno dei suoi punti di forza e fanno di Un anno difficile un film divertente, appassionato e profondo. Non perdete i titoli di coda perché ci sono altri passaggi della storia decisivi.”
Simone Emiliani, da mymovies.it
Giulio Martini (domenica pomeriggio) |
Ancora un vivace intreccio di paradossi e di eventi improbabili ma calati in un insieme he prende continui spunti da questioni attualissime domande quanto mai legittime. Ne risulta un racconto inevitabilmente destinato al sogno finale e all' utopia, vezzeggiata, eppure criticata e rivoltata nella sua ingenuità. Il duo dei Registi franco - magrebino-ebraico ripropone una sua formula cinematografica di successo, quello cioè di improvvise e felici amicizie involontarie. Stavolta però la applica ad un tema difficile - quello ecologico e dell'economia circolare - che mal si presta a soluzioni velleitarie, fantasiose o favolistiche. |
Angelo Sabbadini
(lunedì sera) |
Dei quattro film della fortunata coppia Toledano/Nakache passati sugli schermi del Bazin, Gli anni difficili è il più ambizioso e il meno convincente. Ha l’intento di virare in commedia gli atti dimostrativi dei gruppi ambientalisti francesi ma ci riesce solo in parte. Gradevole ma diseguale negli esiti di sceneggiatura, vive grazie alla verve comica della coppia attoriale Pio Marmai e Jonathan Cohen. Ma il più bravo è Mathieu Amalric che da solo vale la visione del film. |
Marco Massara (mercoledì sera) |
Il film dei registi che lavorano in coppia basati su personaggi che lavorano in coppia……funziona bene solo nella prima parte ovvero quando si incontrano e mostrano l’economia di sottobosco sulla quale penso ci facciamo tutti qualche domanda. Poi, quando il motore drammaturgico cala di giri, la sceneggiatura comincia a battere in testa e allora si sceglie o la strada più facile o, tipico dei due, si gioca al rilancio verso situazioni sempre più paradossali al limite della farsa. Decisamente antipatica, oltre che inutile, la chiusa con evocazione del lock-down para ecologico. Era più che efficace il risveglio ospedaliero. |
Rolando Longobardi (venerdì sera) |
Il sodalizio dei registi di Quasi Amici continua con questo ultimo lungometraggio. Riuscito in parte, non decolla in nessuna delle tematiche che presenta. Resta immeritatamente in ombra la figura dell'educatore finanziario, unico personaggio drammaticamente reale in un mondo al rallenty e, nonostante tutto, buonista. Narrazione collaudata sulla differenza man mano sempre meno evidente e indirizzata verso il lieto fine. Nulla di nuovo. |
Guglielmina Morelli (jolly) |
Abbiamo visto il primo dei molti film francesi della programmazione: deludente. Mi si dirà che è molto più facile coinvolgere con film drammatici: forse qualche intento pensoso lo aveva anche questo “Anno difficile”, soltanto che il risultato non convince. Troppo facile metterein campo un gruppo di fanatici e due sciagurati per vedere cosa succede: l’intento ecologista diventa assolutamente generico e pretestuoso e la storia d’amore scontata. Qualche spunto divertente è buttato via (il cane impagliato di soldi), il resto è ovvio e politicamente ambiguo e se si parla di ecologia o di povertà è atteggiamento discutibile o pericoloso. |
Maria Cristina Cinquemani |
Un film gradevole, ma non eccezionale.
Ho preferito i film precedenti di questi registi, ma ho comunque apprezzato l'idea di affrontare il tema degli eco-attivisti, verso i quali a tutti è capitato di rivolgere apprezzamenti poco lusinghieri quando vanno a scontrarsi con le nostre esigenze del momento.
I due personaggi principali, molto ben interpretati, sono credibili con le loro debolezze e le loro poco valide furberie, ma nel complesso lo svolgimento della vicenda è piuttosto confuso e non sempre la comicità colpisce il segno.
Comunque si esce sorridendo e non è poco.
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