da domenica 14 a venerdì 19 gennaio 2024
WHAT'S LOVE
REGIA DI SHEKHAR KAPUR
“È meglio un matrimonio combinato o uno d’amore? Sembra chiedere questo What’s Love? ed ovviamente si tratta di una domanda provocatoria, per riflettere sulla felicità delle relazioni, dell’importanza della stabilità nella coppia, sui tradimenti e le delusioni. (…) Per affrontare un argomento del genere Shekhar Kapur, che torna a dirigere un film a 15 anni di distanza da Elizabeth: the Golden Age, sceglie l’ironia e confeziona una commedia sentimentale leggera e spassosa, addirittura esilarante, trascinata dalla straordinaria performance di Emma Thompson nel ruolo di Cath. Lei vive a Londra ed ha una figlia, Zoe, interpretata da Lily James, stavolta nei panni di una documentarista dopo l’exploit di consensi nella parte di Pamela Anderson, con una vita sentimentale abbastanza confusa.
Zoe nel suo nuovo progetto di lavoro, si occupa di matrimoni assistiti, update lessicale per descrivere una pratica diffusa soprattutto nei paesi musulmani. L’idea nasce quando il suo storico amico di infanzia e vicino di casa Kazim, di origine pakistana, le confida l’intenzione di sposarsi, e di accettare l’aiuto della sua famiglia per trovare la ragazza adatta. (…) Dopo l’inizio di marcato umorismo british, si arricchirà di atmosfere bollywoodiane, con lo schermo riempito di colori sgargianti, di canti e balli cerimoniali. L’accostamento di stili diversi, insieme al ricorso ad una parte metacinematografica, permette al film di mantenere un ritmo ottimale, e soprattutto di avanzare un confronto di cultura, tradizione, e costumi differenti. A riflettere sul razzismo, sulla rappresentazione. A considerare come tra le generazioni questi concetti vengano continuamente rielaborati, assumano nuove forme, che non nascono dalla semplice attribuzione di un aggettivo come sorpassato antiquato e medievale. Il regista, seppure in forma comica, scende fino alla radice del problema e dimostra la tesi piuttosto nei fatti, nelle conseguenze dolorose di una decisione sbagliata.”
Antonio D'Onofrio da sentieri selvaggi.it
Guglielmina Morelli
(domenica pomeriggio)
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Una gradevole, e un po' scontata, romcom, come la chiama il regista, dove i temi forti della diversità religiosa (ma attenzione, non sociale) si stemperano in una riflessione sull'amore, anzi, su cosa c'entra tutto questo (la famiglia, la tradizione, il Corano, le chat per single) con l'amore. Tra scene bollywoodiane e normalità londinese, abbiamo scoperto alcune cose: la prima, poco probabile, è che i giovani pakistani sono identici ai giovani occidentali, la seconda che le donne islamiche non indossano il burka (se non in alcune zone che non vediamo), la terza che l'Islam è un mondo infinitamente composito e suggestivo (che magia il canto sufi). E comunque tutti i personaggi sono sottoposti a pressioni ambientali cui non sanno reagire e, invece di fermarsi e capire ciò che sono e sentono girano a vuoto; solo Maymouna (benedetta e fortunata, come dice il suo nome) sa prendere in mano il suo destino e quello di chi gli sta accanto portando gioia e felicità.
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Angelo Sabbadini
(lunedìì sera)
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L’anno nuovo porta in regalo ai visionari l’agognata commedia romcom ! Firmata dal veterano Shekhar Kapur la commedia brilla per opera della sceneggiatrice Jemina Khan che in nuce racconta la sua storia cosmopolita. Londinese, ex moglie di Imran Kahn, primo ministro pakistano, volge in commedia le sue ricerche sui matrimoni “assistiti” pubblicate sul Sunday Times. Il focus è il matrimonio, come istituto sociale e pietra angolare della cultura nella quale si iscrive. La commedia è piacevole e intelligente e se Kapur non si fosse limitato a fare l'illustratore sarebbe stata uno spasso.
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Guglielmina Morelli
(domenica pomeriggio)
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Guglielmina ha sostituito Carlo
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Rolando Longobardi
(venerdì sera)
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Dopo 15 anni il regista di origine pakistana Kapur decide di tornare alla commedia dal sapore etnico. Trama non troppo complessa e lineare, resa interessante da alcuni spunti tecnici ed estetici: gioco di schermi e di luci che accompagnano i sentimenti dei protagonisti e un ricordo al meta- cinema (il documentario che deve essere presentato) come interessante elemento di unione e rottura.
Nel complesso godevole ma non memorabile
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Giulio Martini
(Jolly)
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Fluida rappresentazione della crisi dei modelli di matrimonio mussulmani e americani, con un collaudato intreccio narrativo tra i due esponenti di culture agli antipodi. Ben girato, ben recitato, suggestivo quanto basta sul versante pakistano, il film si inserisce nel lungo elenco di pellicole che in una società globalizzata vedono - giustamente ed ovviamente - negli sponsali il vero nodo critico dell'integrazione possibile quanto ardua.
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