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LA PROIEZIONE DI LUNEDI' 16 E' SPOSTATA A
GIOVEDI' 19 DICEMBRE ORE 21.00
!!!!!
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povere creature
da domenica 1 a venerdì 6 dicembre 2024
Povere creature!
regia di Yorgos Lanthimos
“Il settimo film del regista greco Yorgos Lanthimos, Leone d’Oro alla Mostra del Cinema di Venezia e candidato a undici premi Oscar, è una stupefacente creatura ibrida, di bianco e nero e di colori saturi, di convivenze che stridono e passano sempre vicinissime al troppo senza mai esagerare, come le chimere al tempo stesso penose e adorabili che gironzolano per tutta la pellicola. Povere Creature!, tratto dal romanzo omonimo del 1992 di Alasdair Gray, è un viaggio che parte da una Londra gotica e steampunk, come si conviene piena di vapore, metallo e macchine bizzarre, e sgorga in un flusso travolgente e divertentissimo di libere associazioni senza morale — ma non immorali —, una mano giù a pescare nell’inconscio puro, senza simbolismi elaborati o sovrastrutture intellettuali da decifrare, più vicina al Lamento di Portnoy (Roth, 1969) che a Mulholland Drive (David Lynch, 2001), tra Frankenstein Junior (Mel Brooks, 1974) e il Tim Burton de La sposa cadavere (2005). Le vicende di Bella Baxter (Emma Stone), corpo di giovane donna suicida e cervello del feto che aveva in grembo, sono un delirio controllato di sadismo e creatività, che si trasformano lentamente nel racconto della lotta per liberazione morale e sessuale della donna attraverso i secoli. Bella, man mano che il cervello si sviluppa, impara a camminare e a conoscere il suo corpo da miserabile Lolita-Oggetto (...) Vederla donna con movenze da bambina ci spinge a immedesimarci nello sguardo di una serie di adulti confondenti, che distorcono la tenerezza e la seduttività del cucciolo fino ad abusarne, sfruttando perversamente i bisogni e la pulsionalità del polimorfismo infantile. Lanthimos in effetti fa ampio uso di un grandangolo deformante come fosse l’occhio di chi vede l’altro attraverso la bramosia del potere esercitato con il sesso, la conoscenza o la sopraffazione fisica. Povere Creature! è una storia geniale di orrori e di trasformazioni, raccontata attraverso i corpi e i sensi ancor più che con le parole; una storia di umanizzazione a mio parere più vicina nella sua essenza a una declinazione moderna e femminista di Pinocchio che al più citato classico di Mary Shelley.
Il creatore di Bella, Godwin Baxter (detto God, Willem Defoe), è un grottesco dottor Frankeinstein a sua volta abusato e distorto dal sadismo del padre scienziato. Ridicolo e ripugnante, è il primo adulto mancato della storia, mai del tutto cresciuto e colonizzato dalle intrusioni paterne, col destino già inscritto nel nome. Anche se non incapace di tenerezza, fino alla fine non riesce a distinguere tra conoscenza e amore e a malapena trattiene gli impulsi sessuali per la figlia-creatura. Bella è dunque creata orfana, costretta a nascere e crescersi da sola, appellandosi alla sua vitalità e curiosità per il mondo, imparando da sé a sfruttare i suoi “poteri”. All’inizio per difendersi e poi, col tempo e apprendendo dall’esperienza, per scegliere di chi e cosa circondarsi, in un percorso di emancipazione in cui si vede benissimo la psiche incarnarsi nel corpo, passo dopo passo, attraverso la scoperta del piacere e del dolore e fuori da ogni convenzione sociale. (…) Lanthimos getta un amo politico al tema del corpo e della soggettivazione femminile ma riesce a farlo senza la grevità del pamphlet moraleggiante, non perdendo mai la capacità di giocare trasformando, come un bimbo che inventa con la plastilina.(…) La protagonista cresce quindi sulla sua stessa pelle, creando, sgomitando e… (non oso inventarmi un verbo per dire che si fa largo attraverso la genitalità, ma di questo si tratta!), infine trasformando la passività in attività e rompendo la coazione a ripetere dell’essere trattata come un feticcio. In questo film c’è tantissimo da districare, ma su tutto prevale un inno alla libertà e alla diversità così come alla singolarità, intesi come antitesi della perversione, che livella tutti i rapporti e schiavizza la curiosità. Eppure, la perversione resta sempre sullo sfondo come tentazione costante, come in effetti emerge nella punizione-trasformazione finale del personaggio più negativo e in fondo motore primo del film, pur catartica e coerente con tutto il resto.”
Filippo Barosi, da spiweb.it
La festa continua (2)
da domenica 24 a venerdì 29 novembre 2024
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E la festa continua!
regia di Robert Guédiguian
“Improvvisamente, un terribile fracasso”. Comincia con questa didascalia E la festa continua! anticamera di una tragedia che dà il via al film più personale di Robert Guédiguian e forse più bello. Il 5 Novembre 2018 due palazzi al 63 e al 65 di rue d’Aubagne a Marsiglia, nel cosmopolita quartiere di Noailles quasi attaccato al famosissimo e cinematografico Porto Vecchio, crollano su loro stessi. Difetti di progettazione, allerte ignorate e la turistificazione selvaggia del posto hanno ucciso, quella terribile notte, otto persone. Le immagini di repertorio che scorrono sullo schermo sembrano preludere ad un lungometraggio d’inchiesta o ad un cinema sociale che racconti il vissuto della comunità o ad un cinema sociale che racconti il vissuto della comunità francese. Ed invece la mdp si sposta dentro una chiesa occupata mostrando Alice, attrice ed attivista, alle prese con le prove del coro. Lo scarto di Guédiguian è aspro: il racconto corale sceglie infatti di mettere a fuoco la famiglia del promesso sposo della ragazza, Sarkis, e della sua famiglia armena, alle prese invece con una quotidianità borghese quasi per nulla intaccata dalla catastrofe mostrata nei primi minuti. È il primo di una serie di bellissimi falsi indizi con cui una sceneggiatura, scritta in punta di penna ed intinta in un calamaio di ottimismo e bonomia straordinari, depista continuamente lo spettatore. Sullo schermo scorrono scene stracolme di vita e di poesia perché i tanti personaggi del film hanno un’energia, un attaccamento l’uno all’altro ma anche al nuovo (il tenero amore tra i futuri suoceri sbocciato così spontaneamente e con ardore adolescenziale) spiegabile solo con la malia di una città fondata non dai focesi, come vorrebbe il busto di Omero svettante sulla piazza, ma dagli armeni. (…) In questo poema urbano lieve ma non leggero (…) “Niente è finito, tutto comincia”. A Marsiglia, come al cinema.”
Mario Turco, da sentieriselvaggi.it
Giulio Martini (domenica pomeriggio) |
Affettuoso e caldo coinvolgimento nella comunità (ormai poco comunista) degli Armeni di Marsiglia, tra nostalgia della Patria e delle tradizioni paterne, non solo ideologiche ma anche etniche ed etiche. La politica è ormai solo esortazione degli animi, poesia della solidarietà, libertà di sperare nell' aiuto e nella comprensione reciproca, anche se sembra troppo tardi per amarsi ancora. Il quartiere diventa metafora dell'Armenia intera, che rischia di continuo un nuovo genocidio e la distruzione, ma resta la casa indimenticabile e meravigliosa da tener sempre viva e popolata. Girato con semplice raffinatezza e arguta eleganza. |
Angelo Sbbadini (lunedì sera) |
Ritorno all’amata Marsiglia per Robert Guédiguian dopo la parentesi africana. Ritorno alla sua famiglia cinematografica (Ascaride, Meylan, Darroussin, Boude) per riprendere la ricerca di spiragli di speranza. E con un tono leggero il regista riversa sullo schermo tutte le sue ossessioni: l’agonia comunista, l’eredità armena, i rapporti familiari, la miseria umana e sociale e la corruzione politica. “E la festa continua!” è un film dove si concentra tutto il rumore del mondo. Un film corale per credere in una seconda possibilità in amore, in politica e nel ricordo del padre. Non è anche questa una forma di impegno? I visionari del Bazin sostengono di si e plaudono ai personaggi del filmRitorno all’amata Marsiglia per Robert Guédiguian dopo la parentesi africana. Ritorno alla sua famiglia cinematografica (Ascaride, Meylan, Darroussin, Boude) per riprendere la ricerca di spiragli di speranza. E con un tono leggero il regista riversa sullo schermo tutte le sue ossessioni: l’agonia comunista, l’eredità armena, i rapporti familiari, la miseria umana e sociale e la corruzione politica. “E la festa continua!” è un film dove si concentra tutto il rumore del mondo. Un film corale per credere in una seconda possibilità in amore, in politica e nel ricordo del padre. Non è anche questa una forma di impegno? I visionari del Bazin sostengono di si e plaudono ai personaggi del film. |
Guglielmina Morelli (mercoledì sera) |
Simpatico, nostalgico e ottimista o “ruffiano” e “buonista”? Oppure tutto questo insieme? Troppe storie che faticano a coesistere o un vortice di personaggi che gravitano naturalmente attorno a Rosa, protagonista e istanza narrante? Qualsiasi sia il vostro giudizio, un film sulla complessa natura della sinistra nella contemporaneità non può che porre problemi che Guediguian ora con allegria giovanile ora con pensosità matura ma la costruzione narrativa e filmica è molto tradizionale. Tra Marsiglia, Gramsci, Aznavour, l’Armenia, le autocitazioni e il monte Ararat, abbiamo trascorso due ore di tranquilli rimpianti e presente malinconia. |
Rolando Longobardi (venerdì sera) |
Non convince pienamente il gioco tra realismo (materialismo dialettico) e utopia sentimentale che Guédiguean vuole rappresentare con il suo ultimo lungometraggio. La tragicità dell'esistenza, manifestata dalla presenza di Omero in forma marmorea, eterea, evocata, risulta a tratti eccessiva e rende la narrazione didascalica. Buono l'intento filantropico e intimo anche se poco convincente se relazionata nella realtà di una Marsiglia politicamente inesistente. Si inizia con immagini reali di repertorio, ma poi ci si perde nel frammento di citazione sinistra radical chic |
Marco Massara (Jolly) |
E’ un film politico ? Ebbene sì E’ un film intimista Altrettanto sì. Peccato che, nonostante la gradevolezza dovuta ad ottima recitazione e doppiaggio il film non sa mai decidere su quale delle due strade prendere ed il tutto lascia un senso di incompiutezza. Comunque affascinante. |
Maria Cristina Cinquemani |
Come quasi sempre Guédiguian m'incanta. La sua narrazione è leggera ma anche profonda, piena di poesia, con uno sfondo musicale che ti conquista (con Mozart non si sbaglia mai), anche con le prove del coro diretto da Alice. Non siamo più nell'ambito del povero proletariato di Marius e Jeannette, ma in una famiglia borghese di origine armena, comunque i personaggi sono sempre gli stessi, pieni di vita e di ideali, impersonati ottimamente dai suoi attori preferiti. E' un film sereno e quasi fiabesco, colmo di bontà e di ottimismo, ma che non tralascia di affrontare le piaghe, purtroppo ovunque diffuse, dell'incuria e della negligenza che uccidono persone innocenti. Bellissima la scena della piazza battezzata col nuovo nome: ha la potenza di un coro del teatro greco. |
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