gli animatori lo hanno visto così :         BENE

                                                            COSI’-COSI’

                                                            MALE

                                                

VALLANZASCA - GLI ANGELI DEL MALE

 

 

   DOM    pom

DOM  sera 

MAR

 

MER

GIO

VEN

 

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roberta braccio

domenica pomeriggio

questa settimana roberta è stata sostituita da giorgio

giulio martini

domenica sera

Placido, ex-poliziotto nella vita e nei telefilm, mette a confronto una gang del Nord con molti i poveri cristi meridionali ( pulotti, questurini e persino un capitano dei carabinieri ...) in uno sanguinario gioco tra guardie e assassini, senza profonde motivazioni. C'è il bel Renè che, con atteggiamenti da divo fotogenico, cerca un po' masochisticamente, brividi nella trasgressione e della droga ( (cfr. l'epigrafe iniziale), c'è chi, svolgendo il suo ruolo quasi solo per bisogno e sempre in abiti dimessi, è tremebondo o rabbioso mentre lo insegue o lo maltratta in carcere. Perchè se Milano non è proprio Chicago, è pur sempre la ricca città dei grattacieli, del consumismo sfrenato, specie notturno, dei "modaioli bauscia", di una certa perenne frenesia senza senso. Sostenuto da una interpretazione superlativa di Kim Rossi Stuart il film regge quanto basta - evitando sia il clima degli anni di piombo, sia la grossolanità del destrorsa del "poliziottesco", sia il sociologismo alla Lizzani - anche grazie ad un montaggio strepitoso ed americaneggiante, che però non è merito del regista.

angelo sabbadini

martedì sera

Durante la coinvolgente sarabanda criminale lo spettatore attende vanamente in mezzo a tanto sangue un cortocircuito illuminante, una prospettiva straniante, una pausa meditativa...Ma Michele Palcido è troppo innamorato della sua arma giocattolo per fermarsi a riflettere e alla fine non porta a compimento le potenzialità dell'operazione.

carlo caspani

mercoledì sera

Placido ripete l'operazione di "Romanzo criminale", ma senza la stessa
"grandiosità del male" e con una visuale più ristretta al personaggio
accattivante, si fa per dire, del bel René.
Sceglie filologicamente la strada del film poliziesco trucido anni Settanta, rivisto con occhio attuale, ma manca la profondità dell'ambiente di contorno che salvava "Romanzo criminale" da un punto di vista etico. Rossi Stuart è bravo ma poco credibile nelle cadenze di milanese della Comasina, Valeria Solarino vale il prezzo del biglietto.

fabio de girolamo

giovedì sera

Sarebbe un semplice, efficace, spettacolare poliziottesco all’italiana con consistenza produttiva degna di Hollywood se non fosse dedicato a Renato Vallanzasca. Già, perché un personaggio di tal fama e risonanza almeno nazionale pretende un livello di riflessione un tantino superiore ai limiti di un film di genere.
Michele Placido, per prevenire le critiche, spiega di aver voluto girare una asettica ed entomologica indagine sull’anima nera di Vallanzasca, evitando giudizi morali. I buoni propositi si infrangono già all’uscita dai titoli di testa. Noi spettatori veniamo accalappiati dalla voce fuoricampo del protagonista e seguiamo l’intero percorso narrativo nella sua soggettiva. Non si capisce come il regista abbia pensato di mantenere la giusta, oggettiva, fredda, entomologica distanza dalla materia raccontata usando la soggettiva dell’oggetto dell’indagine stessa.
Viceversa, inevitabilmente, gli spettatori prendono le parti di Vallanzasca, parteggiano per lui, sono coinvolti in pieno a livello emotivo e travolti nel gorgo degli eventi, con buona pace del punto di vista asettico ed entomologico.

giorgio brambilla

venerdì sera

Vallanzasca è un film né bello né brutto; lo si direbbe “inadeguato”. Usa bene il linguaggio del cinema di genere, molto al di sopra del deprimente livello medio italiano. Il problema è che quella che è raccontata è una storia vera, ed è raccontata dal punto di vista del protagonista, come si vede dall'autopresentazione tramite voce over iniziale e dalla battuta finale che chiude circolarmente il film. Ecco perché il sistema dei valori del film coincide col suo: le forze dell'ordine fanno una figura deprimente; le sue vittime sono guardate con distacco (l'ing. Ronzoni, il rapito, pare godersela un mondo); l'unica voce critica è la sua: “non sono cattivo, ho solo il lato oscuro un po' sviluppato”. Lo si disegna con un po' di ironia, ma nient'altro. Quando si parla di un criminale reale si deve andare più a fondo, con un certa lucidità critica. Il regista non può semplicemente pretendere che i suoi spettatori si iscrivano al fan club del “bel René”