guglielmina
morelli
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domenica
pomeriggio
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Una villa elegante e razionale in una natura corrucciata e
tempestosa; porte, finestre a delimitare il fuori (ostile) e un dentro (altrettanto diabolico); cancelli e
fotocamere che nulla vedono della verità; realtà e finzioni ad ogni livello:
la “nostra” realtà (ma la storia allude davvero a Tony Blair o
no??), quella del regista (è forse lui quella persona intrappolata che non
può uscire dal paese senza essere arrestato?) e quella della narrazione (ma
chi è il “traditore” nella elegante e razionale villa –
prigione?). Che ci fa il piccolo uomo
sprovveduto in una simile macchinazione, se non essere ingoiato da un
traghetto – balena (Giona o Pinocchio)? Basta un navigatore per
guidarlo fuor dai problemi o forse è proprio quella
macchina a portarlo dritto al cuore del delitto? Un film enigmatico, falso
noir ma vera riflessione angosciosa sul bene e sul male.
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giulio
martini
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domenica
sera
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Il ghost -writer è un fantasma assoluto
: non se ne sa il Nome, è ombra di un ombra - il suo predecessore
- e alla fine viene disintegrato nel buio, cioè fuori dallo
Schermo. Le luci della scena sono per gli altri, i
quali - a vario titolo e sotto diversi aspetti - sono tutti dei
"traditori" ( sia nel pubblico sia nel privato ).
Lui invece, che non vuole essere complice e non intende
"tradire" i lettori, non ci riesce, perchè, da ingenuo,
finisce intrappolato nel consueto e malefico "cul de sac"
polanskiano. Così poi - sempre fuori scena - viene
fatto a pezzi e da un mostro più vorace della Nave - traghetto
a cui scampa una volta . Un Polansky bigio, freddo ed efficace, puntuto,
sarcastico e disperato, quasi come agli inizi.
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angelo
sabbadini
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martedì
sera
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Tony Blair, Lady Macbeth, il fantasma e la Cia:
Polanski gioca da par suo le carte a disposizione, costruendo un thriller
d'atmosfera che aggiorna al tetro presente alcune sue consolidate ossessioni
claustrofobiche. E soprattutto regala al novantacinquenne Eli Wallach una
comparsata da urlo!
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carlo
caspani
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mercoledì
sera
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Un Polanski in gabbia costruisce il suo film più
hitchcockiano, dal protagonista anonimo, vittima di giochi più grandi
di lui, secondo le regole d'oro del thriller psicologico. Film di genere
dall'ottima confezione, con una punta di angoscia e un finale che
scompiglia le carte, non solo metaforicamente.
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marco
massara
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giovedì
sera
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Il traghetto/balena inghiotte il
Ghost-writer senza nome come aveva già fatto con il suo predecessore.
Comincia un processo di immedesimazione, scandito da prevedibili ed imprevedibili
stazioni intermedie fino a quando il protagonista decide di ‘saltare
fuori dal ventre della balena’ verso un effimero e fallimentare
tentativo di salvataggio di se stesso e del ‘Blair-like’ primo
ministro. Muovendosi con coerenza all’interno del genere che
personalizza in una
antologia delle sue ossessioni,
(L’inquilino del 3°piano, Frantic etc) Polanski ci rappresenta un mondo
freddo e americanamente paranoico dove troppe cose si muovono
“nell’ombra”, o meglio “off-screen”.
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giorgio
brambilla
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venerdì
sera
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L'ultima fatica di Polanski si apre con un traghetto che sembra
un mostro con le fauci spalancate verso la sala cinematografica e si chiude
con il ghost writer ucciso da un'auto dopo essere uscito di scena,
come se fosse nella stessa. L'investigatore motore della vicenda è ancor più
del solito quindi alter ego dello spettatore (non a caso non ha un
nome), che sembra essere invitato a guardare dentro i segreti dei Grandi del
mondo, ma anche ammonito che per chi osa fare ciò c'è un solo destino
possibile, la morte. Chi non ha il potere non può far nulla, tanto più se,
come il protagonista, appare mosso dalla curiosità di capire cosa sia
veramente successo più che da nobili intenzioni, proprio come ogni spettatore
cinematografico. Questa mancanza di spessore del “buono”,
condivisa anche dai “cattivi”, rende il film certamente rigoroso
e spietato nell'evidenziare la banalità del male, ma un po' algido e non
particolarmente coinvolgente.
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