gli animatori lo hanno visto così :         BENE

                                                            COSI’-COSI’

                                                            MALE

                                                

THE TREE OF LIFE

 

 

   DOM    pom

DOM  sera 

MAR

 

MER

GIO

VEN

 

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roberta braccio

domenica pomeriggio

Potente come un fiume in piena e inarrestabile come il pensiero. Malik traduce
in immagini, filosofia, pensieri, domande e preghiere. La crescita di un
bambino, dall’infanzia alla maturità, e la conoscenza della colpa, della
vergogna e del peccato sono al centro della narrazione. Come la natura sa
essere feroce, così l’uomo. Ogni cosa è religiosa, tutto è mistero e stupore.
“Homo sum” ci dice Malik. 

giulio martini

domenica sera

 coraggioso e riuscito esperimento per rinnovare il linguaggio cinematografico e legare - in prospettiva Evoluzionista - il microcosmo conflittuale della propria vita ai faticosi momenti di crescita dell' intero macrocosmo. Geniale e temerario , anche se a momenti un prolisso, il film più autobiografico
di Malick elabora il lutto privato mischaindolo alle paure e agli spiragli aurorali dell'Universo e ne sublima l'assieme in un dialogo biblico che non poteva non coinvolgere Giobbe. Ci sono innumerevoli passaggi fascinosi e scene - ad esempio l'ultima - di smagliante bellezza, più che sufficienti a far perdonare l'esuberanza simbolica e qualche virtuosismo dichiarato. Da vedere e - soprattutto - rivedere.

 

angelo sabbadini

martedì sera

Dell'ambiziosa sinfonia d'immagini toccano e commuovono soprattutto le sequenze familiari che con sincopati movimenti di macchina riescono a disegnare una vera e propria fenomenologia del quotidiano

carlo caspani

mercoledì sera

Cinema di ampissima suggestione e smisurata ambizione, quello di Malick. Echi spirituali, stile unico per raccontare il divenire (autobiografico? forse, ma non importa) di un fanciullo in adulto nell'America degli anni Cinquanta. Un tempo ci saremmo spremuti cuore e cervello per trarne stimoli e auspici: oggi, complice una critica spesso stolta e superficiale, un pubblico intorpidito chiede certezze facili e si ferma al dito che indica un Cosmo commovente e troppo grande per essere percepito senza paura e titubanza.

fabio de girolamo

giovedì sera

Se c’è un film in cui il termine audiovisivo non ha significato solo generico, questo è proprio The Tree of Life. Non solo per il moltiplicarsi delle linee audio (rumori naturali, rumori artificiali intrecciati più o meno a musica, di repertorio o originale), ma anche per l’affiancarsi di più voci fuoricampo appartenenti a diversi personaggi. In questo contesto le immagini sembrano una ulteriore voce che arricchisce una architettura che tende a seguire le regole di sviluppo più di una partitura di polifonia antica che di cinema narrativo.
A controprova constatiamo la presenza di una voce principale (il tenor della polifonia medioevale), quella di Jack adulto, e di varie voci secondarie che si contrappuntano (la madre e il padre in particolare), in un gioco volto a constatare l’irriducibile irrisorietà dell’intera storia del genere umano di fronte alle dimensioni spazio-temporali del cosmo (o del creato, se si preferisce).
Non è un film perfetto, a tratti anche un tantino supponente, ma avercene…

giorgio brambilla

venerdì sera

The tree of life unisce il terzo capitolo del libro della Genesi col trentottesimo di quello di Giobbe per interrogarsi su un problema tra i più ardui della storia del pensiero: constatata la presenza del male nel mondo, è possibile sostenere sia la bontà che l'onnipotenza di Dio? Come il salmo 8 (“Se guardo il cielo, […] che cos'è l'uomo perché te ne curi?”) il regista si chiede che valore abbia la vita di un uomo rispetto alla storia dell'universo. Si addentra nel mistero del male, presente prima di tutto nel cuore umano, anche in quello di un bambino. Attraverso la vicenda del padre autoritario mostra come l'aspirazione umana all'autosufficienza sia inesorabilmente destinata alla sconfitta. Finisce con l'auspicio di una riconciliazione che ricalca il cammino di Giobbe, che riconquista la fede nel suo Creatore superando faticosamente la prova più dura. Come Dostoevskij Malick sa descrivere meglio la virulenza del male che la consistenza del bene, ma qualche debolezza teoretica è ampiamente ripagata dal coraggio della scommessa e dalla raffinatezza dello stile visivo e narrativo