gli
animatori lo hanno visto così :
BENE
COSI’-COSI’
MALE
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TOMBOY |
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DOM pom |
DOM sera |
MAR |
MER |
GIO |
VEN |
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dei film precedenti
roberta braccio |
domenica pomeriggio |
Ci vuole molto coraggio e tanta capacità per fare un film così difficile. Innanzitutto, in un momento in cui i gusti del pubblico sembrano andare in una direzione “rassicurante” , non lo è per niente portare al cinema la storia di una ragazzina che - un po’ per comodità, un po’ per attitudine – decide di fingersi maschio. C’è poi il coraggio di fare un film “fisico”, in un’età in cui la morfologia del corpo è ancora ambigua, anche l’identità sessuale lo è. Il tranello sta nella scena iniziale: nel vedere la nuca e le spalle non sappiamo se è maschio o femmina , solo quando scopriamo che si chiama Lourie la vediamo come una bambina. Nel suo inganno insomma può cadere chiunque, che sia adulto o bambino. Dunque, certe scene “fisiche” (nella vasca da bagno, quando è a torso nudo ...) assumono forza agli occhi dello spettatore perchè l’ambiguità fa da protagonista. L’ambiguità, si sa, non è affatto rassicurante, come non lo è il sorriso finale. Un grandissimo film e un’ottima occasione per riflettere. |
giulio martini |
domenica sera |
"Il maschiaccio" è un film sul mistero della sessualità: si interroga - con garbo infinito e sensibilità moderna - su un argomento che travalica le culture . Perchè questa differenza ? Come la si scopre e la si vive nell'infanzia ? In questo modo il tema dell'"identità" - vera ossessione del dibattito politico/intellettuale degli utimi decenni - è ricondotto alla sua prima radice . Perchè le differenze ? Fino a che punto si possono/debbono eliminare ? Come vanno gestite ? Dove finisce il biologico ed inizia l'elaborazione sociale ? Film molto originale, ha interpreti felici e una narrazione credibile, degna di un/a bambino/a che si racconti attraverso il cinema . |
angelo sabbadini |
martedì sera |
Nessuna confortante semplificazione didascalica aiuta gli spettatori a comprendere la scelta di Laure/Mickael! Un invito a nozze per i visionari del Bazin che si spendono generosamente in un serrato confronto sul valore dell'identità sessuale e sull'importanza delle scelte. Alla giovane e acerba Céline Sciamma il merito di aver suscitato tutto ciò con un film di disarmante semplicità e di complessa decodificazione. |
carlo caspani | mercoledì sera | Celine Sciamma mantiene pienamente la tradizione, squisitamente francese, di un cinema della e sulla gioventù. Il suo Tomboy è un credibile folletto sospeso tra partite a pallone e abiti da femminuccia, ancora ignaro delle differenze di ruoli e tra sessi, incerto e ambiguo senza alcuna concessione all'occhio malizioso degli adulti. Un cinema essenziale nitido capace di mettere la macchina da presa all'altezza dello sguardo e del cuore dei suoi protagonisti. |
fabio de girolamo |
giovedì sera |
Il percorso di scoperta della
propria sessualità da parte della protagonista acquisisce fin da subito una
duplice cadenza, privata e sociale. Da una parte Laure scruta il proprio
corpo nell’intimo della sua camera, si studia fisicamente ed emotivamente.
Dall’altra, però, aderisce all’idea che gli altri hanno di lei/lui, si
adegua a un modello che nella piccola cerchia sociale del gruppo di coetanei
le permette una più facile integrazione. È attratta più dal proprio lato
maschile che femminile e approfitta del fatto che nella cerchia dei suoi
nuovi amici tale lato risulta vincente per coltivarlo con determinazione. Poi il brusco risveglio, la scoperta che entrare nell’adolescenza significa lasciarsi alle spalle l’indeterminatezza sessuale infantile e con essa la sensazione di poter scegliere coscientemente la direzione da prendere. Sciamma realizza un film costruito su personaggi sfaccettati, con asciutto realismo ed evitando didascalismi. Efficace, nella sua economicità programmatica. |
giorgio brambilla |
venerdì sera |
questa settimana giorgio è stato sostituito a carlo |
marco massara | fuori classifica |
Sulla ‘invidia del pene’ Sigmund Freud e altri psicologi hanno scritto volumi ponderosi. Il cinema, quando è ben congeniato, sa essere altrettanto efficace (basta un po’ di ‘Pongo’ o ‘Didò’) con in più una accessibilità di linguaggio formidabile. Film che sa lavorare sulla sottrazione, sul non detto ma chiaramente suggerito, sulla imprevedibile forza di un sorriso. |