gli animatori lo hanno visto così :    BENE

                                                       COSI’-COSI’

                                                       MALE

                                                

SHUTTER ISLAND

 

 

DOM

pom

DOM

sera

MAR

 

MER

GIO

VEN

 

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roberta braccio

domenica pomeriggio

Tutte le possibilità sono vere. Persino le più incredibili. Scorsese riflette, anche giocando, sul confine sottile tra vero ed immaginato, tra cinema e realt. Ogni indizio, ogni suggestione può essere verità e/o artificio. Ma resta sana la propria responsabilità.

giulio martini

domenica sera

Il trauma-sogno ( meglio: l'incubo ) del  protagonista  diventa un gioco di ruolo  ( il "role playing"citato nel film) anche per lo spettatore, che  non sa come svolgere  il suo difficile  compito di interprete.
Chi è veramente crudele ? Lui o  tutti gli altri attorno ?  Alla fine, non potendo fuggire, accetta  per eroismo o per colpa  di essere "lomobotizzato" in nome della Scienza ?
L'Isola/Saracinesca di fronte a Boston nella realtà geografica non c'è.  E' invece- sullo schermo - una sommatoria psicotica di precedenti film di serie A e B (Welles, Hitchcock, ma anche Fuller) e metafora della violenza allucinante, ma nascosta, in troppi sistemi (nazista, staliniano, ma anche, per gli USA, si allude al Maccartismo  o  a Guantanamo...).  E Scorsere, che descrive sempre la violenza nell'uomo- perchè non se  la sa  spiegare - si emoziona ed emoziona, specie nei momenti cruciali del racconto.

angelo sabbadini

martedì sera

Sapete qual è l’inciampo di Shutter Islands? Che il divin Scorzese, a
differenza dello schizoide protagonista del film, non riesce a perdere il
senno, a entrare e a farci entrare nel gorgo denso dell’uragano che travolge la mente malata di Teddy Daniels. Scorzese per tutta la sofferta ed eccessiva durata della vicenda si limita a giustapporre con consumata sapienza citazioni e omaggi al cinema di serie A e B. Insomma sembra dirigere il traffico piuttosto che abbandonarsi alla visionaria potenza della storia e il tutto alla fine ha proprio l’aria di un film d’occasione che poco aggiunge alla filmografia di uno dei maggiori registi contemporanei.

carlo caspani

mercoledì sera

Scorsese omaggia il genere thriller psicologico, e non solo, con una 
storia multilivello dove realtà (?) e incubo si intrecciano sempre più 
strettamente. tenendo in sospeso fino alla fine lo spettatore. Un 
cinema fatto della stessa materia degli incubi, visonarioe 
iperrealistico, , ingannevole per l'occhio e per la mente. 
Consigliabile vederlo due volte, magari con un amico psichiatra

fabio de girolamo

giovedì sera

Dentro un impianto visivo da noir classico (filologicamente ricostruito), i temi hitchcockiani dello sguardo e del doppio sono il nucleo centrale dello sviluppo narrativo di Shutter Island. Scorsese insiste sull’inaffidabilità dell’occhio del detective Daniels, la cui ricostruzione della realtà è condizionata da un trauma psicologico irrisolto e irrisolvibile (vedi finale). In parallelo fa trapelare la verità esistenziale di Daniels/Laeddis (l’omicidio della moglie) attraverso una serie di indizi che si innestano sul suo autoinganno semi-onirico creando uno sdoppiamento del reale sempre più inverosimile e straniante per lo sguardo del detective.

Poi rovina tutto con un pappone didascalico di venti minuti che rispiega passo passo il film alla luce del ribaltamento di senso della sequenza nel faro. Non me lo sarei mai aspettato da un regista visivo e visionario come Scorsese.

giorgio brambilla

venerdì sera

questa settimana giorgio è stato sostituito da carlo