gli animatori lo hanno visto così :    BENE

                                                       COSI’-COSI’

                                                       MALE

                                                

A SERIOUS MAN

 

 

DOM

pom

DOM

sera

MAR

 

MER

GIO

VEN

 

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roberta braccio

domenica pomeriggio

Quando tutto è pur sempre il contrario di tutto, nella vita come nei film dei fratelli coen, lasciarsi trasportare dall’onda o annaspare impazziti di terrore non serve. Tanto comunque, se ogni azione comporta una conseguenza, anche il non far nulla ne ha, di conseguenze (forse perchè invece tutti gli altri continuano ad agire, provocando a loro volta conseguenze). E allora?  E allora forse tanto vale affrontare il tornado, la malattia e la morte con un ghigno, lasciandosi rotolare nella vita come una palla sulla pista da bowling.. e arrovellarsi sulle domande sì, come suggerisce uno dei rabbini, ma non per troppo tempo perchè – come dice una canzone –“i segnali spesso non significano” (cfr le scritte sui denti). .. Sarà anche il cane che si morde la coda, ma ancora una volta questa rappresentazione messa in piedi dai coen è uno strike!

giulio martini

domenica sera

esercizio di humor nero sull'accettazione/non accettazione della "maturità religiosa" ( il  Bar Mitzvah  scandisce il film )
dei 2 discoli  nella stirpe dei Sacerdoti (Coen) del popolo eletto, in cui un Giobbe moderno si misura con l'inaccessibile  Hashem ( il Nome indicibile di Dio), l'alternarsi di  Sventure/ segni della Provvvidenza (il tornado/la scritta sui denti ), il succedersi dei Fatti / il Mistero del Senso (il  tradimento/ lo studente coreano ), l'ascolto devoto della Tradizione o trasgressivo della Modernità  (l'Ebraico biblico / la Musica rock ).
Ma la Kabbala - in maniera mistica -  ed  la Matematica, con  "Il paradosso dei gatti"e "Il principio di indeterminazione" in modo scientifico, illustrano quello che la  tradizione popolare yiddish rendeva  già evidente nella figura del dybbuk (il fantasma del prologo):  tutto può essere/non essere, vivo/morto, vero/falso nello stesso istante.  Dunque: i  registi  in cosa credono ?  Che ogni "percezione-lettura " è degna di fede /non degna di fede.
Dipende dai modelli interpretativi che si mettono in gioco.  Così - al pari dei rabbini - i Coen raccontano...ma non  danno risposte.

angelo sabbadini

martedì sera

Formidabili questi Coen: solo a loro poteva riuscire l'impresa di trasformare in cinema una serie di materiali eterogenei come la cultura ortodossa ebraica, i Jefferson Airplane e il principio d'indeterminazione. Ancora una volta i  talentosi fratelli si dimostrano sublimi a costruire un congegno spettacolar-filosofico in cui si prendono gioco del principio di causalità e mandano in frantumi il concetto d'identità. Unici!

carlo caspani

mercoledì sera

Seriamente beffardi, i Coen fanno i conti con ricordi adolescenziali, la loro matrice ebraica, la fisica quantistica, l'amore per i dollari,  la solitudine di Giobbe in un film lucido nonostante a loro piaccia  giocare a carte coperte, mischiate, provenienti da mazzi diversi (il  prologo in yddish porta troppi spettatori fuori strada...) Si salva, e  ci salva, solo il rock degli anni Sessanta, Grace Slick in testa.  Don't you want somebody to love?

fabio de girolamo

giovedì sera

Superata l’anomalia di un ricorso molto blando ai generi classici (qualche richiamo alla commedia classica), ci troviamo ben presto immersi nella poetica così perfettamente riconoscibile del Coen’s stile. Il serious man protagonista del film, convinto della possibilità data a ogni uomo di vivere in modo semplice (del tipo: se seguo i precetti della legge di Dio automaticamente avrò una vita felice e senza problemi), non accetta di dover affrontare afflizioni e soprattutto di non capirne il senso.

Lenny è la versione umana del Paradosso di Schrödinger, capace com’è di insegnare ed entusiasmarsi per i principi della fisica quantistica che teorizzano l’indeterminatezza di certi meccanismi della natura, ma incapace di accettare gli stessi principi quando si presentano nella vita quotidiana. Egli accetta-non accetta nel contempo una teoria, un po’ come fanno le microparticelle (che sono contemporaneamente in due stati opposti) dell’esperimento mentale di Schrödinger.

giorgio brambilla

venerdì sera

I fratelli Coen hanno forse costruito il loro film più pessimista. Nulla può giustificare le disgrazie che colpiscono il protagonista, un uomo fondamentalmente buono: né il buon senso, né la religione ebraica, né la scienza. Ma l'indeterminazione si può accettare serenamente quando si tratta di gatti o elettroni, non quando è in gioco la vita e il suo senso. E lo spettatore è spiazzato esattamente quanto i personaggi, già a partire dalla storiella iniziale del dibbuk. Perché i Coen non spiegano perché il mondo è incomprensibile, altrimenti non lo sarebbe davvero. Piuttosto costruiscono dei personaggi inconsistenti, più surreali dei sogni che fanno; lasciano che essi si dimostrino incapaci di affrontare e capire la vita; infine concludono che la sola cosa da fare, quando scopri che tutto quello che credevi vero erano solo bugie, è ascoltare musica ed essere un bravo ragazzo, in attesa dell'uragano o di una telefonata risolutivi. Una visione del mondo terribilmente nichilista e seria lasciata trasparire da quella che sembra una commedia sgangherata, mentre è un film costruito con assoluto rigore