gli
animatori lo hanno visto così : BENE
COSI’-COSI’
MALE
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IL SEGRETO DEI SUOI OCCHI |
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DOM pom |
DOM sera |
MAR |
MER |
GIO |
VEN |
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dei film precedenti
roberta braccio |
domenica pomeriggio |
Impianto classico per una riflessione sull’arbitrarietà
della giustizia. Se manca un’idea di giustizia “nazionale”
inevitabilmente il singolo, libero dagli impicci burocratici e politici, si
fa giustizia da sè. Pur ambientato nel periodo cupo dell’Argentina, mai
come oggi questo film risulta attuale. Con alcuni accorgimenti tecnici che lo
rendono grandioso (vedi il giochi tra occhi e occhiali o gli spazi
claustrofobici del tribunale). |
giulio martini |
domenica sera |
metafora sulla memoria , che svuota
o riempie la vita, e sulla forza travolgente delle passioni, assecondate o
perse, la trama confronta ed intreccia |
angelo sabbadini |
martedì sera |
Accolto in patria con l’entusiasmo
che si dedica a un trionfo calcistico il premio oscar Juan Josè Campanella
merita appieno gli encomi degli spettatori. Infatti “Il segreto dei
suoi occhi” è un’opera azzeccata con la memorabile sequenza dello
stadio e che da sola vale tutto il film. Come accade al grande cinema il film
riesce a raccontare un passaggio tragico della storia argentina attraverso
un’indagine poliziesca ed esistenziale giocata su una finissima serie
di rimandi e allusioni alle vicende della dittatura |
carlo caspani |
mercoledì sera |
un poliziesco girato
"all'antica" che si salda con un'immancabile storia d'amore,
il tutto in una metafora dele traversie poitiche dell'Argentina della
dittatura militare. Campanella sa raccontare con sensibilità
sudamericana e reminescenze donchisciottesche, e si fa perdonare qualche
simbolismo fin troppo facile a cominciare, in ordine alfabetico, dalla
lettera "a"...) |
fabio de girolamo |
giovedì sera |
Ho la
sensazione che mi toccherà l’onere di rovinare l’en plein verde di questo film. Mi
prendo tutta la responsabilità di questo fardello. Il segreto dei suoi occhi regge meravigliosamente fino alla sequenza dell’addio in
stazione, girata molto bene, ma con tutti i clichè canonici del melò
classico. Scricchiola palesemente in quella successiva in cui Irene legge il
manoscritto di Benjamin e gli contesta di non averla portata con sé: dopo una
constatazione del genere i due dovrebbero o avvinghiarsi in un bacio alla Notorius o insultarsi senza mezzi
termini. Invece il dialogo prosegue con perfetto aplomb anglosassone. Poi si avvia
verso un finale così didascalicamente e ripetutamente anticipato (con tutti
quei Ricardo non può aver abbandonato tutto così, non è da lui, non è nella
sua natura) da non poter più essere considerato a sorpresa. L’idea del
finale è molto buona, ma girata in modo pesante soprattutto per abuso di voce
fuori campo, che sintetizza i pensieri di un intero film. Non parliamo poi
della codina-happy end finale. Che peccato. |
giorgio brambilla |
venerdì sera |
Il segreto dei suoi
occhi rivela
una buona capacità di usare il linguaggio cinematografico: sa dilatare il
tempo e farne sentire tutto il peso allo spettatore, ma anche correre. Sa
mettere lo spettatore nei panni dei personaggi o utilizzare il narratore
onnisciente. Mescola abilmente piani temporali e generi cinematografici
diversi. Tocca temi importanti come l'amore e l'amicizia, la giustizia, la
memoria. Fa percepire la necessità di non avere mille passati se si vuole
avere un futuro, e che senso abbia e quanto sia difficile raccontare una
storia. Adombra la durezza della dittatura argentina. Soprattutto sa
restituire il senso di impotenza e sconfitta che assimila carcerieri e
carcerati, anche quelli tenuti in prigione dai propri sentimenti. E mostra
che l'unico modo di vivere una vita che non sia piena di niente è quello di
assumersi le proprie responsabilità, andando al cimitero a trovare un amico
morto per noi e avendo il coraggio di trarre tutte le conseguenze da un amore
che proprio non vuol finire. Solo così si può passare dal “temo”
al “ti amo”, alla faccia della - ma anche grazie alla - macchina
da scrivere priva della “a”. |