gli animatori lo hanno visto così :    BENE

                                                       COSI’-COSI’

                                                       MALE

                                                

IL SEGRETO DEI SUOI OCCHI

 

 

DOM

pom

DOM

sera

MAR

 

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GIO

VEN

 

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roberta braccio

domenica pomeriggio

Impianto classico per una riflessione sull’arbitrarietà della giustizia. Se manca un’idea di giustizia “nazionale” inevitabilmente il singolo, libero dagli impicci burocratici e politici, si fa giustizia da sè. Pur ambientato nel periodo cupo dell’Argentina, mai come oggi questo film risulta attuale. Con alcuni accorgimenti tecnici che lo rendono grandioso (vedi il giochi tra occhi e occhiali o gli spazi claustrofobici del tribunale).

giulio martini

domenica sera

metafora sulla  memoria , che svuota o riempie la vita, e sulla forza travolgente delle passioni, assecondate o perse, la trama confronta ed intreccia
due storie d'amore , che si esprimono poco a parole e molto con l'intensità degli sguardi: quella, deturpata dalla violenza,di Morales (= l'Etica ) per la  giovane
moglie Liliana (= il Giglio )  e quella, repressa dalla situazione gerarchica, di  Esposito (= l'Orfano) per la splendida Irene (= la Pace  ) entrambe frustrate, per anni e anni, dal clima  sociale dell'Argentina della Dittatura.
E' evidente - infatti - l'intenzione prima del  romanziere e poi del regista di offrire ai concittadini una occasionesione (" non  giustizialista" o "vendicativa", ma
 forse definitivamente "pacifiacatoria"... )  per ri-elaborare il "lutto politico " che  attanaglia gli Argentini , ancora oggi angosciati dal ricordo dei "desparecidos", torturati  e nascosti da infami delinquenti, della genìa di Gomez (= il Guerriero ) o del Magistrato disonesto, agli ordini  - 25 anni fa - dei Generali golpisti .
Coinvolgente ed inesorabile come il tango , ubriacante e delizioso come Maradona, il film di Campanella meriterebbe l'Oscar già solo per il  piano sequenza allo stadio. Ma si segnala pure per l'abilità dei diagoghi , la qualità della recitazione e  il ritmo multiplo e coinvolgente ( Campanella è anche il montatore).

angelo sabbadini

martedì sera

Accolto in patria con l’entusiasmo che si dedica a un trionfo calcistico il premio oscar Juan Josè Campanella merita appieno gli encomi degli spettatori. Infatti “Il segreto dei suoi occhi” è un’opera azzeccata con la memorabile sequenza dello stadio e che da sola vale tutto il film. Come accade al grande cinema il film riesce a raccontare un passaggio tragico della storia argentina attraverso un’indagine poliziesca ed esistenziale giocata su una finissima serie di rimandi e allusioni alle vicende della dittatura

carlo caspani

mercoledì sera

un poliziesco girato "all'antica" che si salda con  un'immancabile storia d'amore, il tutto in una metafora dele traversie  poitiche dell'Argentina della dittatura militare. Campanella sa  raccontare con sensibilità sudamericana e reminescenze donchisciottesche, e si fa perdonare qualche simbolismo fin troppo facile a cominciare, in ordine alfabetico, dalla lettera "a"...)

fabio de girolamo

giovedì sera

Ho la sensazione che mi toccherà l’onere di rovinare l’en plein verde di questo film. Mi prendo tutta la responsabilità di questo fardello.

Il segreto dei suoi occhi regge meravigliosamente fino alla sequenza dell’addio in stazione, girata molto bene, ma con tutti i clichè canonici del melò classico. Scricchiola palesemente in quella successiva in cui Irene legge il manoscritto di Benjamin e gli contesta di non averla portata con sé: dopo una constatazione del genere i due dovrebbero o avvinghiarsi in un bacio alla Notorius o insultarsi senza mezzi termini. Invece il dialogo prosegue con perfetto aplomb anglosassone.

Poi si avvia verso un finale così didascalicamente e ripetutamente anticipato (con tutti quei Ricardo non può aver abbandonato tutto così, non è da lui, non è nella sua natura) da non poter più essere considerato a sorpresa. L’idea del finale è molto buona, ma girata in modo pesante soprattutto per abuso di voce fuori campo, che sintetizza i pensieri di un intero film. Non parliamo poi della codina-happy end finale. Che peccato.

giorgio brambilla

venerdì sera

Il segreto dei suoi occhi rivela una buona capacità di usare il linguaggio cinematografico: sa dilatare il tempo e farne sentire tutto il peso allo spettatore, ma anche correre. Sa mettere lo spettatore nei panni dei personaggi o utilizzare il narratore onnisciente. Mescola abilmente piani temporali e generi cinematografici diversi. Tocca temi importanti come l'amore e l'amicizia, la giustizia, la memoria. Fa percepire la necessità di non avere mille passati se si vuole avere un futuro, e che senso abbia e quanto sia difficile raccontare una storia. Adombra la durezza della dittatura argentina. Soprattutto sa restituire il senso di impotenza e sconfitta che assimila carcerieri e carcerati, anche quelli tenuti in prigione dai propri sentimenti. E mostra che l'unico modo di vivere una vita che non sia piena di niente è quello di assumersi le proprie responsabilità, andando al cimitero a trovare un amico morto per noi e avendo il coraggio di trarre tutte le conseguenze da un amore che proprio non vuol finire. Solo così si può passare dal “temo” al “ti amo”, alla faccia della - ma anche grazie alla - macchina da scrivere priva della “a”.