gli animatori lo hanno visto così :         BENE

                                                            COSI’-COSI’

                                                            MALE

                                                

IL RESPONSABILE DELLE RISORSE UMANE

 

 

   DOM    pom

DOM  sera 

MAR

 

MER

GIO

VEN

 

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roberta braccio

domenica pomeriggio

questa settimana roberta è stata sostituita da giulio

giulio martini

domenica sera

Israele come un "panificio" ? L'analogia sembra azzardata, ma prima lo scrittore e poi il regista, ci costruiscono sopra una "metafora " talmente insistita da diventare alla fine indipensabile per capire a fondo il film, altrimenti storia moralistica un pò scontata. Julia /Ruth, è infatti la straniera/lavoratrice, che nel "panificio", ormai diventato la sua terra, è dimenticata, ma muore
a causa di Israele . Ed è qui dunque che va onorata e sepolta ! Il protagonista scopre ( rammentando che Ruth-- nella Bibbia - è proprio la straniera- della Cisgiordania - che renderà possibile la... nascita di Davide), andando in diaspora altrove, che l'Umanità esite al di là delle differenze etnico - religiose. Così Riklis sta ancora una volta in difficile bilico, tra peculiarità ebraica e legittima alterità - da non dimenticare - che abita la sua stessa Terra Promessa.

angelo sabbadini

martedì sera

Il "Responsabile delle Risorse Umane" è un film picaresco che ci mostra una latitudine poco frequentata dal cinema contemporaneo: la Romania. La location e l'abile regia di Aron Riklis valgono il plauso del pubblico del Bazin felice di verificare la vitalità del cinema israeliano che ormai da tempo ha finito di vivere di rendita sulla gloria di Amos Gitai.

carlo caspani

mercoledì sera

Una parabola nel segno della Bibbia e dell'uguaglianza di sentimenti, tra Gerusalemme e al Romania più sperduta, in un passato nemmeno lontano, sotto il segno del pane, della Bibbia e delle cose "giuste" da fare. Sta tutto in un nome, Rut, e nella sua storia dell'Antico Testamento...

fabio de girolamo

giovedì sera

Il film ha un doppio registro di lettura, uno più politico e l’altro più esistenziale, uno più macrostrutturale e l’altro più intimo. Da una parte si stigmatizza l’approccio freddamente burocratico con cui le aziende di una certa dimensione affrontano i rapporti coi propri dipendenti, in particolare con quelli stranieri. Diventa così centrale la riflessione sui rapporti con l’immigrato non ebreo e sull’idea di patria come luogo dove si sceglie di vivere.
Dall’altro si segue il percorso catartico con cui il protagonista si spoglia dei propri supporti geografico-tecnologici per tornare a basarsi sulle sole proprie “umane” forze e reimparare a “sentire” l’altro, le sue afflizioni e le sue esigenze. Interessante la scelta di seguire il personaggio principale con uno sguardo oggettivo, senza pretese psicanalitiche ma lasciando parlare le sue azioni (come da tradizione neorealistica). Forse un po’ repentine certe svolte nelle relazioni tra i personaggi (soprattutto nei rapporti col figlio della donna morta).

giorgio brambilla

venerdì sera

Il film di Eran Riklis affronta con asciutto realismo venato di elementi surreali il tema della responsabilità dell'uomo verso i propri simili. Il protagonista all'inizio è “responsabile” solo di nome, ed eviterebbe volentieri di occuparsi di quella morta scomoda. Non vuol nemmeno riconoscerla, per tenere meglio le distanze. Tutto cambia proprio quando inizia a guardare davvero le persone. Prima vede soffrire il ragazzo, per cui manda a monte una sepoltura che gli risolverebbe tanti problemi. Poi guarda il filmato sul cellulare, incontra gli occhi di Julia (e noi pure, attraverso i suoi) e decide di prendersi cura di lei fino in fondo. Così ritrova la figlia, la moglie e innanzitutto se stesso. E un vecchio blindato, portando una bara, diviene paradossalmente simbolo di una vita ricominciata, e regala una speranza a questo mondo segnato dalla follia degli attentati suicidi e dei bunker antiatomici.