gli animatori lo hanno visto così :         BENE

                                                            COSI’-COSI’

                                                            MALE

                                                

IL RAGAZZO CON LA BICICLETTA

 

 

   DOM    pom

DOM  sera 

MAR

 

MER

GIO

VEN

 

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roberta braccio

domenica pomeriggio

questa settimana roberta è stata sostituita da giulio

giulio martini

domenica sera

una rilettura esistenziale di Pinocchio ( fatta tenendo presente gli stimoli cinematografici diTruffaut, Bresson e perfino Dreyer ) dove dominano tre simboli forti e ricorrenti : la bicicletta ( estensione / anima del ragazzo) - i telefoni ( con chi non risponde fin dall'inizio e di chi chiama fino alla fine ) - il cibo ( dato e non dato, preconfezionato o cucinato assieme...). C'è un disperato desiderio di dipendere da un'autorità (non una fatina, ma una donna di polso) che ti faccia "crescere" ( lo sia cioè nel senso etimologico... ) e un disperante vuoto di responsabiltà di un moderno padre all'opposto di Geppetto , raccontati da un film semplice e lineare, come sono lineari e semplici le poche emozioni essenziali , ma di base per poter vivere, che i fratelli valloni vogliono sempre trasmettere.

angelo sabbadini

martedì sera

Miracolo! C’è un raggio di sole nell’orizzonte plumbeo che caratterizza il cinema dei fratelli Dardenne. Si chiama Samantha e riesce nella titanica impresa di trasformare l’ennesimo, annunciato dramma dei fratelli Dardenne in una limpida e toccante favola moderna a lieto fine. Gli spettatori del Bazin commossi ringraziano.

carlo caspani

mercoledì sera

Fiaba minimale di amore e riscatto, con un dodicenne, una bicicletta, una parrucchiera, un padre assente e un bullo. E un miracolo di fede laica finale. Cinema ellittico, essenziale, ma illuminato dalla Grazia del vero Cinema e non solo.

marco massara

giovedì sera

Jean-Pierre e Luc Dardenne (visti i Lumière, i Coen e i Taviani  - Orso d'oro a Berlino ! -  il cinema tra fratelli funziona) questa volta mischiano il loro cinema, basato su una lucidità e prosciugamento di emozione tanto care a Bresson, con la figura altamente simbolica di Cyrill che attraversa le battaglie della crescita con la sua indistruttibile bicicletta e la sua invariante maglietta rossa portandone sempre sul viso le stimmate. Il mondo rappresentato è freddo, distante ed ostile ed il ragazzo è costretto ad attraversare un percorso iniziatico in cui è chiamato a costruirsi un instabile sistema di riferimento ( e non deve essere un caso che il Belgio non abbia avuto un governo per più di un anno e se la cavi molto meglio di noi....). Una scommessa un po' ardua per il pubblico di oggi, il cui senso estetico è stato sistematicamente distrutto da mielose, ridondanti fiction televisive trasudanti inutili ripetizioni e colonne sonore usate a capocchia (beh, qui anche i due belgi fanno un po' di confusione......)

francesco rizzo

venerdì sera

pinocchio in belgio, con tanto di fatina e lucignolo. ma anche un film sui padri di oggi, assenti o diseducativi, tema che il cinema di questi anni racconta in tutto il mondo: penso al superbo "poetry" del coreano lee chang-don e al premio oscar "in un mondo migliore", della danese bier. cyril, il ragazzino ipercinetico alimentato a rabbia, lotta con tutti ma solo in samantha trova qualcuno che trasformi l'urto in abbraccio. e fiducia. adoro il modo in cui i dardenne traducono le azioni del protagonista, comprese quelle in apparenza prive di significato, in una forma di comunicazione con il pubblico: la pedalata intorno all'auto di samantha, come a tessere un legame, il rubinetto aperto e chiuso che diventa una richiesta di attenzione, la corsa in bici per tornare a casa quando è chiaro che al mondo c'è una sola persona di cui fidarsi. persino al commissariato, quando cyril deve scusarsi con l'edicolante, i registi muovono la macchina da presa: vogliono sottolineare pure quell'azione, il primo atto di crescita del ragazzino. l'epilogo è una (meravigliosa) rasoiata, perché i dardenne non credono che il cinema possa ingannare con finali al caramello. e poi, finalmente, un film sulla bicicletta come identità e simbolo di libertà. un mondo con più cicilisti è un mondo migliore. un cinema con più dardenne, è un cinema migliore. viva l'area c. viva l'area d.