gli
animatori lo hanno visto così : BENE
COSI’-COSI’
MALE
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TRA LE NUVOLE |
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DOM pom |
DOM sera |
MAR |
MER |
GIO |
VEN |
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dei film precedenti
roberta braccio |
domenica pomeriggio |
questa settimana Roberta è stata sostituita da Giulio |
giulio martini |
domenica sera |
tenace nel trattare argomenti strani in formula originali (ironica e mesta) Reitman junior, nel bel mezzo della grande crisi dell'era Bush junior, racconta con cinismo e originalità, di un "migrante moderno", di un "homeless di lusso", dal volto gentile ma dal cuore insensibile alle relazioni stabili di qualsiasi genere. All'epoca di Gogle Earth ( cfr. già i Titoli di testa e poi i vari mascherini panoramici sulle città), si può viaggiare "virtualmente" anche per le nozze, ansiosi di andare altrove senza anadrci, e quando, con "Second Life", si possono creare identità fasulle in situazioni coscientemente adulterate, e metre trionfa con Internet l'intreccio elettronico delle relazioni internazionali personali, si può seccare tutto alla radice con alla mancanza di "motivazioni" personali a interfacciarsi davvero con gli altri. Un film ispido e melanconico, sgradevole e simpatico, ottimamente recitato. |
angelo sabbadini |
martedì sera |
Il rampollo di casa Reitman
azzecca anche il terzo lungometraggio e si candita a rappresentare un punto
di riferimento per la commedia americana contemporanea. Nell'ultima fatica, limata qualche eccentricità precedente, il regista canadese punta a rendere l'assunto molto lineare e soprattutto a fondere con molto equilibrio il sornione Clooney con gli autentici licenziati dal sistema produttivo americano. E dunque il pezzo musicale scritto da un disoccupato sui titoli di coda non sembra essere un'invenzione d'occasione ma l'esplicitazione di un metodo. |
carlo caspani (carlo ormai è in vacanza, ma continua a fare ' l'uomo nell'ombra'....) |
mercoledì sera |
Volare leggeri "up in the air", riducendo il bagaglio, i posti di lavoro, gli affetti, i sentimenti. Perché così si viaggia meglio, più veloci, con meno problemi. Ma davvero? Clooney ha la faccia e i modi giusti per una social comedy con difesa d'ufficio (poco convinta) dell'istituzione matrimoniale, denuncia (con obbligatorio pistolotto ottimistico) dei tagli occupazionali e istruzioni (divertenti) per diventare un perfetto "frequent flyer". |
fabio de girolamo |
giovedì sera |
La prima sequenza ci pone subito
nella prospettiva di un personaggio che guarda il mondo e gli uomini che lo
popolano dall’aereo, da abbondante distanza. Questa per lui non diventa una
posizione privilegiata per osservare gli esseri umani, ma viceversa una
forma di eremitaggio, di isolamento cercato. È forse per questo che Ryan non
ha problemi (morali) a fare il lavoro che fa. Il suo è un rifiuto al rapporto umano per paura di mettersi in gioco. Infatti l’unica forma di relazione che accetta è quella con i licenziandi, una relazione in cui i ruoli sono predefiniti e in cui ciascuno recita una parte che ha un inizio e (soprattutto) una fine già prestabilita, con Nathalie, con la quale (anche qui) ha un compito altrettanto preciso e con Alex che è (forse) uguale a lui. Il film racconta la progressiva presa di coscienza di un personaggio che scopre (probabilmente troppo tardi) di avere una consistenza esistenziale riducibile alle tessere magnetiche di cui é avido collezionista. |
giorgio brambilla |
venerdì sera |
Tra le nuvole racconta il mondo del lavoro e delle relazioni contemporaneo attraverso l'evoluzione del personaggio di George Clooney: all'inizio del film si contrappongono il mondo visto dall'alto, apparentemente ordinatissimo, e la vita vera, fatta di dolore e disoccupazione. A quest'ultima si contrappone Ryan Bingham, che parla allo spettatore su un dinamico montaggio di immagini per spiegargli che in questo mondo etereo e questo dolore lui ci sguazza. Alla fine troviamo la vita dei disoccupati migliore della sua, lui ci parla e ci interpella ancora, ma immobile e con uno sconsolato sguardo in macchina. In mezzo ha scoperto quanto il suo zaino, vuoto di persone e cose (tranne le adorate tessere magnetiche) sia pesante. Reitman ci mostra l'inumanità del sistema non raccontandoci il dolore delle sue vittime, ma quello di un carnefice. Se anche chi vince perde, allora c'è proprio qualcosa di sbagliato. Il teorema è perfetto; il film quasi, perché proprio per far quadrare i conti risulta un po’ prevedibile e talora poco plausibile (es.: il matrimonio di Alex). Ritmo, cattiveria e bravura degli attori lo rendono comunque pregevole. |