gli
animatori lo hanno visto così : BENE
COSI’-COSI’
MALE
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THE LAST STATION |
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DOM pom |
DOM sera |
MAR |
MER |
GIO |
VEN |
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dei film precedenti
roberta braccio |
domenica pomeriggio |
questa settimana roberta è stata sostituita da giulio |
giulio martini |
domenica sera |
per il centenario di Tolstoj, lo
sceneggiatore/regista Hoffman riduce la complessità incandescente della
vicenda del mitico letterato romantico ad un
melodramma.
L'anziano filantropo non violento sembra conteso solo per una questione di
soldi dalla moglie tradizionalista e da chi ne vorrebe fare l' "eterna
icona " di un amore utopico e disincarnato ( appoggiato da
giornalisti, fotografi e cineoperatori... ). Così - nel film -
la pericolosità intellettuale di Tolstoj è messa in ombra dal gioco dei
sentimenti privati. |
angelo sabbadini |
martedì sera |
Il volenteroso Michael Hoffman, regista
per tutte le occasioni, scongela l'obsoleto genere Biopic e ci racconta i
turbinosi rapporti tra il gigante Tolstoj e la moglie Sofia. Come hanno
sottolineato gli osservatori di mezzo mondo la bravura degli attori
giustifica ampiamente l'immersione nei paesaggi e nelle corti della Russia
d'inizio secolo puntigliosamente ricostruita in Sassonia. |
carlo caspani |
mercoledì sera |
Un'occasione sprecata. Cast magnifico,
un personaggio come Tolstoi, "anima" letteraria di un
popolo, e un punto di vista insolito, quello di un segretario "vergine" in
tutti i sensi che assiste a battaglie d'amore e interesse, e ne apprende le
regole. Il regista, invece, a questa lezione è assente, e volendo
modernizzare la vicenda (ieri come oggi
il dominio dei media, dell'immagine, del gossip...) fa un pasticcio insipido in confezione
regalo con fotografia caramellata e colonna sonora indisponente. |
fabio de girolamo |
giovedì sera |
Il film è centrato sul contrasto tra due
visioni del mondo (in particolare in tema d’amore) che fanno capo ai due poli
Sofia (la moglie di Tolstoj) e i tolstoiani, con epicentro Tolstoj stesso.
Hoffman fa finta di osservare la battaglia da un punto di vista neutro
attraverso la figura di Valentin Bulgakov, matricola al cospetto di titani
(quindi portato a non prendere posizione) e inoltre chiamato ad essere
testimone da entrambe le parti. Peccato che nel finale dimentichi la
propria neutralità e passi a parteggiare apertamente per il cuore (Sofia)
contro la ragione (Cherkov), mostrando una tendenza alla semplificazione banalizzante
e crollando miseramente su un clichè indegno della peggior Hollywood. Troppo
comunisti questi tolstoiani per essere accettabili oggi. Tralasciamo la storiella d’amore tra
Bulgakov e Masha per rispetto del lettore, ci resta da osservare la tendenza
di Hoffman a buttarla sul melodrammatico e a usare uno stile che più
mainstream non si può. Se si considera la forza rivoluzionaria delle idee di
Tolstoj (forza che avrebbero ancora oggi), la scelta è quanto mai stridente. |
giorgio brambilla |
venerdì sera |
questa settimana giorgio è stato sostituito da carlo |