gli
animatori lo hanno visto così :
BENE
COSI’-COSI’
MALE
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IL GIOIELLINO |
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DOM pom |
DOM sera |
MAR |
MER |
GIO |
VEN |
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dei film precedenti
roberta braccio |
domenica pomeriggio |
sottotitolo: "manuale di alta finanza per persone normali". Perchè quando un grande gruppo sano (la fabbrica non smette un momento la produzione) fa crack portandosi dietro tanti risparmi di molti, ci si domanda veramente come sia possibile. La spiegazione? Carta, colla, fotocopia e scanner. Tutto qui? anche la faccia di Servillo sembra chiederselo per un momento. Un gioiellino questo film, perchè il regista si muove perfettametne nell'Italia piccola piccola di chi va in chiesa la domenica "per farsi vedere", delle cene di rappresentanza, dei macchinoni che sgommano in pieno centro e di tante altre piccole storture, e poi, all'improvviso proietta questo piccolo mondo anche un po' antico in un contesto internazionale, dove ci sono grandi squali e gli errori, che a casa sembrano piccoli e ingenui, diventano bombe che scoppiano. Ci vuole coraggio e ci vuole capacità per fare un'opera così...e poi dicono che il cinema italiano è morto... |
giulio martini |
domenica sera |
un film onesto ed utile, di impegno civile e di buona narrativa ( ma quanto interessa, in sè, fuori dall' Italia ?). Fa quello che al TV pubblica purtroppo non fa da tempo, cioè cerca di raccontare i fatti nostri in modo comprensibile al largo pubblico . Ma il legame e con la realtà italiana è il suo pregio ed il suo limite, perchè le allusioni sono sostanzialmente chiare, però le considerazioni ed il tono di denuncia non si librano abbastanza in alto da diventare alimentare un discorso generale. Bravi gli attori, pulita la regia nella melma della finanza creativa e delle porcherie contabili. Però "Mani sulla città"aveva un' altra forza ed un altro impatto. |
angelo sabbadini |
martedì sera |
Il bravo Andrea Molaioli dopo il convincente debutto alza l'asticella e affronta il crac Parmalat. L'operazione riesce a metà: a una prima parte convincente in cui riesce a disegnare con sapienza i caratteri dei tristi figuri della truffa segue un epilogo faticoso in cui il regista romano appare in chiaro debito inventivo. |
carlo caspani | mercoledì sera | Non sarà un gioiellino di film, ma funziona. Magari non con tutti, ma l'argomento è ghiotto, di questi tempi, in cui ci vogliono ben altro che belle parole e icone russe per salvarsi l'anima e il conto corrente, L'impressione è comunque di un Molaioli un po' "frenato": a salvarlo c'è sempre Servillo, santo in Paradiso del cinema italiano. |
fabio de girolamo |
giovedì sera |
Molaioli si avventura nel cinema
d’impegno civile, ma lo fa evitando le scelte stilistiche tradizionali,
legate o al documentarismo o al didascalismo televisivo. Il suo è un film
esplicitamente di fiction, ma con uno stile asciutto, ellittico, con
dialoghi essenziali, che sembra dire, con Toni Servillo/Ernesto Botta: “Vada
al punto… Al punto!”. Inoltre il punto di vista è interno ai personaggi, scelta che permette al regista di dirottare l’attenzione dello spettatore dalle vicende finanziarie in sé alle reazioni che generano in quelli che le affrontano in prima persona. In un certo senso seguiamo il crack della Leda di riflesso, attraverso l’agire e il patire dei suoi dirigenti, ma sono loro al centro dell’attenzione. Un punto di vista eccentrico che non permette tanto di esprimere giudizi di merito sull’operato dei Botta, dei Rastelli e dei loro modelli reali, quanto di prendere coscienza delle dinamiche di una “mentalità” che ha generato mostri e ancora ne genererà. |
francesco rizzo |
venerdì sera |
"milk street" all'italiana. nitida fotografia della tipica impresa di famiglia, tutta casa, chiesa, nepotismo, struscio in piazza e squadra di calcio. e valori esibiti come slogan pubblicitari: ma quando, all'inizio del film, il cavalier rastelli ha finito di pavoneggiarsi davanti a prelati e parlamentari, la macchina da presa scava nella sede silenziosa della sua azienda. come dire, sono parole vuote. sono libri senza pagine, come quelli nella biblioteca del premier. alla fine, se non hai le protezioni giuste, affondi. nella neve, come rastelli durante il viaggio a mosca. servillo presta le sue rughe elastiche a un astuto contadino diventato contabile, ultimo giapponese di un pugno di dirigenti che si sono bevuti tutto, anche gli scrupoli. ottima la colonna sonora (che, a tratti, ricorda le musichette da spot), ottima l'elaborazione grafica del marchio leda (che richiama, efficacemente, quello della parmalat). però il film, rivisto, sembra non avere un'anima precisa: non ha lo spessore del cinema di denuncia né la forza di un vero dramma, meno ancora della commedia satirica. peccato. |