gli animatori lo hanno visto così :    BENE

                                                       COSI’-COSI’

                                                       MALE

                                                

COSA VOGLIO DI PIU’

 

 

DOM

pom

DOM

sera

MAR

 

MER

GIO

VEN

 

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roberta braccio

domenica pomeriggio

nel titolo c'è tutta la difficoltà  e la stanchezza di vivere. Sembra a tratti una poesia di Montale (Anna che dal balcone intravede solo piccoli squarci di cielo tra il grigio dei muri). La novità, la passione, l'imprevisto scoppia in mano. Ma anche quello finisce per imbrigliarsi nelle maglie di un'esistenza noiosa  e senza senso. Nassuno come Soldini fa venire a galla l'insofferenza e la voglia di fuga ma il film non convince del tutto, focalizzandosi troppo sul contesto sociale e la passione tra i due e perdendosi per strada spunti interessanti 

giulio martini

domenica sera

Bel titolo - vagamente alla Battisti  ( lei si chiama  Anna...) - per un film  irrisolto, perchè forse non sa cosa vuole.
Tra tante mancanze (motivazioni, soldi, progetti profondi) Soldini racconta una storia milanese (senza Milano ) in cui i protagonisti si muovono scossi da una  sessualità "sotto vuoto", come pacchi trascinati da una forza che sfugge alla
loro stessa  percezione:  vedi l'insistita inquadratura finale, stretta sul bagaglio... e i suoi sobbalzi.
Ma se questa fragilità delle emozioni è l'originalità effettiva del film  è pure il suo limite. 
Gli spettatori volevano di più anche da questa storia minima. O sbaglano  perchè sono troppo abituati ai vecchi "melò" romantici, passati di moda e fuori della realtà attuale ?

angelo sabbadini

martedì sera

Cosa voglio di più? “Voglio Anna!!!” urlava Battisti in lontane e indimenticate performance canore. Anche Domenico, protagonista dell’ultimo film di Silvio Soldini, condivide il desiderio dell’irripetibile Lucio. E la cosa bella è che Anna questa volta ricambia e dunque la passione impera. L’inghippo sta nel fatto che la coppia è adulterina con tutte le strazianti ipocrisie del caso. E proprio su queste contraddizioni lavora con sensibilità la macchina da presa dell’entomologo Soldini, preoccupato al solito di fare un cinema mimetico della realtà con il rischio di qualche momento di sopore narrativo e di una certa prevedibilità d’impianto.

carlo caspani

mercoledì sera

Soldini misura, attraverso una "normale" storia di passione, lontana dagli stereotipi leggeri del cinema sentimentale, la situazione di una generazione di ultratrentenni alle prese con famiglia, poco benessere e un desiderio di fuga da una routine deludente. Vent'anni dopo "L'aria serena dell'Ovest", ma senza più
l'aspettativa di un vento che spalanchi le finestre e cambi le cose.

marco massara

giovedì sera

“L’amore al tempo della crisi” potrebbe essere un titolo alternativo  all’ultimo film di Soldini, per molti versi complementare al riuscitissimo ‘Giorni  e nuvole” , ma purtroppo molto lontano dalla lucidità di quest’ultimo. Se è vero che al cuore non si comanda (ci mancherebbe altro !) è altrettanto vero che purtroppo bisogna fare i conti ( la parola ‘Euro’ ricorre un trentina di volte….) con le difficoltà e le ristrettezze contingenti. Un grande tema, però non sfruttato come si sarebbe potuto, anche per colpa dei personaggi di contorno che non vanno  oltre la invariante macchietta (Ahi, Battiston, quanto talento sprecato !). Resta un interessante interrogativo circa il trucco (assurdo o voluto ? ) degli occhi della  Rohrwacher….

“giorgio brambilla

venerdì sera

Cosa voglio di più è una realistica storia di “ordinaria” passione e infedeltà vissuta da un precario e una pendolare che faticano a disporre di soldi e di uno spazio per sé nella Milano di oggi, dilaniati interiormente e incapaci di fare una scelta comunque destinata a causare molto dolore. Il film sembra e non sembra di Silvio Soldini. Lo sembra perché utilizza molte ellissi, che richiedono uno spettatore attivo e desideroso di riempire liberamente i vuoti come preferisce (come nel finale aperto) ed eliminano tutto l'inessenziale. Non lo sembra perché molto è mostrato in modo assolutamente esplicito, a partire dalle scene di sesso, giustificate dalla necessità di evidenziare il contrasto tra la passione tra gli amanti e la tiepidezza con i rispettivi compagni. Il regista illustra il tormento interiore dei personaggi con lucidità e uno stile originale, anche se lascia allo spettatore l'impressione di tirarla un po' più in lungo di quel che dovrebbe.