gli animatori lo hanno visto così :    BENE

                                                       COSI’-COSI’

                                                       MALE

                                                

IL CONCERTO

 

 

DOM

pom

DOM

sera

MAR

 

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GIO

VEN

 

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roberta braccio

domenica pomeriggio

Punta tutto sull’emozione e sul sentimento, con quell beffrda ironia dettata dall’affetto. E’ bravo questo registro, come lo era stato in Train de vie , a strappare una lacrima in un sorriso. Cosa per niente facile

giulio martini

domenica sera

se il racconto ha molti tipici temi "ebraici " ( la passione per il violino, i "giusti" attenti  ai perseguitati, la ri-scoperta delle proprie "origini speciali" )  sfoggia anche una forte dose autocritica (l'impulso irrefrenabile all'affare,  come  dribblare le regole kosher, l'ironia sulle molte sinagoghe a Parigi ). E'  però soprattutto una rivincita contro il comunismo realizzato in Urss, come non si vedeva dai tempi di Ninotchka ( la pigrizia, la corruzione, l'ingordigia russa ...).  Così sbeffeggia l'antisemitismo del rigido  Breznev ( opposto,  allusivamente, al filone rivoluzionario-utopico degli ebrei Marx-Lenin-Trotsky ), ma anche l'irascibilità  e la  violenza slava,e allo stesso tempo  rilancia, in un abile e vistoso crescendo  emotivo e musicale, la speranza di una "miracolosa" armonica  felicità per gli umiliati e gli offesi (anche zingari ).Il regista si ripete rispetto ai 2 film precedenti ( ancora gruppi più o meno sgangherati che sia muovono tra mille finzioni e il finale approdo alla salvezza...) ma ha  vivacità e intuito narrativi, pur ai limiti di una "sconcertante" furbizia.

angelo sabbadini

martedì sera

Quale spartito predilige suonare Mihaileanu nel suo gradevole film concerto? Quello farsesco e scanzonato della prima parte o quello decisamente mélo dell’epilogo? Da bravo cantastorie il regista rumeno non ha preferenze di sorta: tutto si tiene per conquistare l’attenzione dell’uditorio. Snocciola la sua bella favola giocando con intelligenza con i luoghi comuni etnici e comportamentali e riesce a trasformare anche le evidenti fragilità dell’operazione (regia diseguale e doppiaggio sgangherato) in piacere della visione.

carlo caspani

mercoledì sera

Mihaileanu fa la stessa scommessa dei suoi personaggi: un film zingaresco e discontinuo, con qualche libertà storica, qualche errore tecnico e  una storia fin troppo prevedibile. Ma lo spirito, l’anima ci sono e alla fine, complice la magia della musica, fanno felice il pubblico.

marco massara

giovedì sera

La nota teoria cinese dello Yin Yang afferma che in ogni nostro comportamento c’è un misto di positività e negatività, senza che mai una delle due caratteristiche prevalga completamente. In maniera analoga ogni esperienza cinematografica è un misto di risposta emotiva ed analisi razionale: il bravo critico non deve mai dimenticare né l’una ne l’altra. Ora, se guardiamo il concerto  con le lenti dell’analisi razionale scopriamo un impianto eccessivamente farsesco e sgangherato intrallacciato ad eccessi di melodramma; dall’altra parte la carica emotiva che il film trasmette allo spettatore raggiunge momenti di straordinaria intensità. Tirando le somme lo sbilanciamento emotivo assolve il film dalle sue gravi pecche strutturali, probabilmente perché è impossibile mettere in farsa Tchaikowsky    e Mozart, mentre era stato grave tentare la stessa operazione con la Shoa come Mihaileanu  aveva fatto nel a mio avviso deprecabile Train de vie.

P.S. GRANDE Miou Miou !!!

giorgio brambilla

venerdì sera

Il concerto non spiega in modo convincente perché i musicisti ebrei e il maestro Filipov dovrebbero essere ancora in disgrazia vent'anni dopo il crollo del regime, e cade nel grottesco quando racconta il comportamento degli orchestrali a Parigi. D'altra parte propone alcuni strordinari quadretti, come quelli degli eventi con comparse prezzolate e dei rozzi arricchiti; miscela con abilità dramma e comicità, facendo anche un po' pensare lo spettatore; è soprattutto efficace nel far percepire il miracolo (“non credevo, ma Tu esisti!”) dell'orchestra come realtà nella quale ogni individuo può dare il meglio di sé solo se si armonizza con gli altri, realizzando il vero comunismo, paradossalmente in nome di una persona eccezionale che, di quello falso, ancorché “reale”, è stata tragicamente vittima. Non è una favola perfetta, ma nell'insieme funziona bene