gli animatori lo hanno visto così :         BENE

                                                            COSI’-COSI’

                                                            MALE

                                                

LA BATTAGLIA DI ALGERI

 

 

DOM pom

DOM sera

MAR

MER

GIO

VEN

 

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roberta braccio

domenica pomeriggio

Un film potente e straordinario. Come sempre, i due appuntamenti storici sono un’occasione unica per scoprire o comunque riscoprire film che ormai altrove non si vedono più. La storia di questo film poi, unita a quella personale del regista, è così rocambolesca che potrebbe essere materia stessa di un film. Incredibile come certi film spesso non attraggano più la maggior parte del pubblico perchè considerati “film vecchi” e poi invece stupiscano per l‘attualità di temi e personaggi.

giulio martini

domenica sera

 Il più militante dei film del comunistissimo Pontecorvo, che invoca ( ha suggestionato il 68 ? ) e rende mistica e mitica, la sollevazione di "un Popolo" che si "libera da sè". Ottimamente girato, ottimamente montato e sonorizzato, è un pericoloso / poetico inno alla "inevitabilità della violenza", ancora più terribile e storicamente vero quando la controparte è la presuntuosa Patria dei principi civili di "Libertà, Fraternità ed Uguaglianza". Rivista oggi - in cui cerchiamo di capire l' "Islam" - anche attraverso il cinema - ( ma è così davvero ? ) è la più anti-colonialista pellicola mai fatta contro l'immaginario collettivo sul Grande Schermo tuttora dominato da Hollywood.

angelo sabbadini

martedì sera

Come si racconta una rivolta? La severa lezione di Pontecorvo sulle forme della rivoluzione algerina rimane magistrale. Non solo, ma grazie alla supervisione di Yacef Saadi, "La battaglia d'Algeri" segnò la nascita del cinema algerino. Oggi un giovane documentarista Stefano Savona con "Tahrir Liberation Square" prova a raccontarci la primavera araba. I visionari del Bazin gli augurano di possedere la stessa nettezza di sguardo.
giorgio brambilla mercoledì sera Un'opera memorabile questa Battaglia di Pontecorvo, per l'uso di attori (quasi) tutti non professionisti, il lavoro fatto sulla pellicola per renderla simile a quella dei cinegiornali, la colonna sonora che dà mirabilmente il ritmo e il tono emotivo al film, le eccellenti scene di massa: l'effetto di realismo è impressionante . L'analisi della situazione non è molto approfondita, poiché il regista ignora la storia del colonialismo francese in Algeria, trascura gli antecedenti e accenna semplicemente alla conclusione, tralasciando tutto il travaglio che questa guerra è costata alla Francia che, per concedere l'indipendenza a questo stato, ha dovuto cambiare la propria costituzione e passare dalla Quarta alla Quinta Repubblica. Questa visione generale conferisce però al tema trattato un valore più universale, mostrando con ammirevole equilibrio (pur stando evidentemente dalla parte dei nativi) le ragioni di entrambe le parti, illustrando con chiarezza le contraddizioni di uno stato democratico colonialista, rese in modo icastico da quel grido “algerino di m...!”, che si sente più volte grottescamente risuonare. Davvero un testo classico, archetipico nella sua semplicità

fabio de girolamo

giovedì sera

Il film vive della particolare commistione tra elementi stilistici di ispirazione neorealista e una struttura narrativa forte da cinema di genere. Pontecorvo mira a una cronaca documentarista tipo cinegiornale e, paradossalmente, attraverso questa scelta arriva a una narrazione serrata, molto lontana dalla dilatazione temporale del neorealismo d’annata.
Anche dal punto di vista della costruzione dei personaggi il film vive di scelte in apparenza contraddittorie, ma che ne determinano la forza. Inizia dando la sensazione di essere concentrato su un solo personaggio (Ali), di avere quindi un’impostazione narrativamente tradizionale. Poi allarga il campo, inserisce altri personaggi che diventano altrettanto protagonisti e a volte centra intere sequenze su figure che non ritorneranno più. Si trasforma in un film corale che ha la propria apoteosi nell’ultima sequenza, in cui protagonista è la massa, il popolo nella sua interezza, che prende in mano in prima persona il proprio destino. Scelta quanto mai radicale e fuori dai canoni. Ancora oggi.

francesco rizzo

venerdì sera

magnifico ritratto di una sconfitta, comunque la si pensi: quella della sinistra italiana che nel 1966 sognava ancora la rivoluzione, e nel frattempo raccontava quella dei popoli oppressi. senza sapere che si sarebbe fermata alle metafore. resta un film superbo, una riflessione politica, tattica e morale. politica, su come pilotare la conquista della libertà ("ma il difficile verrà dopo"), provando anche a dare nuove regole alla società (i bambini che fanno cadere il vecchio ubriaco: vengono in mente i fratelli musulmani, ma anche le rigide norme di comportamento richieste nel vecchio pci); tattica, sulla rivoluzione (e sulle strategie per contrastarla); morale, sulla responsabilità della società francese che non poteva fingere di non sapere che prezzo avesse il dominio sull'algeria. e lo sforzo di pontecorvo di far capire le ragioni dei francesi aumenta il valore del film. che, tra un bianco e nero di infinite sfumature e una lezione di tensione (tutta la sequenza dell'attentato, con la musica araba che sembra un battito cardiaco e un timer), è un tesoro che riemerge dal tempo.
     
carlo caspani fuori classifica L'opera di Gillo Pontecorvo, regista parsimonioso ma meritatamente
pluripremiato, dovrebbe essere materia di studio obbligatoria nelle scuole di cinema e comunicazione.
Questa Battaglia di Algeri è ben più che la capostipite del cosiddetto genere di docufiction: è impegno politico, passione, cinema d'azione e molto altro ancora. Una scena, un'inquadratura, spiegano tutto un mondo : la marcia dei parà per le strade di Algeri, l'urlo di rivolta delle donne della kasbah sono capaci, dopo cinquant'anni, di dare ancora il brivido della Storia che avanza e irrompe in un bianco e nero più efficace di qualsiasi technicolor o 3D.