gli
animatori lo hanno visto così : BENE
COSI’-COSI’
MALE
|
AFFETTI & DISPETTI |
|
DOM pom |
DOM sera |
MAR |
MER |
GIO |
VEN |
fai click QUI per vedere le critiche
dei film precedenti
roberta braccio |
domenica pomeriggio |
Raquel vive in una
gabbia/castello di cui lei si sente al tempo stesso prigioniera (se non lava
i piatti prima comunque lo deve fare di lì a poco) e regina (vedi ad
esempio le merendine) e anche i colori del film seguono
l'azione: all'inizio algidi, si riscaldano man mano che si
svegliano le sue emozioni. Raquel controlla il mantenimento
quotidiano della casa e della famiglia, ha tutti nelle proprie mani, ma si
annoia e soffre perchè è sola con il suo
potere. Ci sono piccoli segnali che questo potere si sta crepando, che le sue
certezze non sono poi così certe, ma communque
trova il modo di tenere a bada tutte queste interferenze (con le
pillole da un lato e con atteggiamenti ormai consolidati dall'altro).
Tutto questo finchè non arriva il crollo fisico ed
emotivo prima, e poi la mina impazzita che Raquel non conosce: la
vita. Un film spontaneo che deve tutto ad un'ironia graffiante, e a
qualche tocco di autentico grottesco che lo rende originale, oltre che
ad una protagonista che riesce cn maestria a
schivare di diventare una caricatura. |
giulio martini |
domenica sera |
Il giovane borgenese Silva rende omaggio alla sua "tata"
(dopo il Belleocchio de "La balia"...)
con un ritratto rabbioso e malinconico. Come ci si può asservire |
angelo sabbadini |
martedì sera |
Nuovo segnale di
vitalità del cinema cileno: Sebastiàn Silva
rappresenta con Pablo Lorraìn, Josè Torres Leiva e Matìas Bize la nuova generazione di artisti che ha raccolto con determinazione
l’eredità della storica rinascita dell’industria cinematografica del
1990. Con slavati colori pastello il giovane Silva ci racconta la storia di
una cameriera affetta dalla "sindrome dell'angelo
sterminatore" che nei lontani anni sessanta affliggeva altre
classi sociali. La particolarità dell’operazione sta tutta
nel tono cinematografico che utilizzando gli stilemi della
commedia analizza con arguzia i rapporti di classe all’interno di un
appartamento claustrofobico. Bravi gli attori e in particolare convincente
appare la performance di Catalina Saavedra nella
parte dell’ispida colf. |
carlo caspani |
mercoledì sera |
Una sorpresina cilena
apparentemente minimalista, con un lavoro di scavo psicologico sfaccettato e per
nulla banale: cameriera e datori di lavoro, adulti e adolescenti, solitudine, affetti negati...Ben più
approfondito e serio di quanto faccia presagire il banale titolo
italiano, con una protagonista sconosciuta e bravissima. |
marco massara |
giovedì sera |
Zero ‘appeal’ , niente
musica, a meno che non abbia un significato ben preciso, toni dominanti
grigio-verdi (il colore meno cinematografico) a bassissimo contrasto, un
senso dello spazio angusto e claustrofobico gestito alla perfezione . Questo è
lo stile della ‘Nana’ (il titolo italiano si arrampica un po’ sugli specchi
per dissimulare la schiettezza di quello originale) con cui si racconta la
battaglia di Raquel per conquistare e garantirsi il suo spazio vitale
all’interno degli equilibri tra il rispetto dei ruoli (la famiglia ‘padrona’
e il personale di servizio) ed il riconoscimento dell’importanza della sua
presenza per il buon funzionamento della casa. Una gestione del ‘dentro’ e
del ‘fuori ‘ di rara efficacia , rumori che diventano protagonisti
(l’aspirapolvere sembra un allarme aereo) ,l’indicazione discreta di una
‘lacuna’ nel passato di Raquel ed un finale aperto alla speranza; Raquel
riceve una scarica di energia vitale dalla reazione di Lucy al suo ripetitivo
dispetto e letteralmente ‘si mette in moto’, dapprima con passo incerto, ma via via sempre
più convinto . |
giorgio brambilla |
venerdì sera |
Questa settimana Giorgio è stato sostituito da Roberta |