gli animatori lo hanno visto così :    BENE

                                                            COSI’-COSI’

                                                            MALE

                                                

ABOUT  ELLY

 

 

DOM

pom

DOM

sera

MAR

 

MER

GIO

VEN

 

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roberta braccio

domenica pomeriggio

Chi mastica un po’ di sociologia va a nozze con questo film che sembra a tratti la resa visiva di come funziona il branco (inteso appunto sociologicamente). E’ questo l’aspetto che rende universale questa storia, al di là degli aspetti più specificamente tradizionali e culturali (vedi ad esempio il velo o le offerte votive ad inizio film). Capita dunque di riconoscersi in questo oscuro e innato istinto e, come l’amica di Elly, si rimane spaventati dalla propria capacità di mentire, di accusarsi reciprocamente, di crearsi alibi per la sopravvivenza. Un cinema che fa nascere domande e riflessioni: non ci sono spiegazioni o tesi, solo l’analisi delle reazioni umane intorno ad una protagonista che non c’è.

giulio martini

domenica sera

Se  "l' avventura" di Antonioni, si sposta dalle Eolie  alle spiagge perisane cosa  diventa ?  Un buon triller, dove l'aspetto più curioso
è la  vischiosa dimensione  "antropologica" dentro cui si  svolge l'indagine.  E' una vera  melma   ( vedi l'immagine finale...) dove la  vettura moderna  (un prodotto occidentale ) resta impantanata.  Ne usciranno ? Il regista non ci crede. Gli auspici - in arabo - della sequenza d'inizio, non sono esauditi.
Alle donne  iraniane costrette alla menzogna , come in altre pellicole musulmane di questo periodo, non resta che fuggire/ morire/ scomparire... Il film ha un bel piglio narrativo, anche se evidenti debiti con un genere "non made in Iran".

angelo sabbadini

martedì sera

La gita al Caspio come gioioso progetto di libertà! Così vive l’esperienza della vacanza un gruppo di famiglie della media borghesia iraniana. L’aspirazione si scontrerà contro le contraddizioni di una organizzazione sociale dove la morale pubblica confligge drammaticamente con i comportamenti privati. Il coinvolgente film di Asghar Farhadi allude con abili accorgimenti narrativi alla pesante situazione politica iraniana ed è recitato da un gruppo di attori teatrali di efficace impatto spettacolare. Spicca per intensità e bellezza il viso di Golshifteh Farahani l’attrice emergente della cinematografia iraniana.

carlo caspani

mercoledì sera

Uno strano "giallo" iraniano, letto in chiave simbolica e di denuncia
sociale da alcuni. Ma i sospetto, ripensandoci, è che le angosce
esistenziali e, nel finale, la perdita di lucidità nel portare a termine il racconto siano tutte del regista.

fabio de girolamo

giovedì sera

Film anomalo non solo per lo stile narrativo, più vicino al cinema di genere che alle consuetudini delle produzioni iraniane, ma anche per l’ambiente sociale a cui appartengono i protagonisti.

Ci troviamo di fronte dei borghesi benestanti e acculturati che ci tengono a sfoggiare una certa emancipazione dalla cultura media della gente che li circonda, soprattutto in tema di rapporto uomo-donna. Quando però il gioco si fa duro (come direbbe John Belushi), tutto il gruppo di amici torna gradualmente a rifugiarsi nella mentalità tradizionale, segno che l’emancipazione di cui sopra è solo di facciata.

Il film non è solo una critica sociale alla nuova borghesia iraniana, ma anche (in modo più velato) politica, a un regime che costringe i suoi cittadini ad assurdi sotterfugi e aggrovigliate argomentazioni morali per giustificare la presenza di una donna fidanzata in un innocente gruppo di gitanti al mare.

giorgio brambilla

venerdì sera

About Elly è nettamente diviso in due parti. La prima potrebbe essere l'inizio di qualuque film occidentale: formalmente si usa un linguaggio classico, contenutisticamente vediamo una sorta di scampagnata tra amici, per far incontrare una coppia. Quando il bambino è in pericolo inizia la seconda parte: la camera a mano tallona i personaggi, che progressivamente mostrano del loro peggio, fino a rivelare pregiudizi maschilisti e moralisti, coerenti con la teocrazia integralista iraniana. A quel punto Elly non è più un'eroina, ma una donna che ha tradito il fidanzato e messo gli altri in pericolo. Come in A porte chiuse di Sartre “l'inferno sono gli altri”, con le loro meschinità; solo che qui le porte a chiuderle proprio non si riesce (la casa ha i vetri rotti e il muro di cinta cadente), quindi anche tra queste persone teoricamente evolute penetra la mentalità occhiuta del paese e un “bravo ragazzo” come il fidanzato soffre soprattutto per esser stato tradito. Il film ha un valore politico proprio perché mostra quanto un'ideologia malata possa insediarsi a fondo anche in persone che cercano di estraniarsi da essa.