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Ciclo: “Top secret”
THE POST
Mercoledì 3 aprile 2019
Venerdì 5 aprile 201
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Regia |
Steven Spielberg |
Anno, durata |
USA – 2017, 118’ |
Filmografia parziale |
2016 Il GGG - Il grande gigante gentile (, 2015 Il ponte delle spie 2012 Lincoln, 2011 War Horse, 2011 Le avventure di Tintin - Il segreto dell'Unicorno, 2008 Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo, 2005 Munich, 2005 La guerra dei mondi, 2004 The Terminal, 2002 Prova a prendermi, 2002 Minority Reporttico, ………………….1973 Duel |
Interpreti |
Meryl Streep - Katharine Graham, Tom Hanks - Ben Bradlee, Sarah Paulson - Tony Bradlee, Bob Odenkirk - Ben Bagdikian, Tracy Letts - Fritz Beebe, Bradley Whitford - Arthur Parsons, Bruce Greenwood - Robert McNamara, Matthew Rhys - Robert McNamara, Alison Brie - Lally Graham Weymouth, Carrie Coon - Meg Greenfield, David Cross - Howard Simons, Jesse Plemons - Roger Clark, Michael Stuhlbarg - Abe Rosenthal, Zach Woods - Tony Essaye, David Costabile - Art Buchwald, Pat Healy - Phil Geyelin, Stark Sands - Don Graham, Michael Cyril Creighton - Jake, Austyn Johnson |
Sceneggiatura |
Liz Hannah, Josh Singer |
Fotografia |
Janusz Kaminski |
Montaggio |
Michael Kahn, Sarah Broshar |
Musiche |
John Williams |
TRAMA
1971: Katharine Graham è la prima donna alla guida del The Washington
Post in una società dove il potere è di norma maschile, Ben Bradlee è lo
scostante e testardo direttore del suo giornale. Nonostante Kay e Ben siano
molto diversi, l'indagine che intraprendono e il loro coraggio provocheranno la
prima grande scossa nella storia dell'informazione con una fuga di notizie
senza precedenti, svelando al mondo intero la massiccia copertura di segreti
governativi riguardanti la Guerra in Vietnam durata per decenni. La lotta
contro le istituzioni per garantire la libertà di informazione e di stampa è il
cuore del film, dove la scelta morale, l'etica professionale e il rischio di
perdere tutto si alternano in un potente thriller politico.
LA SUPREMA CORTE: IL
NEW YORK TIMES CONTRO GLI STATI UNITI
403 U.S. 713 ESTRATTO
DALLA SENTENZA DEL GIUDICE HUGO BLACK
“Nel
primo emendamento i Padri Fondatori hanno garantito alla libertà di stampa la
protezione che deve avere per svolgere il suo ruolo essenziale nella nostra
democrazia. La stampa doveva essere al servizio dei governati, non dei
governatori. Il potere del Governo di censurare la stampa venne abolito
affinché la stampa potesse essere sempre libera di censurare il Governo. La
stampa era protetta in modo che potesse scoprire i segreti del Governo e
informare la gente. Solo una stampa libera e senza costrizioni può
effettivamente rivelare gli inganni del Governo. È fondamentale tra le
responsabilità di una stampa libera è il dovere di impedire a qualsiasi parte
del Governo di ingannare il popolo e mandarlo in terre lontane a morire di
febbri straniere e di proiettili stranieri. Dal mio punto di vista, lungi dal
meritare la condanna per la loro coraggiosa inchiesta, il New York Times, il
Washington Post e gli altri giornali dovrebbero essere lodati per aver servito
lo scopo che i Padri Fondatori indicarono così chiaramente”.
NOTE DI REGIA
«Durante la Seconda Guerra Mondiale, la leadership femminile è stata il
motore della società. Gli uomini erano al fronte e le donne guidavano gran
parte dell’industria, ma alla fine del conflitto non sono riuscite a
capitalizzare, e non è cambiato nulla. È una lotta di potere, una battaglia dei
sessi, che continua da lungo tempo. Da parte nostra, serve un maggiore
autocontrollo, bisogna imparare che anche un no può essere una risposta. Spero
che questo film possa aiutare tutte coloro che stanno ancora cercando una voce
per farsi sentire nella notte». [Steven Spielberg]
RASSEGNA STAMPA
Come Lincoln e Il ponte delle spie,
anche il nuovo film di Spielberg è una rievocazione del passato americano,
leggibile come metafora della politica interna attuale. La storia è nota: nel
1971 il New York Times era entrato in possesso di documenti che mostravano i
retroscena del coinvolgimento degli Usa in Vietnam, ma il governo ne aveva
proibito la pubblicazione. È a questo punto che entra in scena lo spregiudicato
direttore del Washington Post (Tom Hanks), che sfida il divieto. Dopo qualche
esitazione, lo appoggia l'editrice, Katharine Graham (Meryl Streep), che
antepone le ragioni della verità ai propri rapporti personali (era buona amica
di presidenti e politici, a cominciare dal segretario alla difesa McNamara). È
in fondo la storia di un'ennesima perdita d'innocenza, che Spielberg racconta
da maestro, sfruttando al meglio i contributi del direttore della fotografia
Janusz Kaminski, della costumista Ann Roth e dei montatori Michael Kahn e Sarah
Broshar. Il copione della giovane Liz Hannah è stato riscritto da Josh Singer (Il caso Spotlight, molti episodi di West Wing), e i dialoghi sembrano
mettere a frutto la lezione delle serie tv. Teso dall'inizio alla fine, non
esente da retorica, The Post è esattamente
il film che ci si poteva aspettare dal regista su un tema simile, quasi
inquadratura per inquadratura. La differenza con le molte apologie
cinematografiche del giornalismo è nella sua chiave raro: i momenti visivamente
più forti sono i giornali che svolazzano, il ticchettare delle macchine da
scrivere, il fumo delle sigarette, le copie fresche di stampa che planano
sull'asfalto bagnato, lo scorrere delle rotative. Come a codificare visivamente
il rimpianto di un mondo scomparso, o quanto meno situando nel passato
quell'eroismo e quella capacità d'incidere nel Paese. Ma alla fine il vero
protagonista del film è l'editrice interpretata da Meryl Streep, che domina la
scena quando appare, spostando il baricentro del film verso un racconto di
coraggio femminile. La descrizione del mondo di soli uomini, in cui la Streep
entra in punta di piedi e un po' goffa, era stato scritto pensando a una
vittoria elettorale della Clinton, ma nell'anno del caso Weinstein prende un
significato imprevisto. Noi fan dell'attrice ci mettiamo comodi per goderci i
suoi virtuosismi, come si va all'opera aspettando le finezze del grande
soprano: l'inciampare accennato, i movimenti delle mani, le esitazioni e i
colpetti di tosse dell’“attrice più sopravvalutata d'America” (secondo Trump),
giunta alla ventunesima nomination agli Oscar. (Emiliano Morreale, La
Repubblica, 1 febbraio 2018).
“Tutto The Post è da considerarsi una "lecture", una lezione di
storia e di cinema. Se a qualcuno l'accademismo divulgativo di Spielberg
irrita, pace. Tuttavia nessuno può negarne la maestria: di questo si tratta, e
solo questo permette a un regista di offrire agli spettatori un ruolo da
discenti. Insomma, se The Post è una
conferenza democratica travestita da film di finzione, è necessario che il docente
dimostri di essere il miglior oratore possibile, grazie alle sue tecniche
discorsive e al grado di ipnotizzato stupore che suscita negli ascoltatori.
Questo effetto Spielberg lo ottiene servendo al meglio la bella sceneggiatura
di Liz Hannah e Josh Singer, e soprattutto concentrando in due ore un manuale
di stile cinematografico scintillante e infallibile”. (Roy Menarini,
MyMovies.it)
(scheda a cura di Matteo Mazza)
IL
PROSSIMO FILM (10-12 APRILE) RESTA AL
MOMENTO DA DEFINIRE A CAUSA DELLA INDISPONIBILITA’ DI
“FUMO DI LONDRA”