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Giornata
della memoria Lettere
da Berlino Mercoledì 30.01.2019 Venerdì 01.02.2019 |
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Regia |
Vincent Perez |
Filmografia |
Pelle d’angelo (2002) |
Genere |
Drammatico storico |
Interpreti |
Emma Thompson, Brendan Gleeson Daniel Brühl. |
Fotografia / montaggio |
fCristoph Beaucarne / |
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TRAMA
Berlino, 1940. All'indomani
dell'occupazione di Parigi da parte delle truppe tedesche, una lettera della
Wehrmacht notifica la morte del figlio di Otto e Anna Quangel sul fronte
francese. Caduto per la patria e in nome del Führer, Hans era la bella ragione
di vita di Otto e Anna che inconsolabili intraprendono una resistenza
silenziosa con carta, penna e scrupolo. Munito di guanti per non lasciare
impronte, Otto redige cartoline antinaziste che deposita in luoghi strategici
con la speranza di risvegliare la coscienza tedesca e porre fine alla follia hitleriana.
Assoldato l'ispettore della Gestapo Escherich, inizia una serrata caccia
all'uomo
RASSEGNA STAMPA
Non è affatto
vero che Hitler non conobbe oppositori in Germania, che la popolazione tedesca
era un blocco filonazista monolitico, vero è quanto fosse difficile dissentire
con azioni dirette non appena il dittatore prese il controllo delle istituzioni
nazionali. Questo non convalida né tantomeno giustifica il consenso della
nazione a un capo scellerato ma aiuta ad avvicinare la complessità delle scelte
morali che uomini e donne hanno dovuto affrontare in tempi in cui l'unica
libertà permessa agli individui era l'adeguamento alla volontà del partito,
l'unico valore sociale legittimato quello della denuncia.
Trasposizione del romanzo resistente di Hans Fallada ("Ognuno muore
solo"), Lettere da
Berlino è la storia di una coppia che alla morte del figlio si
risveglia da un abbaglio e 'spedisce' ai suoi concittadini cartoline postali
con appelli alla ribellione. Ma in fondo quello che si aspettano i protagonisti
è di essere denunciati dal vicino o da un collega di lavoro perché nella
Berlino degli anni Quaranta la delazione era considerata il dovere civico per
eccellenza.
Se un merito ha il film 'in costume' di Vincent Perez è quello di parlare dei
crimini del nazismo non solo nelle forme di disumanizzazione concretamente
messe in atto ma anche nella normalità della vita quotidiana. Dal buio profondo
del conformismo generale, il regista pesca Otto e Anna Quangel, una coppia
della working class
che riuscì a ragionare da sola, libera da preconcetti e pregiudizi. Ispirati a
Otto ed Elise Hampel, giustiziati nel 1943, i protagonisti 'vuotati' dal dolore
della perdita guardano finalmente agli eventi nella loro dimensione reale,
acquisendo la forza di giudicarli, di contestarli, di combatterli. Film di
attori così efficaci da rendere tollerabile l'ambizione internazionale di
Pérez, nella versione originale Emma Thompson e Brendan Gleeson parlano inglese
con accento tedesco, Lettere
da Berlino racconta come la vita degli individui fosse controllata
nei pensieri, nelle emozioni, nei comportamenti e condizionata dal meccanismo
della delazione, l'invenzione sociale più riuscita e ferale di tutto il sistema
nazista, poi ripresa col medesimo 'successo' da quello sovietico.
Attore e regista tedesco da parte di madre, Vincent Pérez fa i conti con
un'eredità che sente pesante, emergendo dalla follia collettiva di una nazione
diciotto cartoline (mai denunciate) e due uomini
giusti, che s'impegnarono a mantenere la propria autonomia, senza
abdicare la dignità e difendendo l'idea stessa di umanità. La forza del tema e
il potere edificante della storia originale non trovano tuttavia un
corrispettivo formale all'altezza. Pérez predilige una struttura classica,
nessuna audacia, alcuna asprezza.
Lettere da Berlino
è un thriller emozionale prima che storico e politico che spinge avanti la
relazione dei coniugi protagonisti ma manca la disperazione e l'insensatezza
(assennata), motori della loro insubordinazione. Tutti gli altri personaggi
finiscono per mancare di profondità e coerenza, su tutti l'ispettore di Daniel
Brühl, il cui passaggio da sadico nazista a funzionario pentito non contempla
le nuance.
Troppo facile risolvere la struttura ideologica del regime nei segni esteriori
(bandiere naziste e saluto hitleriano), difficile invece dire in inglese una
colpa tedesca. La lingua di 'accoglienza' cancella l'identità originale di
questa storia, rinforza la rimozione e produce un distacco emotivo, disertando
il complesso significato di resistenza nella società civile e abitando sonorità
(e logiche) separate dalla memoria del corpo.
Da Mymovies.it
La didascalia
finale rende omaggio alla memoria di una coppia che tra il 1940 e il 1943 si
oppose a Hitler seminando in giro per Berlino cartoline che chiedevano ai
concittadini di ribellarsi. Il regista Vincent Perez ha tratto il suo film dal
romanzo Ognuno muore solo pubblicato dal tedesco Hans Fallada nel 1947, l'anno
della sua morte. È la storia di Otto e Anna Quangel, operai, che dopo aver
ricevuto la comunicazione della morte del loro unico figlio Hanssul fronte
francese intraprendono il loro cammino di resistenza silenziosa. Ma, apprende
Otto dal poliziotto che infine lo ha stanato, delle 285 cartoline scritte
soltanto diciotto non sono state immediatamente recapitate alle autorità
naziste. Sgradevole verità che scagiona il film, ove si pensasse che concede
eccessivo credito al non conformismo dei sudditi di Hitler, dall'eventuale
sospetto di idealizzazione. Accanto all'onorevole prestazione di Daniel Bruhl
come ispettore, giganteggiano Emma Thompson ma soprattutto il massiccio e
impenetrabile Brendan Gleeson.
Da Repubblica
In auge negli anni Trenta, lo scrittore tedesco Hans
Fallada ha avuto un rilancio internazionale nell'ultimo decennio (da noi lo
pubblica Sellerio). Pur figura controversa per via di qualche compromesso con
il regime nazista, hitleriano non fu mai; e non è un caso che Primo Levi abbia
definito Ognuno muore solo, da cui è tratto il film Lettere da Berlino, come
uno dei più bei romanzi sulla resistenza antinazista.
Da La stampa
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Scheda a cura di marco
massara