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Ciclo: “Cinema da sogno”
LA LA LAND
Mercoledì 13 dicembre
2017
Venerdì 15 dicembre
2017
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Regia |
Damien Chazelle |
Anno, durata |
2016; 127’ |
Filmografia parziale |
Whiplash (2014); La La Land (2016) |
Soggetto |
Damien Chazelle |
Interpreti |
Ryan Gosling (Sebastian Wilder), Emma Stone (Mia Dolan), John Legend (Keith, J. K. Simmons (Bill), Rosemarie DeWitt (Laura Wilder) |
Sceneggiatura |
Damien Chazelle |
Fotografia |
Linus Sandgren |
Montaggio |
Tom Cross |
Musica |
Justin Hurwitz |
Note |
Il film è stato presentato il 31 agosto 2016 in anteprima e in concorso al Festival di Venezia 2016, dove è stato anche il film d'apertura della cerimonia. La La Land ha ricevuto 14 candidature ai Premi Oscar 2017, eguagliando il primato di film come Eva contro Eva di Joseph L. Mankiewicz e Titanic di James Cameron. Si è aggiudicato 6 Premi Oscar: Regista, Attrice protagonista (Emma Stone), Fotografia, Scenografia, Colonna sonora, Canzone originale. |
TRAMA
L'intensa e burrascosa storia d'amore tra un'attrice e un musicista
che si sono appena trasferiti a Los Angeles in cerca di fortuna. Mia è
un'aspirante attrice che, tra un provino e l'altro, serve cappuccini alle star
del cinema. Sebastian è un musicista jazz che sbarca il lunario suonando nei
piano bar. Dopo alcuni incontri casuali, fra Mia e Sebastian esplode una
travolgente passione nutrita dalla condivisione di aspirazioni comuni, da sogni
intrecciati e da una complicità fatta di incoraggiamento e sostegno reciproco.
Ma quando iniziano ad arrivare i primi successi, i due si dovranno confrontare
con delle scelte che metteranno in discussione il loro rapporto. La minaccia
più grande sarà rappresentata proprio dai sogni che condividono e dalle loro
ambizioni professionali.
RASSEGNA STAMPA
“Basta la prima sequenza (...) a far sì che il fan
più esigente del musical si ritrovi subito a casa propria. E si emozioni.
Perché negli ultimi vent'anni anche i film musicali di enorme successo (Moulin Rouge!, Mamma mia!) gli raccontavano, in fondo, che il suo genere favorito
non c'era più. Con La La Land,
invece, un cineasta appena trentenne e alla terza regia, Damien Chazelle, lo fa
risorgere in tutto il suo splendore; e senza cadere nella trappola dell'omaggio
nostalgico o del calco semantico, ma riproducendo le atmosfere, i colori, lo
stile musicale e coreografico dei grandi classici. Come ogni musical che si
rispetti, anche quello di Chazelle racconta una storia d'amore incastonata in
una 'success story': anzi in due. (...) Certo, sono passati molti anni dai
capolavori di Stanley Donen e Vincente Minnelli. Quindi non solo la storia è
ambientata ai nostri giorni (una scena d'amore, ai tempi, non poteva essere
interrotta da un telefonino), ma anche la retorica del sogno da realizzare
s'incrina, il successo ha un prezzo e, se mai arriva, si paga con la rinuncia
ai desideri più veri. Quel che resta, però, è l'incanto di un mondo sospeso tra
il reale e l'onirico, dove l'azione può essere interrotta da un momento
all'altro, con la massima naturalezza, da un 'numero' di danza e di canto. Chi
ricorda l'età d'oro di Hollywood riconoscerà anche le figure narrative proprie
del musical classico: come le 'sequenze a episodi' che, a intervalli,
riassumono le fasi della vita dei due protagonisti. (Roberto Nepoti, La Repubblica, 26 gennaio 2017)
“La sagacia del film risiede, tra l'altro, nel
permettere una duplice possibilità di ricezione: quella, appunto, prepotente e
immediata garantita dal classico leitmotiv del “boy meets girl” e quella indotta dalla strisciante sensazione che
sia inesorabilmente destinato a disgregarsi non tanto o non solo il nerbo di
qualsiasi coppia, beni quello della macchina cinema così come l'abbiamo
conosciuta sino a oggi. È solo in questa chiave, infatti, che può funzionare il
difficile equilibrio tra l'apparente invito ad abbandonarsi a un'ordinaria
nostalgia del passato e le invisibili didascalie intente a segnalare come il
fascino e l'emozione del film si basino in realtà sull'inutilità di
rimpiangerlo. Al di là dell'estrema gradevolezza degli snodi tra ballo, canto e
dialogo sospesi sui virtuosismi della fotografia, la colonna sonora e il
montaggio, è ancora quest'equilibrio che sorregge le figure non propriamente
fulgide della Stone (attrice brava ma oltremodo sopravvalutata) e del finto
Bogart Gosling, le droga, per così dire, al momento delle grandiose aperture
favolistiche e le rende funzionali alle loro proporzioni drammaturgiche così
minimalistiche, per esempio, rispetto a quelle della Kidman e McGregor nel
vertiginoso sincretismo pop di Moulin
Rouge”. (Valerio Caprara, Il Mattino,
27 gennaio 2017)
“Non si pensi però a un'operazione cervellotica,
teorica. Chazelle vuole appassionare, far funzionare il marchingegno, e ci
riesce, anche se chissà che effetto avrà sul pubblico questo unire riflessione
nostalgica e voglia di coinvolgere. I numeri musicali sono pieni di idee, e le
musiche di Justin Hurwitz belle e benissimo orchestrate, tra semplicità delle
melodie, gusto rétro e accensione ritmica. Nonostante le lungaggini della
seconda parte, quando si devono dipanare gli snodi obbligati della vicenda,
l'insieme fila bene, e ha un bel colpo di coda nel finale, che non sveliamo ma che
ancora una volta unisce entusiasmo e malinconia, mostrando la storia come un
insieme di assenze e di atti mancati, e rivendicando la possibilità del cinema
di consolare, e di riscattare il vuoto delle nostre vite.” (Emiliano Morreale, La Repubblica, 1 settembre 2016)
“È ancora tempo di musical? Forse quel mondo è
passato per sempre ma la bella riflessione/ricostruzione che ci ha offerto
Damien Chazelle con La La Land ha
sicuramente conquistato la stampa accreditata alla Mostra, che ha applaudito
con calore il film d'inaugurazione. E a ragione, perché dopo i facili
virtuosismi del precedente Whiplash,
questo film alza il tiro della riflessione e dell'ambizione, confrontandosi non
tanto con l'età d'oro del musical ma piuttosto con alcuni dei “sogni” che ne
sono alla base (del genere ma anche del cinema tout court) per spiegarne la verità e la falsità insieme, la forza
costruttiva e la trappola distruttiva. (...) La forza e il fascino del film di
Chazelle è nella distanza che sa mettere tra la storia romantica che i musical
(e il cinema) di solito raccontano e i compromessi che richiede la vita di
tutti i giorni. Una distanza raccontata però con il fascino e l'eleganza delle
canzoni e del ballo. Certo, si capisce benissimo che né Mia né Sebastian sono
dei bravi ballerini (ma la Stone e Gosling sono bravissimi quando recitano),
eppure i loro passi un po' meccanici e i loro corpi un po' trattenuti fanno
parte del gioco, della voglia del regista-sceneggiatore di sottolineare
l'inattualità dei film che raccontano ancora i sogni e insieme il loro fascino
imperituro. Ecco, forse inattualità è la parola perfetta per entrare nello
spirito del film e capirne la bellezza e la verità. (...) Come una specie di
pendolo che non si ferma mai, La La Land
oscilla continuamente tra il fascino coinvolgente delle canzoni di Justin
Hurwitz (musiche) e Benj Pasek e Justin Paul (parole) e le incomprensioni o i
fallimenti che incrinano le vite reali, tra la bellezza del cinema di una volta
(...) e il fatto che la pellicola finisca per rompersi e bruciare, mentre il
glorioso cinema Rialto deve chiudere. E se nel planetario dove Nicholas Ray
aveva girato le scene con James Dean i due possono sognare di ballare tra le
nuvole, poi quel panorama sembrerà a tutti e due molto brutto. Suggellando con
un'ultima, struggente scena, il fatto che i film e la vita non vanno sempre con
lo stesso passo. Ma che forse i primi sono indispensabili per la seconda”.
(Paolo Mereghetti, Corriere della Sera,
1 settembre 2016)
Ci vediamo il 10/12 gennaio con IL
CLIENTE, di A. Farhadi, 2016, 124’
(scheda a cura
di Matteo Mazza)