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Cinema dell’altro
mondo La isla minima Mercoledì 17.01.2018 Venerdì 19.01.2018 |
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Regia |
Alberto Rodríguez |
Filmografia |
El factor Pilgrim (2000), El traje (2002), 7 vírgenes (2005), After (2009), Grupo 7 (2012), La isla mínima (2014), L'uomo dai mille volti (El hombre de las mil caras) (2016) |
Origine, Durata |
Spagna, 2014 – 105’ |
Interpreti |
Raúl Arévalo: Pedro Suarez; Javier Gutiérrez Álvarez: Juan Robles; Antonio de la Torre: Rodrigo; Nerea Barros: Rocío; Salva Reina: Jesús. |
Sceneggiatura |
Alberto Rodríguez, Rafael Cobos |
Fotografia |
Álex Catalán |
Montaggio |
José Manuel García Moyano |
Musica |
Julio de la Rosa |
TRAMA
Spagna, 1980. In un piccolo villaggio del profondo sud,
in cui il tempo sembra essersi fermato, si è insediato un serial killer
responsabile della scomparsa di molte adolescenti delle quali nessuno sembra
interessarsi. Ma quando due giovani sorelle spariscono durante le festività
annuali, la madre spinge per un'indagine e due detective della omicidi, Juan e
Pedro, arrivano da Madrid per cercare di risolvere il mistero. Entrambi hanno
una vasta esperienza nei casi di omicidio, sebbene differenti nei metodi e
nello stile, ma ben presto si trovano a dover fronteggiare ostacoli per i quali
non sono preparati.
NOTE DI REGIA
«La isla
mínima nacque alcuni anni fa, in una
mostra fotografica che ero andato a visitare con Alex Catalán, direttore della
fotografia e mio buon amico. Atín Aya, il fotografo di Siviglia, si era
dedicato a catturare le ultime vestigia di uno stile di vita che era esistito
per secoli nelle paludi del fiume Guadalquivir. Molte delle fotografie erano
ritratti di abitanti del posto e mostravano un misto di rassegnazione,
diffidenza e durezza che erano parte di quei volti congelati nel passato e che,
con la meccanizzazione del lavoro, molto probabilmente non avrebbero avuto un
futuro duraturo. La mostra rifletteva la fine di un’era, di un’epoca. Questo è
stato il mio primo contatto con La Isla, un paesaggio crepuscolare, adatto a un
western di fine secolo. Per alcuni mesi, durante il 2009, con Rafael Cobos
abbiamo giocato con la possibilità di scrivere un “noir”, traendo ispirazione
dal romanzo di Bolaño 2666 e da film
come Il mostro di Mägendorf di
Ladislao Vajda, e altri: Memories of
Murder, Chinatown, Giorno maledetto, ecc. Come fonte di
ispirazione avevamo anche tutto quello che le paludi evocavano in noi, un magico
e misterioso luogo in cui la ricchezza e il potere hanno vissuto spalla a
spalla con il dolore e la tristezza di personaggi che sono il risultato di un
passato politico e sociale. Con tutte queste informazioni a disposizione
abbiamo iniziato a scrivere la storia. Abbiamo deciso di ambientarla nel 1980,
un anno di grandi tensioni politiche in Spagna, una tensione che doveva essere
percepita in sottofondo, come un digrignare di denti».
RASSEGNA STAMPA
“Acclamato in Spagna, set
andalusi cult, 10 Goya in tasca, arriva il noir alla True detective con la strana coppia di investigatori (...). Il
regista Alberto Rodriguez, con attori di prensile espressività, ci guida a
vista in strani panorami quasi paranormali, twilight
zone dove prosperano superstizioni e pistola, nel faticoso momento storico
in cui la patria e l'Europa tutta è l''Isla mínima' (...). Ritmo a tensione
alternata col pensiero, un gran inseguimento by night, e la malsana sensazione
che alcuni carnefici rimangono in pista." (Maurizio Porro, 'Corriere della
Sera', 3 dicembre 2015)
"Più che passabile giallo
spagnolo, cupo e desolato, sia nei luoghi sia nei personaggi (...). Non tutto è
chiaro nel fitto intrigo, ma colpiscono la malinconia e lo squallore di
un'Andalusia lontana dagli stereotipi turistici". (Massimo Bertarelli, 'Il
Giornale', 3 dicembre 2015)
"Un mondo di precarietà, di
degrado sociale e morale negli anni difficili e tesi, successivi a una quasi
quarantennale feroce dittatura, raffigurato e raccontato dallo. Un
lungometraggio, in cui egli, con originalità, elabora situazioni, personaggi e
soluzioni narrative del thriller e del noir hollywoodiano, da Chinatown a Le paludi della morte, firmando un racconto di inquietudini
personali e collettive, sottilmente coinvolgente, rimarchevole per il secco
realismo, per l'attenzione rigorosa ai dettagli e per un modulato crescendo di
svelamenti (ad esempio, le notazioni attinenti alle condizioni di salute di
Juan). Un racconto, che, metaforicamente, descrive lo “stato delle cose” in un
drammatico momento storico della nazione iberica, sospesa fra un doloroso
passato e un possibile futuro, meta di un faticoso e ancora incerto processo di
ritorno alla democrazia: una realtà evidenziata sia dal comportamento e dalle
convinzioni più o meno esplicite dei protagonisti, sia da ragguagli e rimandi
insiti nella vicenda come quelli riguardanti agitazioni e turbolenze sociali.
Una realtà, suggerita nei titoli di testa e in seguito ribadita, da eloquenti
inquadrature totali dall'alto: uno scenario labirintico di strade sterrate e di
sentieri lungo la foce del fiume Guadalquivir, fra le risaie e le isole della
palude." (Achille Frezzato, 'L'Eco di Bergamo', 29 dicembre 2015)
“La isla minima di Alberto Rodríguez è un
raro esempio di noir europeo che riesce a rassodare i canoni del genere
attraverso una chiara ricognizione sul passato che esplicita il suo valore
simbolico senza lasciare che soffochi la narrazione. L’indagine dei due
investigatori diventa ben presto un viaggio nel cuore di tenebra di un paese
allo stesso tempo ansioso di dimenticare e incapace di rimuovere. È nelle
difficoltà relazionali con la gente del luogo, nella diffusa mancanza di
fiducia – nelle istituzioni e, più in generale, nell’altro –, nel machismo
ormai depotenziato di un mondo che non esiste più, nell’incapacità di decifrare
il presente e i suoi mutamenti, che l’inchiesta continuamente s’incaglia e si
affossa […] La isla minima è un
giallo morale che scandaglia l’anima profonda di un tempo di transizione,
rinunciando a ogni pulsione rasserenante per mettere in scena un quadro torbido
come quell’acqua di palude che sembra non scorrere mai”. (Federico Pedroni,
cineforum.it)
“Sarebbe
sbagliato, però, e non solo ingeneroso nei confronti di Alberto Rodríguez,
sceneggiatore e regista, esaurire i meriti del suo film nella capacità di
emulare le atmosfere delle migliori produzioni statunitensi. E, a scanso di
equivoci, c’è da sottolineare che qui, di plagio non ce n’è nemmeno il vago
sospetto. No, La isla mínima è
"semplicemente" un thriller neo-noir di ottima fattura, che pone la
produzione europea sullo stesso livello di quella d’oltreoceano, che ha portato
a casa 10 premi Goya e che, soprattutto è in grado di associare al suo valore
come opera di genere l’abilità di riflettere senza retoriche o moralismi sulla
storia recente, e complessa, del paese da cui proviene. Affogate nelle paludi,
nelle atmosfere minacciose e nei volti implicitamente o esplicitamente ostili,
o nei conflitti interiori dei due protagonisti, le tante questioni legate alla
Spagna e al franchismo tornano a galla gonfie e deturpate, cadaveri del rimosso
con i quali ci si trova costretti a fare i conti”. (Federico Gironi,
comingsoon.it)
Film in
programma 24/26 gennaio 2018: AUSTERLITZ,
di S. Loznitsa, 2016, 94’
(scheda a cura di Matteo Mazza)