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Ciclo: “Cinema a km zero”
INDIVISIBILI
Mercoledì 22 novembre
2017
Venerdì 24 novembre
2017
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Regia |
Edoardo De Angelis |
Anno, durata |
2016; 100’ |
Filmografia parziale |
Mozzarella Stories (2011); Perez. (2014); Vieni a vivere a Napoli, registi vari (2016); Indivisibili (2016) |
Soggetto |
Nicola Guaglianone |
Interpreti |
Angela Fontana (Viola); Marianna Fontana (Dasy); Antonia Truppo (Titti); Massimiliano Rossi (Peppe); Tony Laudadio (Nunzio); Marco Mario de Notaris (Nando); Gianfranco Gallo (Don Salvatore); Gaetano Bruno (Marco Ferreri); Peppe Servillo (Alfonso Fasano); Antonio Pennarella (Salvo Coriace). |
Sceneggiatura |
Edoardo De Angelis, Barbara Petronio, Nicola Guaglianone |
Fotografia |
Ferran Paredes Rubio |
Montaggio |
Chiara Griziotti |
Musica |
Enzo Avitabile |
Note |
David di Donatello 2017 per: Miglior sceneggiatura originale, Produttore, Attrice non protagonista (Antonia Truppo), Musicista, Canzone originale ("Abbi pietà di noi") e Costumista. Globo d'oro 2017 per la Miglior musica. Nastro d'argento 2017 per: Miglior soggetto, Produttore, Costumi, Colonna sonora e Canzone originale ("Abbi pietà di noi"). |
TRAMA
Viola e Dasy sono due gemelle siamesi che cantano ai matrimoni e alle
feste e, grazie alle loro esibizioni, danno da vivere a tutta la famiglia. Le
cose vanno bene fino a quando non scoprono di potersi dividere perché il loro
sogno è la normalità...
NOTE DI REGIA
«Questo è un film sulla separazione e sul dolore che comporta. Ho
ragionato sull’idea che a volte, per crescere, bisogna farsi del male,
rinunciare ad un pezzo di sé stessi. Ho cercato un’immagine che rappresentasse
al meglio questo concetto e l’ho trovata: due gemelle siamesi appena
maggiorenni che scoprono di potersi dividere. Due ragazze attaccate per il
bacino che, guardate singolarmente, dovevano essere belle per permettermi di
realizzare quell’equilibrio tra attrazione e repulsione che è la linea guida estetica
di ogni inquadratura che compongo. Io vedo il mondo così: sempre in bilico tra
la bellezza e la bruttezza. La frequentazione assidua di questo bilico mi ha
portato ancora una volta a Castelvolturno. C’ero già stato, è vero, infatti
questo film comincia dove finiva il precedente, sulla riva destra del Volturno.
Quel territorio è un simulacro straziato di una bellezza passata, materiale perfetto
per costruire la gabbia dalla quale i miei uccellini vogliono disperatamente scappare.
Il loro sogno è la normalità: un gelato, viaggiare, ballare, bere vino senza
temere che l’altra si ubriachi… fare l’amore. “Perché sono femmina”. Per raccontare
questa storia ho voluto riprese sempre un po’ fuori tempo, come la vita». [Edoardo
De Angelis]
RASSEGNA STAMPA
«Sul litorale di Castel Volturno (i luoghi di Perez), distratto da musica neomelodica,
le magnifiche canzoni di Enzo Avitabile, regna il potere del grottesco, della
smorfia (...). Nella seconda parte il film va un po' in panne col barcone del
bunga bunga ma in un crescendo di orrori poi recupera un finale atroce che
racconta i baratri dell'Italia di oggi. Favola nera che ogni tanto si
trasfigura come Jeeg Robot quasi che
il cinema non possa reggere l'urto. (...) le gemelle Angela e Marianna Fontana,
sono eccezionali, utilizzando l'handicap come un virtuosismo da premio».
(Maurizio Porro, Corriere della sera,
29 settembre 2016)
«Sotto il cielo plumbeo di un hinterland senza
speranze, al centro di un film potente e affascinante, le protagoniste (...),
compiono il miracolo di un esordio straordinario». (Fulvia Caprara, La Stampa, 29 settembre 2016)
«(...) il punto forte di Indivisibili non è il racconto. È la presenza stessa di quelle due
ragazze, così unite - da sempre - che condividono emozioni e piaceri se non
pensieri e desideri. È l'unione fra i loro volti antichi e il dialetto che
parlano, infantile e sfacciato, immediato e corrotto. È il contrasto fra la
semplicità dei loro sogni e la bruttezza senza riscatto del paesaggio che le
circonda, spiagge sporche, barche in secca, ponti sul nulla, caseggiati immensi
e remoti. Un paesaggio autentico che nessuno scenografo oserebbe inventare ed è
uno dei punti in comune tra il film di De Angelis, così potente benché
imperfetto, e il suo più esplicito antecedente: il Marco Ferreri di La donna scimmia, 1964, misconosciuto
capolavoro in cui l'imbonitore Ugo Tognazzi esibiva nelle fiere la moglie
pelosissima Annie Girardot (e poi il suo corpo imbalsamato insieme a quello del
bambino per cui era morta di parto, un finale così estremo che il produttore
Ponti lo fece tagliare). Una filiazione consapevole, tanto che De Angelis
battezza uno dei personaggi proprio Marco Ferreri. Anche se ciò che allora era
profezia, ipotesi, deriva fantastica, oggi assume i toni dimessi e quasi
quotidiani di una realtà già nota e riconoscibile». (Fabio Ferzetti, Il Messaggero, 28 settembre 2016)
«Utilizza spunti di superstizione popolare di cui si nutrono cronache e
programmi televisivi, li rimescola e manipola secondo il gusto della commedia,
accompagnati dalla musica (che fa da coprotagonista) di Enzo Avitabile. Il
segreto del film è proprio nel saper padroneggiare i diversi materiali
(superstizione, commedia. dramma adolescenziale, conflitto sociale, musical),
obliquo rispetto agli scenari campani (siamo a Castelvolturno), con una perenne
sensazione di aver già visto scene e situazioni pur nell'originalità del
racconto. (...) Sono due rivelazioni le protagoniste esordienti (...). Tutti
gli elementi della commedia drammatica “napoletana”, diventano più cupi con
questa particolare connotazione “casertana”: le componenti di umorismo e
dialetto, canzoni, citazioni, prediche di un prete senza scrupoli, uno
spettacolare gruppo di interpreti ne fanno un film di gusto inaspettato».
(Silvana Silvestri, Il Manifesto, 4
settembre 2016)
«Ci sono luoghi che sembrano 'volere' che un film
venga girato nel loro ambito. Questa è l'impressione che si ha vedendo Indivisibili in
cui il territorio abusato di Castelvolturno si propone come il contesto ideale
per una storia in cui la separazione ha il prezzo di un dolore non solo fisico.
Edoardo De Angelis torna lì dove aveva chiuso la sua opera precedente e, grazie
a due giovanissime attrici assolutamente in grado di portare sulle loro spalle gran
parte della forza del film, ci presenta uno spaccato della società in un'area
tormentata della Campania. Essere unite 'per sempre' è, per Viola e Dasy, una
condizione che è stata loro descritta come ineluttabile. Ma non è così e quando
si scopre che un intervento chirurgico è possibile per loro il futuro assume
connotazioni non solo impensate ma anche fino ad allora impensabili. Potrebbero
lasciarsi alle spalle lo sfruttamento che un padre rapace e una madre imbelle
fanno dei loro corpi. Potrebbero anche mettere in condizione di non nuocere
alle anime un prete che fa leva su superstizioni ataviche nonché un sedicente
produttore discografico interessato più al loro essere freak e quindi
sessualmente diverse che non alle loro voci. È una storia d'amore sororale
quella che ci viene proposta, un amore in cui una delle due chiede di poter
respirare autonomamente l'ossigeno della vita trovando un ostacolo nell'altra
ma è anche qualcosa di più e di diverso, andando forse al di là delle stesse
intenzioni del regista. Perché finisce con il parlarci di una terra e di un
popolo che faticosamente (e pagando costi elevati) cerca, nonostante tutto, di
mostrare a sé stesso e agli altri di poter trovare la forza per dividere, per
separare la propria immagine da quella del malaffare e della criminalità,
camorristica e non». [Giancarlo Zappoli, Mymovies.it]
Ci vediamo il 29 novembre e il 1
dicembre con LA TENEREZZA, di G. Amelio, 2017, 103’
(scheda a cura
di Matteo Mazza)