Poster Il cliente  n. 0

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Cinema dell’altro mondo

Il cliente

Mercoledì   10.01.2018

Venerdì       12.01.2018

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Regia

Asghar Farhadi

Filmografia

Dancing in the Dust (2003), The Beautiful City (2004), Chaharshanbe Suri (2006), About Elly (2009), Una separazione (2011), Il passato (2013), Il cliente (2016)

Origine, Durata

Iran, Francia, 2016 – 125’

Interpreti

Shahab Hosseini (Emad), Taraneh Alidoosti (Rana), Babak Karimi (Babak), Farid Sajjadihosseini (Il cliente), Mina Sadati (Sanam), Maral Bani Adam (Kati), Mehdi Kooshki (Siavash), Emad Emami (Ali), Shirin Aghakashi (Esmat), Mojtaba Pirzadeh (Majid), Sahra Asadollahe (Mojgan), Sam Valipour (Sadra), Ehteram Boroumand (Sig.ra Shahnazari)

Sceneggiatura

Asghar Farhadi

Fotografia

Hossein Jafarian

Montaggio

Hayedeh Safiyari

Musica

Sattar Oraki

 

 

TRAMA

 

Emad e Rana, sono una giovane coppia di attori costretta a lasciare il loro appartamento al centro di Teheran a causa di urgenti lavori di ristrutturazione. Un amico li aiuta a trovare una nuova sistemazione, senza raccontare nulla della precedente inquilina che sarà invece la causa di un "incidente" che sconvolgerà la loro vita.

 

RASSEGNA STAMPA

"Giustamente ammirato per «Una separazione» e «Il passato», l'iraniano Farhadi si conferma con «Il cliente» un cineasta del tutto degno della vetrina internazionale anche senza il supporto della critica terzomondista per principio. Essendo soprattutto un ottimo sceneggiatore, anche stavolta coinvolge abilmente lo spettatore in un blando quanto raffinato intrigo giallo, riuscendo, in particolare, a posizionare i personaggi in un labirinto di comportamenti e sentimenti che per una volta non sembra esagerato definire antonioniano. (...) L'affiorare di una serie d'impasse psicologici in una quotidianità facilmente incrinabile deve ai magnifici interpreti la chance di farsi metafora non declamatoria, bensì thrilling della condizione umana in bilico nel tormentato Paese degli ayatollah." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 12 gennaio 2017)

"È un giallo particolare, dostoevskjiano, su delitto e castigo, la traduzione dei crimini e misfatti e dei match point di Woody Allen: introduce il caso e l'equivoco, seminando le prove si arriva volendo fino a Edipo re. (...) Farhadi vuol credere in una soluzione, è straordinario nel calare le figure reali, quotidiane, dimesse, nella dimensione etica della giustizia: inquadra i volti espressivi dei suoi attori e, senza farsi accorgere, la cinepresa esce dalle mura di casa, dalla città, punta sul cielo e sulle stelle, in cerca del luogo ideale che sappiamo non esistere ma il cinema continua a cercare." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 5 gennaio 2017)

"Una trasformazione che Farhadi racconta con la sua abituale abilità di scrittura (rivelando volta per volta nuovi elementi del plot) e una messa in scena apparentemente minimalista ma capace di estrarre il meglio dai suoi straordinari interpreti. Mentre impartisce una «lezione» di comprensione umana e laica per niente scontata in un Paese come l'Iran." (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 22 maggio 2016)

"(...) Il buon cinema si fa con i dubbi e le ambiguità. Come ricordava l'ultimo film in gara, il bellissimo 'Il cliente' di Ashgar Farhadi (...). Che torna a lavorare sul lento accumulo di indizi, e su un progressivo ma impercettibile ribaltamento del punto di vista (e della morale). Tenendo l'occhio fisso sulla società iraniana e le sue contraddizioni. (...) Il tutto raccontato con tale abbondanza di sottotrame e dettagli (il teatro, la scuola, il vicinato) che 'Il cliente' diventa un'appassionante radiografia dell'Iran." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 22 maggio 2016)

"(...) uno dei film più belli e applauditi della selezione (...). Ancora una volta Farhadi, le cui sceneggiature dovrebbero essere oggetto di studio da parte degli studenti di cinema, costruisce la sua storia attraverso piccoli, progressivi disvelamenti che spostano continuamente il punto di vista sui personaggi facendocene cogliere nuove sfumature a ogni scena, così che buoni e cattivi, i cui contorni non sono mai così netti, si scambiano continuamente di posto. Ne emerge il racconto di un dramma personale che molto ha in comune con quello del commesso viaggiatore di Miller e che si staglia sull'affresco di un paese dove onore e rispettabilità sono delle vere e proprie ossessioni sociali, al punto da trasformare le vittime in intransigenti e irragionevoli carnefici." (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 22 maggio 2016)

“Asghar Farhadi torna a Teheran per proporre una vicenda in cui azione teatrale e quotidianità finiscono con il ritrovarsi in una specularità significante. Il regista fa sì che sin dall'inizio questa dimensione venga sottolineata facendo diretto riferimento alla messa in scena. Ci ricorda cioè la nostra posizione di spettatori invitandoci a leggere la duplice finzione (teatrale e cinematografica) e ad individuarne gli scambi.” (Giancarlo Zappoli, Mymovies.it)

“Un doppio incipit per questo nuovo film di Asghar Farhadi, che ci ricorda da subito come il suo sia un cinema che privilegia la funzione drammaturgica degli interni, soprattutto degli spazi domestici, in questo caso mettendo a confronto due modalità di rappresentazione distinte, non per questo inconciliabili, il teatro e il cinema: al teatro, allo spettacolo di Miller, si dedicano i due protagonisti (...) D’altronde, tutto il film è attraversato da scambi di posizioni e rimandi incrociati tra il sistema dei personaggi milleriani e quello dei personaggi di Farhadi: non è un caso che, traducendo il titolo farsi, il film diventi The Salesman in inglese e Il cliente in italiano, il primo con riferimento a Miller, il secondo, con riferimento alle motivazioni dell’intruso.” (Alessandro Uccelli, cineforum.it)

“L'Iran di Farhadi, l'Iran di The Salesman, non è quello confessionale e travagliato messo in scena dalla stragrande maggioranza dei suoi colleghi e compatrioti, ma quello laico nel quale si scontrano le pulsioni alla modernità e i retaggi della cultura più tradizionale. Se in Una separazione era chiaro fin dal titolo quale fosse lo spunto per il conflitto tra i due mondi, ora il regista mette in scena una storia che passa dalla detection al revenge movie, sebbene attraverso toni decisamente lontani da quelli del cinema di genere più commerciale. A far partire la catena degli eventi di questo film, una casa che (simbolicamente, capiremo) viene dichiarata inagibile, e che costringe la giovane coppia di protagonisti, quella formata da Emad e Rana, a trasferirsi in un altro appartamento.” (Federico Gironi, comingsoon.it

 

Film in programma 17/19 gennaio 2018: LA ISLA MINIMA, di A. Rodriguez, Spagna 2014, 105'

  (scheda a cura di Matteo Mazza)