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CENTRO FRANCESCANO ARTISTICO ROSETUM

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flavio acquati


giulio acquati

Si conclude il mese dedicato al cinema nostrano con il film di Amelio, spezzettato, di non semplice lettura, caratterizzato da una freddezza ricercata e forse a volte limitante. Molti momenti del film, persino i più drammatici e i più profondi, vengono solo abbozzati dal punto di vista dell'intensità emotiva, dando allo spettatore una sensazione di lontananza empatica verso i fatti raccontati e le emozioni dei protagonisti. E' chiaramente una scelta precisa dal regista che col finale del film, nel gesto tenero della stretta di mano cerca di far venire meno questa barriera, questo distacco, fra i protagonisti e fra il film ed il pubblico.
Deludente, visto il cast del film, la sceneggiatura, sopratutto nei dialoghi e nella caratterizzazioni di alcuni personaggi principali, lasciati quasi abbozzati, come quello fondamentale interpretato dalla Ramazzotti e la figura del figlio del protagonista, assolutamente inconsistente e debole.
marco massara                  

Si può mettere il silenziatore a Napoli ?  Gianni Amelio ci prova; non si può chiedergli la velocità di passo, ma il tema ben si adatta al suo modo di fare cinema. In fondo è uno dei pochi film che fa una dichiarazione  esplicita “La felicità non si raggiunge, ma si recupera”. Occorre un percorso di prosciugamento delle urla (necessarie)  e del gesto ed in questo personaggi ed attori lavorano con grande efficacia e talento.

matteo mazza

carolina papi

Film noioso, piuttosto monotono, nonostante racconti di profondi turbamenti dell’anima! Non è riuscito a coinvolgermi più di tanto e non ha toccato la mia sensibilità. Ho avuto l’impressione che tutto il non detto non sia riuscito a trapelare attraverso il mostrato e forse, un po’ come per “Fai bei sogni”, ciò che risulta poco chiaro nel film si potrebbe capire meglio leggendo il libro da cui è tratto... Ma, non conoscendolo, potrei sbagliarmi! In ogni caso mi è sembrata un’occasione mancata, perché il dramma familiare del protagonista, accostato a quello dei giovani vicini di casa, poteva essere reso decisamente meglio, con un’altra intensità emotiva...
Un altro regista (per esempio ho pensato a Özpetek) come avrebbe trattato la stessa materia?

giulio papi