ORION    MOVIES

CENTRO FRANCESCANO ARTISTICO ROSETUM

via Pisanello 1

20146 - MILANO

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LETTERE DA BERLINO

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cineforum 2018-2019

 

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i commenti del pubblico

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flavio acquati


giulio acquati

Un film classico nella forma, e nel linguaggio, con un ritmo serrato ed una narrazione lineare, costruito in funzione di mettere al centro la storia raccontata, senza strafare i aggiungere grandi tecnicismi o innovazioni. Riesce a raggiungere un pubblico vasto, coinvolgendolo grazie alla bella prova attoriale dei due protagonisti.
marco massara                  

Sono pochi i film che raccontano episodi della resistenza interna al nazismo. Rispetto al per molti versi affine “La rosa bianca” del 2005  “Lettere (?) da Berlino” ha il pregio di una grande compattezza e solidità dello sviluppo narrativo, caratterizzato da uno stile asciutto che poche volte fa qualche perdonabile concessione al registro melodrammatico.

Caratterizzato da una eccellente ricostruzione storico-ambientale sfrutta al meglio le grandi doti degli attori che incarnano i due coniugi: Brendan Gleeson  adatta la  pesantezza della sua corporatura al peso del dolore di Otto Quangel ed alla solidità della  sua presa di posizione, mentre Emma Thompson riesce mirabilmente a recitare più con il solo silenzio che con le parole.

Un film austero che cerca di far luce su un aspetto della storia della seconda guerra mondiale su cui si è sempre preferito calare un immotivato silenzio

matteo mazza

carolina papi

In “Lettere da Berlino” il dissenso al nazismo, tra il 1940-42 circa, si esprime attraverso 285 cartoline abbandonate, provocatoriamente, in luoghi pubblici della città. 267 verranno  riconsegnate alle autorità da cittadini delatori, ma di 18 non si saprà più nulla...la speranza è che diventino semi fecondi per il risveglio delle coscienze ottenebrate dalla propaganda di regime! Gli autori sono dei coniugi distrutti dalla morte del figlio in guerra...La loro idea è quella di provare a mettere “della sabbia” negli ingranaggi del “motore” nazista...Il loro può sembrare uno sforzo irrisorio, ma ogni piccolo atto ha un suo valore, così come ogni singola vita è importante (ce lo dice il protagonista...)!
Film intenso, scarno ed asciutto, ben recitato e realizzato con cura. Non indulge nella rappresentazione del dolore: con pochi tratti riesce a suggerirci l’orrore e la tensione della situazione. Tratto dal romanzo di Hans Fallada, “Ognuno muore solo”, mi ha stimolata a scoprire lo stile di questo autore, definito all’epoca come lo scrittore della “nuova oggettività”. Se vi va, provate a leggere l’inizio del romanzo per confrontarlo con il film di Perez (vi metto qui sotto il link che, grazie all’editore Sellerio, vi permette di accedere ad un’anteprima dell’opera).
La semplice ed immediata scrittura di Fallada sembra già la sceneggiatura stessa del film..! (Carolina Papi)
https://books.google.com/books/about/Ognuno_muore_solo.html?hl=it&id=x-7bCgAAQBAJ

giulio papi

Germania: l’euforia dei discorsi e delle sfilate è finita. Ora si fa sul serio!...
Tra i primi a morire è il figlio di una coppia di tedeschi scettici, che non credono nella propaganda nazista. Decidono di compiere un’azione molto rischiosa: informare la gente dell’inganno in cui sono stati tratti dalle ottimistiche informazioni ufficiali. È un’operazione disperata che non può che finire male. Individuati dalla Gestapo, vengono processati e condannati a morte. Il film termina con la loro decapitazione. Tra gli orrori accaduti in quegli anni, in cui milioni di persone hanno perso la vita, la morte di due poveretti può apparire poca cosa! Invece è molto significativa perché fa capire al mondo che, di fronte al male assoluto, c’è sempre qualche oppositore che ha il coraggio di resistere, al prezzo della propria vita!