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Dio esiste e vive a Bruxelles

 

da domenica 11 a  venerdì  16 dicembre 2016

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DIO  ESISTE  E  VIVE  A  BRUXELLES

REGIA DI JACO VAN DORMAEL

 
 

 

una rivistazione della Genesi degna di nota, un Dio in ciabatte poco socievole e malinconico. Il tutto contornato da una società astratta, una Gotham City europea, specchio della nostra stessa vita. Il filo rosso che collega questo film agli altri del regista è la ricerca quotidiana dell’io dei suoi personaggi che si ritroverrano a vivere avventure incredibili ed esilaranti al tempo stesso. C’è tutto quanto lo spettatore vuole vedere in un film: verità, umorismo, una morale, un pò di fantascienza e qualche lacrima. Una sorta di Decalogo, ma comico. A tratti colorato, a tratti spento. Come lo è la Bibbia, d’altronde. Il regista si rifà –sembra scontato, ma non lo è per nulla- ad essa in alcui punti salienti della pellicola, senza farsi troppo notare però, lasciando intatta la “leggerezza” del film stesso. Scopo del regista è indagare il come la società reagisce a eventi fuori dal normale, prestando attenzione alle diverse categorie di persone che vivono all’interno della società stessa (il teenager, la ragazza sola, le persone anziane e via dicendo). Alla fine lo spettatore si troverà felice ma al tempo stesso pensieroso, il film lascia certamente una traccia su cui riflettere, divertendo. Il regista, nel press book del film racconta di come è nata l’idea del film: ”io e l’altro autore, Thomas Gunzig, siamo partiti dall’idea che Dio esista. E se Dio fosse un bastardo? In più, e se oltre a un figlio avesse anche una figlia di cui nessuno conosceva l’esistenza? E se lei avesse 10 anni e Dio, suo padre, fosse così odioso che lei si vendica di Lui (..)? Da lì in poi, qualunque riferimento alla religione si trasforma in una favola surrealista. Non sono credente, ma sono stato cresciuto secondo il cattolicesimo. Sono interessato alle religioni così come alle belle storie. Ricordo che da bambino mi chiedevo: “Perché Dio non ha fatto niente quando Suo figlio è stato crocifisso?” Perché non fa niente quando i bambini muoiono di leucemia? Perché Batman salva le persone, mentre Dio no?”.

matteo mazza

domenica pomeriggio

Superata, in fretta, l'idea originale del dio beone, fumatore e irascibile, arbitrario e dispettoso, di sua moglie e di sua figlia, il film si dilegua, anzi annega proprio nello suo stesso tsunami. Strutturato in tre atti, poco coesi e poco equilibrati, soffre di poco coraggio, tende all'autoreferenzialità con la sua supponente e inutile presunzione citazionista (da Welles a Kubrick, ma non solo), mescola le carte, scioglie i ghiacciai o i lacci della religione ritenendo di spostare la questione sul terreno del libero arbitrio ma, forse, è meglio non prenderlo sul serio. Anche perché alla fine "dio" è donna, e quindi tutto è bene quel che finisce bene. Cioè, in pratica, dopo le provocazioni evviva il politicamente corretto. Furbo, ambiguo, confuso e poco divertente (a parte il gorilla), più che un insulto a "dio" e alla "religione" mi pare un insulto all'umano. Ma non prendiamolo sul serio, per carità. Non è un film dei Monty Pyton.

giulio martini

domenica sera

temerario e provocatorio più del suo solito il nostro regista si cimenta, aiutato molto dallo sceneggiatore, a mettere in discussione ed in burla  grandi temi esistenziali e teologici. Nulla si salva se non per un accenno alla possibile Misericordiosa femminile, capace - all'ultimo momento - di correggere una Divinità/ Grande Fratello  che  domina  con violenta onnipotenza la  vita dei mortali e dell'universo.  La composizione mirabolante e frenetica, sostenuta da
effetti  elettronici non tutti riusciti, stordisce e  turba, come da dogma surrealista , ma innesta una riflessione  salutare su tante convinzioni sclerotizzate e  molto diffuse nella gente.    Inferiore al Bunuel  de "La via lattea", ma meno  serioso e pomposo di altri tentativi  recenti  ( cfr. Malick, ) nel confrontarsi con  "La più grande storia mai raccontata", il film regge a una seconda e terza visione, svelando  fantasie irrefrenabili  e  instancabile voglia di stupire, ma su solide basi  culturali e con  sicuro talento cinematografico.

angelo sabbadini

martedì sera

Jaco van Dormael si conferma regista stravagante che nello stesso tempo riesce a divertire, stupire e sconcertare. Il suo ben noto e incontrollato estro visionario in diverse sequenze del film scivola nel  Kitsch. È sensato chiedergli una maggiore selezione delle invenzioni visive? Forse no! L’eccentrico regista belga è così: prendere o lasciare.

carlo caspani

mercoledì sera

Favola irriverente (ma non blasfema) di un dio scorbutico e alcolizzato, chiuso in un trilocale di Bruxelles con una moglie sottomessa e una figlia ribelle (il figlio maggiore se n'è andato da anni e non si fa più sentire...): Van Dormael emula i surrealisti. strizza l'occhio a tanto cinema alto e basso (da Van Damme a Ferreri passando per Sam Mendes) e, in modo laico, afferma che contano solo l'amore, la comprensione e i sogni d'infanzia. E se governano le donne, le cose vengono meglio...

giulio martini

giovedì sera
 

 
giorgio brambilla

venerdì sera

Jaco Van Dormael distrugge l’immagine di Dio per parlare dell’uomo. A partire dalla sua posizione di non credente immagina come dovrebbe essere Dio, se esistesse, visto come va il mondo, e lo descrive quindi come un essere squallido che gode nel far soffrire gli esseri umani. Poi passa all’uomo, e ci mostra come cambierebbe la nostra vita se prendessimo consapevolezza di dover morire, non importa se tra ottanta giorni o tra trent’anni, mettendo in scena un tema classico di molta filosofia: però non ci propone un saggio serioso, ma una serie di quadretti provocatori, unendo lo stile di Charlie Hebdo (non a caso il Nuovo nuovo testamento venduto alla fine del film è un insieme di disegnini) e quello del surrealismo, e proponendo come ideale di vita: fate quel che vi pare, basta che sia quello che davvero volete. Insomma una consapevole miscela di tematiche alte e stile “basso”, costruito a colpi di effetti speciali e, a livello di storia, per semplice accostamento di diversi episodi, collegati solo dalla scusa /MacGuffin dei diciotto apostoli. Per finire immagina come sarebbe migliore il mondo se Dio esistesse, ma fosse una donna.  Un film sgangherato per scelta, a suo modo ammirevole