da domenica 20 a venerdì 25 novembre 2016
L'ULTIMA PAROLA
REGIA DI JAY ROACH
L’ultima Parola – La Vera Storia Di Dalton Trumbo è uno sbalorditivo ritratto di un brutto capitolo della storia americana, spesso dimenticato. “Anche in America e, senza dubbio, in altre parti del mondo, le persone vengono processate per quello in cui credono”, dice il regista nel pressbook “Il messaggio di questo film è purtroppo tristemente rilevante anche oggi. La libertà di parola non è ancora una libertà universale”. Il film narra lastoria vera di Dalton Trumbo, uno degli sceneggiatori più famosi di Hollywood, divenuto tale grazie alla sua grinta, determinazione e humor. Trumbo sbarcò dal Colorado a Los Angeles, cominciò come lettore per la Warner Bros e divenne, negli anni Quaranta, uno degli sceneggiatori più ricercati d'America. Lavorò per la Columbia, la MGM, la RKO ed era una presenza fissa nella scena sociale hollywoodiana. Era anche comunista, schierato con i sindacati e in favore dei diritti civili.
Subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, mentre i rapporti tra gli Stati Uniti e la Russia si deterioravano e la paura della “Minaccia Rossa” raggiungeva livelli senza precedenti, il Comitato per le Attività Antiamericane (HUAC) investigava su decine di migliaia di americani, sospettati di essere dei simpatizzanti comunisti. Professori, soldati, imprenditori edili, impiegati statali e tanti altri persero il lavoro, la reputazione e anche le famiglie, mentre sospetto e paranoia si diffondevano nella nazione. L’HUAC si concentrò in maniera particolare su Hollywood, convocando numerose udienze nell’ottobre del 1947, con lo scopo di eliminare i comunisti dall’industria cinematografica. Così Trumbo, nel 1947, finì come mezza Hollywood di fronte al HUAC, ma, a differenza della maggior parte dei colleghi, rifiutò di rispondere alle domande. Era, allora, lo sceneggiatore più pagato di Hollywood. Brillante, ambizioso e polemico, Trumbo portava nei suoi film, per denunciarlo al mondo, quello che lui percepiva come ingiusto e ipocrita nella società, come in Vacanze Romane, vincitore dell’Oscar e in Il buio nell’anima (ambedue scritti sotto pseudonimo duranti i tredici anni del suo esilio da Hollywood) o nei successi di botteghino, Spartacus ed Exodus, che rivitalizzarono la sua carriera e segnarono l’inizio della fine delle liste nere.
giulio martini
domenica pomeriggio
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a distanza di oltre sessant'anni - e vaghi accenni precedenti - un film esplicito sulla "caccia alle streghe", che riempie il cuore, accende ricordi dei cinefili e celebra un grande personaggio misconosciuto della storia di Hollywood. Il film - era un bel rischio dato il protagonista - ha una bella sceneggiatura anche perché ruba battute allo stesso Trumbo. Ma perché l'interprete non ha vinto l'Oscar ? Non è una pellicola eccellente, dato che qualche passaggio pecca di retorica ed il ritratto del protagonista è indulgente su vari punti ( finisce con il sembrare addirittura simile al suo Spartacus, sempre in lotta nell'arena...) , ma il film merita da molti punti di vista: una seria ricostruzione storica, un chiaro impianto narrativo e simbolico costruito attorno al tema " nascondere il nome/avere in vista il nome", ed una buona alternanza di momenti molto ( troppo ?) intelligenti con momenti più fluidi, come del resto suggerisce lo stesso Otto Preminger. |
giulio martini
domenica sera
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angelo sabbadini
martedì sera
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Come affrontare la vita controversa del più grande sceneggiatore della storia del cinema? Il navigato Jay Roach, abile mestierante, rifugge da ogni intellettualismo e punta risolutamente le sue carte sull'ambito famigliare del grande Dalton Trumbo. Risultato riuscito, recitazione magistrale ma con un impianto televisivo che scontenta i visionari del Bazin. |
carlo caspani
mercoledì sera
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Jay Roach affronta con mano lieve, ma non a cuor leggero, la vicenda del miglior sceneggiatore di Hollywood negli anni della caccia alle streghe, e parla di argomenti seri (politica, libertà di espressione, emendamenti della Costituzione, dignità e coraggio personale, coerenza) collocandoli in modo efficace in un ambiente che è l'esatto contrario (finzione, interesse economico, opportunismo, codardia...). John Wayne e Edda Hopper riprodotti in modo credibile nel ruolo dei cattivi , giungla assortita di produttori e un baffuto Bryan Cranston nei panni e nella vasca da bagno di Trumbo, padre, scrittore e forzato della sceneggiatura, dalla marchetta infima al capolavoro |
marco massara
giovedì sera
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Un ‘biopic’ davvero ben riuscito, capace di raccontare le vicende di un personaggio singolare nei risvolti della vita privata e nel suo ruolo all’interno della ‘macchina cinema’ illustrata nell’epoca della sua massima influenza sulla cultura popolare e tenendo ben chiaro sullo sfondo storico il buio clima politico della ‘caccia alle streghe’. Si correva il rischio della ‘torta multistrato’ che invece viene evitato con una sapiente gestione del ritmo della sceneggiatura abile a dirigere l’attenzione a rotazione sui tre temi. Superbo Brian Cranston nella sua interpretazione; una lode particolare alla gestione del trucco capace di mostrare con continue piccole variazioni il trascorrere degli anni e all’attore che interpreta E.G.Robinson, difficilissimo da rendere sul piano fisiognomico ma reso perfettamente nei gesti e nella modulazione mimica. Credo proprio che a Natale qualcuno mi regalerà la biografia di Dalton Trumbo!
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giorgio brambilla
venerdì sera
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Jay Roach ci fa riflettere sulla caccia ai comunisti compiuta negli USA nel secondo dopoguerra imitando il suo protagonista che, alla fine del film, svela ai media di aver vinto due Oscar, nonostante fosse stato ostracizzato da Hollywood. Pone quindi sotto la lente d’ingrandimento un solo personaggio, del quale mostra la sofferenza umana, familiare e professionale, senza però nasconderne i difetti. Nel far questo svela pure quanto fosse insensata la Commissione per le attività antiamericane, sia perché tra le sue vittime non c’era nessuno che avesse commesso un vero crimine, sia perché non riusciva a impedire che i presunti nemici dello stato lavorassero e, nel caso dello sceneggiatore di Vacanze romane, seguissero in pieno il sogno americano, vincendo addirittura dei premi. Denuncia così un periodo aberrante nella storia americana, che ha raggiunto l’unico risultato di portare dolore a tutti coloro che l’hanno vissuto, da qualunque parte stessero. Un film onesto, che mescola dramma e ironia e si avvale di buone interpretazioni, anche se pecca un po’ di didascalicità. D’altronde da Ti presento i miei è un bel cambiamento! |