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much loved

 

da domenica 7 a  venerdì 11  novembre 2016

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  MUCH   LOVED

REGIA DI NABIL  AYOUCH

 

MUCH  LOVED  di  Nabil  Ayouch  è  il  film  scandalo,  vietato  dalle  autorità marocchine,  presentato  a  Cannes  alla  Quinzaine  e  al Toronto  International Film Festival. Ma dopo la sua presentazione al Festival di Cannes 2015, la proiezione di Much Loved è stata vietata in Marocco, il Ministero delle Comunicazioni ha dichiarato: "il film è un grave oltraggio ai valori morali delle donne marocchine, è una evidente violazione dell'immagine del regno" e il film è stato aspramente criticato negli ambienti islamici. Un'associazione ha anche annunciato l'intenzione di presentare una denuncia contro il regista e l'attrice protagonista Lubna Abidar per aver danneggiato l'immagine di Marrakech e del Morocco. Nabil Ayouch inoltre è stato minacciato di morte insieme alle attrici dai gruppi salafiti. L’autore oggi vive sotto scorta e gli attori hanno subito minacce. In  Francia  il  mondo  del  cinema,  dai  fratelli  Dardenne  a  Costa  Gavras,  si  è sollevato per lanciare un appello di solidarietà. Riguardo alle accuse il regista replica che la sua intenzione non era di danneggiare l'immagine del Marocco, ma di affrontare un problema sociale, "la prostituzione è intorno a noi e invece di rifiutare di vedere, bisogna cercare di capire le cause che portano le donne alla strada della prostituzione"

marco massara

domenica pomeriggio

In Arabia Saudita non c’è un cinema, ma c’è il record di videoregistratori venduti; come dire" vizi privati e pubbliche virtù".  E qui le pubbliche virtù  vengono messe alla berlina da un punto di vista molto particolare e indubbiamente interessante. I maschi, come al solito al cinema, ci escono decisamente male, mentre ciò che traspare, nonostante qualche caduta di ritmo, è la capacita di accogliere, di condividere e di mettersi in gioco direttamente tipica della psicologia femminile. “il corpo è mio e me lo gestisco io” si diceva una volta e qui c’è davvero una ‘gestione’ che sa molto bene dove vuole colpire.

giulio martini

domenica sera

Coraggioso film - inchiesta, in versione fiction, sull'impossibilità delle donne che  "fanno il mestiere" di uscire dalla loro condizione, affrancandosi dalla povertà e dalla               meschina  infingardaggine maschile, in un mondo ipocrita che  non vuole svelare nulla della condizione femminile nell'Islam. Brave le interpreti che si agitano in una balorda inconcludente solidarietà  di  "genere" sullo sfondo di una Marrakech degradata e bigia. Finale vagamente retorico in riva al mare. Perché vie d'uscita non ci sono davvero, specie se nel mondo mussulmano  si grida ancora alla vergogna nazionale  quando  si raccontano verità  nascoste grazie ad un cinema indipendente,non controllato dal regime.

angelo sabbadini

martedì sera

Al di là dello scandalo vero o presunto rimane comunque il cinema. E la visione al Bazin ci dice che la coraggiosa opera di Nabil Ayouch non è impeccabile: i personaggi appaiono abbozzati e senza un autentico sviluppo, la sceneggiatura latita in più punti e l’epilogo è impalpabile. Rimane l'idea originaria, assolutamente condivisibile, ma da sola non basta a reggere l'intero impianto cinematografico.

carlo caspani

mercoledì sera

Niente di nuovo nel cinema di Nabil Ayud, sia nella storia che nei personaggi. Da noi, mezzo secolo fa, ci aveva ensato Pietrangeli con il suo Adua e compagne. Altri tempi si dice, ma forse è proprio qui il punto, e il valore del film. Misurare a che punto è il Marocco, in particolare, e la società musulmana in generale nei confronti del mestiere più vecchio del mondo, soprattutto se praticato volontariamente e in maniera indipendente come nel caso delle protagoniste della pellicola. Molta ipocrisia, sopraffazione e violenza e, alla fin fine, poca virilità in senso fisico e morale. Per forza lo hanno bandito, condannato e osteggiato come offensivo del buon nome di tutto un paese....=

giulio martini

giovedì sera
 

 
giorgio brambilla

venerdì sera

Nabil Ayouch ci porta nel mondo della prostituzione marocchina, usando un linguaggio che unisce il realismo intimista di alcuni piani – sequenza, come quando la protagonista va la prima volta a casa della madre, a un montaggio frenetico nelle feste, a dare l’impressione dello “sballo”. Il risultato è un film che vuole provocare sia con le scene di sesso e violenza esplicite, sia mostrando l’umanità delle protagoniste, “adorate”, come dice il titolo, e insieme trattate come bestie da montare e picchiare a piacimento. Se politicamente il film non ha avuto l’effetto auspicato dal regista (addirittura ne è stata vietata la distribuzione in Marocco),  dal punto di vista artistico mi pare un’opera riuscita, anche se con qualche caduta di stile. Devo però ammettere due miei limiti: una scarsa conoscenza del contesto culturale (marocchino e, ancor più, per quanto riguarda il mondo della prostituzione), e il fatto di essere un uomo il che, come è stato suggerito nell’animatissimo dibattito che ha seguito la proiezione, mi impedirebbe di cogliere quanto compiacimento ci sia in molte inquadrature. A questo proposito, mi appello al quinto emendamento della Costituzione americana!