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In the heart of the sea

 

da domenica 28 ottobre a  venerdì 4 novembre 2016

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IN  THE  HEART  OF  THE  SEA

REGIA DI RON HOWARD

 

:  Ron Howard, come la stragrande maggioranza dei lettori del romanzo, non sapeva che alla base del lavoro di Melville ci fosse una storia realmente accaduta che lo scrittore Nathaniel Philbrick ha indagato nel libro "Il cuore dell'Oceano - Il naufragio della baleniera Essex", vincitore del National Book Award per la Saggistica. Howard ammette  che  quando gli è stato proposto  il  progetto:  "Non sapevo  nulla  sulla Essex,  e  non  pensavo  che  la  sceneggiatura  si  basasse  su  eventi  realmente accaduti.  Ma quando  l’ho  saputo  sono  rimasto  sconvolto.  Ho cominciato  immediatamente  ad immaginare  un  film  schietto  e  intenso  ...  un  film  che  avrei  voluto  vedere,  e  che  avrebbe rappresentato un banco di prova cruciale per me". Moby Dick è finzione; tuttavia "Heart of the Sea – Le Origini di Moby Dick" fa rivivere la potente  saga  che  ha  alimentato  il  romanzo  intramontabile  di  Melville.  Howard  afferma:  "La  vera storia della Essex è fantastica. E' viscerale, ricca e cinematografica al suo interno, piena di colpi di scena  e  svolte.  E  anche  se  il  film  è  ambientato  in  un’epoca  passata,  va  a  toccare  temi  come  le relazioni interpersonali, la sopravvivenza, l'umanità e la natura che sono attuali e stimolanti, e che si connettono alla nostra sensibilità facendoci riflettere su chi siamo veramente come persone". Howard  inizialmente  ha  ricevuto  la  sceneggiatura  dall’attore  Chris  Hemsworth  quando entrambi  erano  impegnati  nelle  riprese  di  "Rush".  Hemsworth, che  nel  film  interpreta  il  primo ufficiale  della Essex Owen  Chase,  osserva:  "Mi  è  piaciuto  lo  script  in  dall'inizio. 'Heart of  the Sea– Le Origini di Moby Dick' parla di eroismo e della gente che si spinge oltre i propri limiti in tutti  i  modi.  Inoltre sono  rimasto  affascinato  dall'aspetto  thriller  psicologico  della  balena  che  li mette in difficoltà. C'è qualcosa di incredibilmente misterioso nel ritratto di questo animale: perché la balena va all'attacco, un evento a cui l'equipaggio della Essex non ha mai assistito. Il cacciatore che diventa la preda". (da Press Book)

 

 

rolando longobardi

domenica pomeriggio

Il cinema di Ron Howard rappresenta una garanzia per tutti coloro i quali, andando al cinema, vogliono che le emozioni, pur presenti, seguano canoni ben precisi. Alcuni potrebbero definire questo stile come didascalico. Resta il fatto che questo cinema scivola liscio e rassicurante. Hearth of the sea, rappresenta questo stile appieno. La grande balena fa scivolare lo spettatore in profondità dove, l'arpione più pericoloso è quello della propria coscienza. Il cuore del mare è il cuore dell'uomo: analogia qui solo accennata, poteva rappresentare il vero vento in poppa del film. Peccato.

giulio martini

domenica sera

nel riportare alla cronaca la vicenda originaria di Moby Dick, il regista da una parte esalta i momenti  apocalittici e cinematografici dell'avventura marinara, dall'altra cerca di inserire - ma con meno efficacia - una serie di considerazioni nuove, rispetto alla dimensione  simbolica e metafisica del romanzo  C'è lo scontro tra i figli di papà e  i tanti orfani - a cominciare dal protagonista - nell'equipaggio. E poco gli importa se Ismaele significhi "orfano nel deserto ( del mare ?)". C'è  lo scontro tra una  visione  padronale e  sfruttatrice del Mondo  ed i primi sintomi di una             attenzione  semi- sacrale  se non ecologica verso la Natura ( qui  declinata al femminile nella immagine del capodoglio-Mamma). E poco conta per lui che l'attacco alla Essex non sia neppure immaginato dalla fantasia pur fervidissima di Melville, che invece  reinterpretava  nella balena bianca il Leviatano biblico,  suprema oscura minaccia per l'uomo. C'è la esaspera cupidigia  del guadagno e del potere dei due rivali, cui sta a  cuore qualsiasi forma di olio  da  ricavare  sia  oggi  sai  domani o dalle profondità nascoste del mare o dal sottosuolo.  Ma il  Regista non  affonda i suoi colpi  decisi neppure contro  l'abominio del  capitalismo  per l' l'impietoso  sfruttamento  dei più deboli ( il cannibalismo  è appena accennato.... ).  Il risultato è un film che non manca di dispiegare immagini  affascinanti , ma che naviga  zig-zagando tra  molte  correnti tematiche senza tenere una rotta precisa.  Se non naufraga, ma arriva in porto  è perché il  Mito che le sta sotto  e che  bene o male rievoca  lo fa  - comunque  -  galleggiare.

angelo sabbadini

martedì sera

Bello l’inizio del film che evoca l’ignoto!!! E il punto per gli spettatori del Bazin è proprio questo: fino a che punto Ron Howard vorrà spingersi con il suo rutilante congegno cinematografico? Dopo la visione della spettacolare opera acquatica si ha la netta sensazione che il regista americano sia rimasto saldamente all’interno del genere avventuroso. E gli insondabili e remoti misteri del’ignoto? Rimandati al prossimo film ispirato a Melville.

carlo caspani

mercoledì sera

Spettacolare Howard, autore di un cinema di avventura e coraggio  che qualcuno reputa superato, ma che nelle sue mani capaci acquista nuova forza, in fondo senza nemmeno un uso esagerato di mezzi speciali. Il cuore del mare, la vicenda da cui nasce l'immortale Moby Dick di Melville diventa in questo film un gioco di specchi dove non c'è ossessione che non sia quella della sopravvivenza, e l balena del destino, alla fine, non l'vrà vinta

roberta braccio

giovedì sera
 

Avrà forse un po’ il sapore del già sentito, questo film, ma bisogna dare atto al regista di aver confezionato un’opera che – almeno per i 2/3 del film – coinvolge e rapisce lo spettatore. Ci si sente sulla barca con i marinai, si avverte la concitazione, l’attesa, l’ossessione che muove i personaggi. Confessata l’orribile colpa, è vero che il film prende una china un po’ melensa e scontata ma resta comunque un buon film, abile nel  proporre l’Avventura marina per eccellenza e nel riuscire a schivare il confronto con  Moby Dick. Il film infatti, concentrandosi più a riflettere sul percorso di crescita interiore dei personaggi e a presentare un’epoca storica, che ad argomentare questioni etiche o morali, riesce bene nel doppio intento di coinvolgere il pubblico e di presentare, ancora una volta, la propria idea di cinema, fatta di personaggi che, loro malgrado, sono costretti dalla vita a fare i conti con i propri limiti.

giorgio brambilla

venerdì sera

Ron Howard nella prima parte del film ci porta in the Heart of Sea, mettendo l’uomo di fronte alla natura selvaggia, rappresentata dalla balena bianca, forza primordiale che non si lascia sfruttare per fini economici, con un messaggio che potremmo definire ecologista e anticapitalista. Nella seconda parte riprende lo spunto della prima inquadratura, nella quale la voce over ci parla della luce che nasce nell’abisso, e si addentra in the heart of man, mostrando come un uomo costretto a toccare il fondo possa contro ogni ragionevole aspettativa riemergerne nobilitato. Di fronte alla tragicità dell’esistenza prende il suo giusto, ben misero valore anche la vendetta, come mostra la decisiva scena nella quale uomo e balena si risparmiano reciprocamente.

Contemporaneamente il regista riflette pure sul senso della condivisione di certe esperienze, perché “il diavolo ama i segreti taciuti”, e sulla responsabilità insita nel raccontare una storia del genere, attraverso il suo alter ego Melville, che si fa narrare quella vicenda che lui stesso riproporrà trasfigurata, con un passaggio di testimone che giunge fino ad Howard.  Un film molto classico ma sufficientemente pregante da coinvolgere lo spettatore a più livelli