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Io vivo altrove!

 

da domenica 3 venerdì 8 marzo 2024

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IO VIVO ALTROVE

REGIA DI GIUSEPPE BATTISTON

 

 

“Durante una gita di fotoamatori, due uomini di mezza età di Roma, entrambi di nome Fausto, si conoscono e diventano amici. Il primo è un bibliotecario vedovo e dall'animo gentile, il secondo un tecnico del gas dall'aria dimessa che vive ancora con la madre. Un'improvvisa eredità spinge il primo Fausto e proporre all'amico di mollare tutto e trasferirsi al nord, nelle campagne del Friuli, dove vivere liberi praticando l'agricoltura e cercando l'indipendenza economica. Volenterosi ma inetti, i due Fausto provano inutilmente a imparare sui libri il mestiere di agricoltori e coi loro disastri si alienano le simpatie della gente del luogo. Ingenui e ottusi, anche dopo un incidente non perderanno, però, l'entusiasmo e la voglia di fare...

Per il suo esordio alla regia, Giuseppe Battiston si è ispirato liberamente a Bouvard e Pécuchet di Flaubert per una commedia sul ritorno alla natura e sull'incrollabilità dei sogni. Ma il sogno di entrare in comunione con la terra e i suoi prodotti vale sempre la pena di essere perseguito? E la fiducia nelle proprie capacità, sia pratiche sia intellettuali, è sempre sinonimo di bontà, di coraggio, di forza, e non magari di ossessione, di tenacia mal riposta o, peggio, di quel dilettantismo della volontà che rendeva ridicoli già gli amabili e buffi personaggi di Flaubert? (…) Battiston ha riunito nella sua figura i dubbi di un sognatore e i patetici sforzi di un uomo fallito ma ostinato. Il film stesso, con i suoi toni svagati e bonari, con la sua anima dolce e un po' programmatica, sembra aver assorbito l'esibita incertezza del progetto: il personaggio dello stesso Battiston, il primo Fausto, compìto ed elegante anche quando zappa la terra, ribalta in maniera interessante la tipica figura dell'attore friulano (…), costringendolo però lo stesso Battiston ad assumere toni forzati e mai del tutto spontanei; la regia è misurata, un po' impacciata e formale come i due protagonisti, ma per questo inevitabilmente scolastica, senza guizzi; la scrittura, infine, è didascalica ed edulcorata, anche in questo caso per restare al passo con l'ingenuità soprattutto del primo Fausto (che la rivelazione finale inquadra però meglio come uomo segnato dal dolore), finendo però per scadere nel bozzettistico quando raffigura la variegata umanità del paesino di campagna, tra il prete dall'animo combattente, due fratelli un po' matti ma buoni, una farmacista francese bella e amorevole, i vicini di casa gretti e antipatici...

Resta, come unico aspetto fuori dagli schemi di questo film corretto fino all'anonimato, la strana amicizia fra i due Fausto, con il secondo ben interpretato da un Rolando Ravello il cui piccolo uomo timido e sconfitto aggiorna il personaggio di Romanzo di un giovane povero di Scola (era il 1995). Per fortuna priva di connotazioni omoerotiche, la relazione fra i protagonisti di Io vivo altrove! rappresenta nella sua unicità l'estraneità di due sognatori al mondo che li circonda, rendendoli principi di un mondo inesistente e ridicolo, ma senza dubbio libero o, meglio ancora, altrove.”

Roberto Manesseno da mymovies.it

Giulio Martini

Domenica pomeriggio)

Il debuttante friulano Battiston si misura con il libro incompiuto di Flaubert, ma dirige il discorso sul mito attuale secondo cui il semplice ritorno alla Natura e/o all'Agricoltura risolva i guasti della vita e della civiltà metropolitana rendendo tutto davvero genuino, amicizia compresa. Ci credevi? È solo una favola nostalgica? O una ubriacatura intellettuale? Troppi libri letti  

Rispetto a " Le 8 Montagne* o a * Il vento fa il suo giro* qui l'ottimismo impera. Ma qualche fragilità di sceneggiatura - al limite della verosimiglianza - dimostra che assumere il ruolo di Regista (ormai vizio diffuso tra gli attori di mezzo mondo) non è facile anche per uno bravo e simpatico interprete come lui.

 

 

Angelo Sabbadini

(lunedì sera)

Cosa spinge gli attori italiani a passare compatti alla regia  Il bisogno di autonomia? Un imperativo di produzione? Comunque sia, si accoda alla lunga lista anche il talentuoso Giuseppe Battiston, già al seguito di solidi autori come Soldini e Mazzacurati. E il suo Io vado altrove è innanzitutto un omaggio ai suoi numi tutelari citati con sincero e appassionato affetto. E poi una straordinaria occasione per riunire sul set i sodali di una vita: Alfonso Santagata, compagno di mille avventure teatrali, Rolando Ravello che lo ha diretto in È per il tuo bene, Ida Marinelli, conosciuta durante la formazione giovanile a Milano e via includendo. Il punto di partenza è ambizioso: il mirabile romanzo Bouvard e Pécuchet. Con la differenza che Battiston, a differenza di Gustave Flaubert, s’identifica totalmente nei due eroi del fallimento, eliminando ogni distanza tra la regia e i due buffi personaggi. L’adesione incondizionata non giova alla lucidità del disegno narrativo: alcune sequenze (su tutte la festa di benvenuto) difettano di mestiere registico e l’epilogo iterato oltre ogni dire è decisamente faticoso. L’intelligenza però non manca al bravo attore di Udine che ha già dichiarato che nel prossimo film si dedicherà unicamente alla regia.

 

Guglielmina Morelli

(mercoledì sera)

Film d’esordio di Battiston non proprio memorabile, in alcuni punti faticoso e scontato, altrove più simpatico e divertito, soprattutto dove ricorda i toni (i personaggi comuni) e i luoghi (la marginalità e i confini orientali) del regista che più lo ha apprezzato, Carlo Mazzacurati. La vicenda flaubertiana trasportata in Friuli ha una sua ragione d’essere, sottolineare come la campagna aiuti a riscattare una vita di dolori e affanni e la arricchisca di autentici valori, ma la storia è deboluccia. I molteplici sottofinali, poi, sembrano denotare una difficoltà a concludere, del resto anche il romanzo di Flaubert da cui trae ispirazione è incompiuto!

 

 

Giulio Martini

(venerdì sera)

Giulio ha sostituito Giorgio

Marco Massara

(Jolly)

Potrebbe essere un elogio del dilettantismo bucolico (seguendo la pista di Flaubert cui il film si riferisce esplicitamente) con in più una acrobazia finale.

Le intenzioni sono buone e la simpatia non manca; quella verso Battiston è collaudata, ma quella verso      Rolando Ravello che interpreta il “Fausto perito elettrotecnico” è una piacevole novità.

Purtroppo per l’evolversi della vicenda è troppo prevedibile, troppo da onesto manuale di sceneggiatura, e manca quel ‘quid’ capace di coinvolgere di più lo spettatore.

Alla prossima!