Titolo

Il sol dell'avvenire

 

da domenica 21 a venerdì 26 gennaio 2024

vai ai commenti degli animatori

 

 

IL SOL DELL'AVVENIRE

REGIA DI NANNI MORETTI

 

“C'è un motivo ricorrente nell'opera di Nanni Moretti che Pierre Sky in un saggio postumo definiva "chant-contre-chant". Non si tratta di una canzone usata a scopo illustrativo in un film ma di una sovrapposizione di voci, i personaggi riprendono il brano che ascoltano attraverso l'autoradio, il giradischi o il juke-box, collocati sovente al centro della scena. La canzone è un processo narrativo che attraversa l'intera storia del cinema parlato ed è supportata da solidi riferimenti, Jacques Demy su tutti, ma in Moretti è onnipresente e costituisce il motore del suo cinema, del suo nuovo film. L'autore accorda la sua voce con la canzone, che risuona chiaramente con gli eventi che affronta il suo personaggio e coi ritornelli che conosciamo a memoria.

Fissato con le scarpe, pantofole e sabot esclusi, la Sacher e la Nutella, nutre un'ossessione altrettanto magnifica per la canzonetta e sogna un film nel film: una storia d'amore sulle note di motivi italiani. E allora Tenco 'suona' sulla dolce vita di un giovane Moretti incalzato dal vecchio che lo invita a scambiare l'aforisma sentenzioso di Michele Apicella con un bacio. Perché quella silhouette di spalle, che semina al vento pensieri e si concede digressioni a forma di interludi musicali, non è "il solito Moretti".

Il sol dell'avvenireè la fine e l'inizio di qualcosa, una sorta di apoteosi (s)canzonata e struggente in cui l'autore materializza i suoi pensieri senza ostacoli, si lancia in brevi e squisite sfuriate contro la violenza al cinema, contro le piattaforme, i sabot, l'improvvisazione, Stalin, ridimensiona il compiaciuto sussiego, chiede alla moglie di non lasciarlo e all'improvviso si mette a cantare come in un film di Demy, a ballare, a tirare calci ad un pallone. Si lascia portare dalla musica e noi andiamo con lui, i suoi attori vanno con lui, girando come i dervishes turners di Franco Battiato.

Malgrado la loro distanza, i personaggi sono uniti dallo stesso movimento che la canzone infonde al film. Moretti canta per ripararsi dall'improvvisa oppressione, quella sensazione di minaccia e tristezza che il suo Giovanni cura con gli antidepressivi e la crema per il viso, canta per rimettersi al mondo, per finirla con la disillusione, per 'volare' sul presente lasciato dal passato, per dare risposte cinematografiche nuove a vecchie questioni (…) Se in Caro diario era il sentimento unico della guarigione a fare di lui uno "splendido quarantenne", ne Il sol dell'avvenire è la consolazione fulminea del 'canto e controcanto' a restituirgli la purezza originaria di un'illusione. E pazienza se il mondo è devitalizzato, se todo cambia, la città è cambiata, il cinema è cambiato, tutto è diventato volgare e stupido. Moretti affida al suo miglior personaggio comico (sé stesso) il compito sbalorditivo di sorriderne comunque.  (…) La voce off del diario intimo acquista ne Il sol dell'avvenire lo statuto di 'corpo' dietro al quale avvertiamo costantemente l'espressione incerta e fragile di una posizione esistenziale, quella di un artista e di un intellettuale che crede nel cinema.”

Marzia Gandolfi da MYmovies.it

 

 

Marco Massara

(domenica pomeriggio)

Nanni Moretti riesce a fare convivere  nel suo film una gradevole leggibilità e profondità di temi, scivolando tra il tempo di oggi ed altri due film di finzione antitetici che gli consentono di approfondire  sulla ciò che è filmabile e ciò che è eticamente proibito, sul tema dell’abbandono e della separazione e senza rinnegare le sue celebri  ossessioni e manie e senza dimenticare il suo posizionamento politico e la preoccupazione per il futuro del cinema (tanto spassosissima quanto appunto preoccupante la scena con gli emissari di Netflix).

 

Ne nasce un film godibile, che scivola tra disillusione e disincanto per finire con un falso storico che chiude una autentica ‘parata’, a partire degli attori in scena e con tutti i volt del cinema morettiano. Assolutamente non testamentario, ma indicativo di una voglia di ripartenza.

 

 

Angelo Sabbadini

(lunedì sera)

Sindrome Nanni Moretti: si ripresenta al Bazin e come da copione spariglia l’uditorio. Sostenitori e detrattori si confrontano in singolar tenzone. Curiosamente le argomentazioni negative degli uni sono utilizzate per fini opposti dagli altri. Ma il film è troppo intrigante per consegnarlo alle opposte fazioni e per lo spettatore è un divertimento giocare a tutto campo con la filmografia di Nanni Moretti esplicitamente esibita nel film. E poi c’è la confessione di un disagio profondo e toccante risolto con un colpo di coda: davvero il cinema può reinventare la Storia e il set diventare l’unica forma di comunità possibile dove poter ballare e cantare insieme.

 

Giulio Martini

(mercoledìì sera)

Rispetto alla scena finale di " Ecce Bombo " - dove il sole sorgeva di spalle rispetto alle attese   -  qui non sorge proprio.

Ora lungo il viale del tramonto ( del comunismo, della musica amata ,degli affetti familiari, degli anni ...) sfilano tutte assieme  con  nostalgia  le illusioni, solo di uno splendido settantenne, che non si rassegna all'idea che la vita non stia dietro ai desideri cinematografici.

Felliniano in super 8, Aĺlen de' noatri, il Nanni nazionale compone un film in cui liofilizza in modo molto arguto tutto il suo mondo, ma che in qualche punto fa acqua per il ripetitivo didascalismo espositivo.

 

 

 

 

 

Giorgio Brambilla

(venerdì sera)

 

 

 

 

 Nanni Moretti ci propone un film che mescola diversi livelli narrativi: il film che stiamo vedendo, il film che viene fatto nel film e, forse, i film che vorrà fare. I primi due contengono tutte le sue idiosincrasie, nei giudizi sul film prodotto dalla moglie, le riflessioni sul senso dell’arte e su tanti registi, nei modi di produrre e dirigere gli attori, ma anche di relazionarsi con la moglie e la figlia, nei riti scaramantici, nell’odio o amore per entità di vario genere (i sabot, la violenza, le canzonette, il calcio, il nuoto). Ne escono due conseguenze:

1. una chiara presa di posizione etica ed estetica;

2. La consapevolezza che perseguire con assoluto rigore questa sua visione lo ha reso solo, antipatico e incapace di vedere davvero il mondo.

Da qui nasce la voglia di cambiamento espressa nel finale, nella quale ritrova i protagonisti dei suoi film passati, in un’allegra sfilata che devii dalla traiettoria verso il suicidio previsto del suo alter ego Ennio.

Insomma ci racconta il desiderio di rimanere attaccato ai propri valori (primi due livelli), divenuto però consapevole anche della necessità di non trasformarli in un carcere per sé e i suoi cari (finale).

Ci sarà quindi una svolta nel suo cinema? O è solo un momento di depressione o lucidità? Questo, immaginatelo cantato con la sua voce fessa, “lo scopriremo solo vivendo”.

Per ora ci accontentiamo di quest’opera, che raccoglie i topoi più amati del suo cinema uniti alla consapevolezza dei limiti di questo. Per me, suo fedele devoto, un gioiellino

 

 

 

Carlo Caspani

(jolly)

Nanni Moretti divide: o lo ami o lo detesti. Per chiarire, chi scrive lo ama da sempre. Quindi saluta con gioia il ritorno dell'attore/regista a tematiche ben note, alle sue ubbie e manie, ai suoi scatti improvvisi e colpi di genio. In un gioco di specchi l'attore interpreta un regista alle prese con un film ambientato nel 1956 con la crisi dell'invasione russa in Ungheria (primo colpo al blocco monolitico del pensiero unico nel PCI di allora) mentre ai giorni nostri è alle prese con problemi personali, crisi matrimoniale e via discorrendo. Roba già vista, ma Moretti ci infila alche discorsi di etica cinematografica (l'interminabile discussione sul ser di una granguignolesca serie tv, con tentativi di telefonate ai grandi del cinema. italiano e straniero e una conclusione in piano sequenza da manuale). L'osmosi tra passato come anticipatore di tanto presente si conclude con una parata del suo circo personale di attrici. e attori, preferiti e amati, coii senza trucco e infingimenti, ma allegri e felici come chi cerca ancora del sole nell'avvenire, Nanni ride, e la scena, ammettiamolo, ci inumidisce il ciglio.=