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La stranezza

 

da domenica 15 a venerdì 20 ottobre 2023

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LA   STRANEZZA

REGIA DI  RICCARDO ANDO'

 

“Perché, essendoci in sala molti film belli e di tutti i generi o gusti, come si sarebbe detto una volta, le sale sono vuote? È la domanda che fanno i sei spettatori, ma non sto qui a leggervi la lettera per intero perché infarcita di fatti e drammi personali, poco utili in questo momento all'argomentazione della tesi. Il Critico Cinematografico afferma: perché non ci sono più film belli in sala. Non sono d'accordo e dico perché.

Solo questa settimana in sala sono presenti molti bei film. Tra cui quello appena citato, che varrebbe, fosse recitato male, o diretto peggio, o con una storia non all'altezza, solo per scene e costumi e luci. Fanno un film scene e costumi e luci? Anche. Ma in questo caso abbiamo tre prove d'attore "che levate", dicono a Roma. Toni Servillo, tutto gli puoi dire e ancora non hai finito le parole, nella lettera ben cinque righe vengono spese per lui, per la presente e viva prova e quelle delle morte stagioni. Ma quali morte, Mila, vive, vive eccome, e a ogni suo personaggio si accende una luce differente in sala, che sarebbe un'altra lettera, della Madre, del figlio, e persino della figliastra, di commozione se non di adorazione. Salvo Ficarra e Valentino Picone: se esiste ancora qualche brandello d'élite avvinto dal pregiudizio contro il banale televisivo dei tempi presenti, che fa il paio alle infinite e false lamentatio sul banale qualunque cosa, metteteci voi una parola a casaccio e va sempre bene, dei tempi presenti, quel brandello è accontentato anch'esso. Grandi professionisti, grandi attori, credibili, commoventi, espressivi, io personalmente ho pianto (…) perché sono bravi e ne ho contezza, avendo studi e anni di lavoro proprio tra cinema e sale, ma avendo scientemente deciso di tornare a essere spettatrice, cercando di dimenticarmelo, per ritrovare intatta e intonsa la gioia e la passione della Bambina, in sala. Oppure è diretto male? Andò ha regalato alle sale un capolavoro.”

Mila Spicola da huffpost.it

 

Giulio Martini

(domenica pomeriggio)

Tre siciliani ( Verga / Andrò/ Pirandello ) in cerca  della funzione dell'Autore. Incerto ed incuriosito  dalle  stranezze della vita quotidiana e dalle stranezze delle letteratura e del Teatro, Andò  rende omaggio al conterraneo che la ha fuse e sublimate entrambe, inventandosi un racconto che però non sempre è fluido ed equilibrato nel mixare alto e basso, ironia  e senso funerario, dialetto e lingua dotta come sperava di fare.

 

Angelo Sabbadini

(lunedì sera)

Roberto Andò azzecca il film della vita e con La stranezzafa filotto grazie a un abile equilibrio registico che riesce a valorizzare al meglio l’esplosività comica della coppia Ficarra e Picone e la silenziosa riflessività di Toni Servillo.   Da una parte l’euforia e l’impeto dei commedianti, dall’altra il tormento silenzioso di un grande uomo di cultura. Un gioco di opposti e opposizioni che è il principale merito di un bel film. E poi c’è Pirandello, che il cinema non ha mai particolarmente amato, ma che qui si riprende la giusta attenzione da parte del pubblico

Carlo Caspani

(mercoledì sera)

Roberto Andò rende omaggio al teatro e al genio di Pirandello con una pellicola tutta siciliana nell'ambiente, nella ricostruzione e, in gran parte, nella scelta attoriale. Accanto a Toni Servillo, uomo per tutte le stagioni, il duo Ficarra e Picone in due ruoli tragicomici che risvegliano alla mente un lontano esperimento analogo dei fratelli Taviani in Kaos (1986) con Franchi e Ingrassia. Ma se i due toscani si rifacevano direttamente a un testo pirandelliano, La giara, La stranezza gioca sulla ricostruzione fantasiosa delle origini ispiratrici di Sei personaggi in cerca d'autore, provando ad abbattere la parete divisoria tra realtà e finzione, tra la  vita vissuta e la sua riproduzione mediate da quella "stranezza", il momento creativo, che fanno la grandezza dell'autore. Il risultato è un film alterno ma piacevole, con un'impennata nella parte finale (con l'aiuto di Luigi Lo Cascio).=

 

Giorgio Brambilla

(venerdì sera)

Roberto Andò parte da “Sei personaggi in cerca d’autore” per riflettere sul rapporto tra vita e arte, intesa come teatro e cinema. Aggiunge un livello di finzione all’opera pirandelliana, mostrandocene la genesi immaginaria attraverso un racconto i cui protagonisti si rivelano essere frutto dell’immaginazione dell’autore, tanto che alla fine non riescono a uscire dal teatro, perché esistono solo lì. Questo naturalmente non significa che non siano reali, perché i personaggi possono esserlo più di chi li ha creati, tanto da sopravvivergli nei secoli. Inoltre quello che avviene in scena può essere più vero di ciò che avviene fuori di essa: così Pirandello può permettersi di dire alla figlia, riferendosi alle feroci e storicamente avvenute contestazioni ricevute la sera della prima, che “non è successo niente”. In effetti il film ci ricorda che l’opera fu subito acclamata in tutto il mondo e il suo autore prese addirittura il premio Nobel per la letteratura.

Notevole è poi il fatto che questa riflessione parli la lingua di quel Verga che Pirandello vuole oltrepassare, il siciliano, il che dà un tono realistico a un racconto che invece è un grande gioco di specchi, come quelli nei quali si riflette Servillo nel camerino la sera della fatidica prima

 

 

Marco Massara

(Jolly)

Roberto Andò si conferma regista che non ama stare troppo sotto i riflettori e che produce cinema ad altro tasso di intelligenza. Pirandello e la passione per il teatro, con la sua capacità di fondere realtà ed immaginazione, sono il tema centrale di questo film che costruisce un perfetto equilibrio tra la leggerezza dei teatranti Ficarra e Picone e la sobria attenzione e sensibilità del Maestro, interpretato da un misuratissimo Toni Servillo. Realtà e finzione diventano indistinguibili ed il cinema dona vitalità e ritmo