Titolo

L'innocente

 

da domenica 14   a  venerdì 19 maggio 2023

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L'INNOCENTE

REGIA DI LOUIS GARREL

 

 

“Alla quarta prova come regista, il celebre attore Louis Garrel si mostra sempre più a suo agio e capace di sperimentare.

Con L'innocent non si discosta da quei toni di dramma-commedia sentimentale per i quali ha un feeling innato (letteralmente, visto che appartiene a una famiglia reale del cinema francese), ma assieme al co-sceneggiatore Tanguy Viel li applica a delle situazioni da polar scanzonato e a una storia divertente e piacevole di ladri di caviale iraniano e attori della domenica. Come sempre Garrel si ritaglia il ruolo da protagonista, ennesima variazione del ragazzo sognante e un po' impacciato che sa interpretare a meraviglia. Qui è vincente la combinazione della sua titubanza reattiva (accentuata da un lutto ancora molto presente) con le caratterizzazioni sopra le righe degli altri tre attori, tutti ottimi. Roschdy Zem come sempre passa in scioltezza dal soave al minaccioso, lui ladro mai pentito che ha trovato l'amore, balla la salsa e ha un talento per il palcoscenico.

La veterana Anouk Grinberg è al suo gradito ritorno sulle scene nel ruolo di una madre e di una donna esuberante, mentre Noemie Merlant continua a nutrire una galleria di personaggi sfaccettati che dai tempi di Ritratto della giovane in fiamme hanno arricchito la sua immagine attoriale.

Amori, sentimento e melodramma non mancano e rappresentano una garanzia per gli appassionati del genere. Notevole però è stavolta il loro utilizzo, anche in chiave metanarrativa, come strumenti "del mestiere" in una rapina, nella quale ovviamente nulla va come dovrebbe per i personaggi mentre tutto fila alla perfezione dal punto di vista cinematografico: una sequenza estesa e calibrata alla perfezione nella regia, nella scrittura e nella recitazione, forse tra le cose migliori firmate fin qui da Garrel.”

Tommaso Tocci da mymovies

 

 

Simone emiliani sentieri selvaggi

“Rimette dichiaratamente in gioco la costruzione della scena e la recitazione degli attori il cinema di Louis Garrel. Lo aveva già fatto nei suoi primi due lungometraggi, Due amici e L’uomo fedele. Nel primo è stato proprio lui stesso a interpretare una comparsa del cinema. Nel secondo invece, nella messinscena di un triangolo sentimentale (che poi si trasforma in una partita a quattro), rivela tutto il suo amore per il mestiere dell’attore, che è subito evidente nella scena iniziale di L’innocente, ambientata in un penitenziario. (…) Dopo la deludente parentesi ecologica del precedente La crociata, il cinema di Louis Garrel ritrova un’ispirazione che stavolta non ha niente di calcolato ma in cui si aggiunge anche una scombinata e attraente follia. L’innocente preme sull’acceleratore, frena di colpo e poi riparte. Mescola la commedia sentimentale con il film di rapina, trova brevi ma significativi frammenti da Melville nella camminata di Abel nella nebbia e davanti alla tomba della moglie e diventa puro polar nella scena dell’inseguimento in auto. (…) Garrel libera il suo cinema dalla sua struttura e stavolta attrae per tutte le possibili doppie vite (di identità o del passato) dei suoi personaggi che avevano caratterizzato anche la figura interpretata da di Golshifteh Farahani in Due amici che la sera doveva tornare in carcere. Talvolta perde la strada ma ci si smarrisce volentieri. Non ha la precisione ma condivide la stessa passione per il gioco degli Ocean’s Eleven di Soderbergh. Poi danza con Gianna Nannini nei titoli di coda con la canzone I maschi. Non è un caso. Come negli altri film diretti, Garrel fa da intermediario in un racconto dove è lo sguardo femminile che manda avanti la storia. Quello di Noémie Merlant e di una ritrovata Anouk Grinberg nei panni della madre rendono il mondo, il suo e il nostro, più bello.

Simone Emiliani da sentieri selvaggi

 

“E dunque arriviamo a L’innocente che, pur non avendo nulla di propriamente dannunziano, dall’autore pescarese riprende un titolo e forse un incedere psicologico proprio di un certo tipo di personaggio letterario che, in modo generico, possiamo ancora definire come afferente alla sfera del decadentismo; Garrel tratteggia per il suo protagonista, Abel, una figura che è in qualche senso tangente a quella dell’inetto, se lo intendiamo come un uomo – giovane adulto, per gli standard dei nostri tempi: il personaggio dichiara infatti trentadue anni, appena meno dell’interprete – avvolto in una sorta di abulia esistenziale, incapace di riprendere in mano le redini della propria vita dopo l’incidente, da lui provocato, si lascia intendere, che ha causato la morte dell’amatissima moglie. Abel, del resto, in ebraico è hebel, il soffio, l’evanescenza terrena, ma anche, nella formula hebel habalim, il superlativo di un afflato di vanità: vanità di vanità, espressione o concetto ricorrenti nell’Ecclesiaste, e poi in una miriade di testi classici o meno classici; (…) questo Abel, immune dal giudizio su sé stesso o di contro fin troppo elucubratorio, ma concretamente inerte, non sembra in grado di contemplare una prospettiva laica di perdono (né per sé stesso, soprattutto per sé stesso, né per chi gli sta intorno). Su questi presupposti il regista innesta una storia che si snoda tra i topoi della commedia brillante e quelli del polar più classico, riuscendo a mantenere un equilibrio mirabile tra i generi e bilanciando il gioco attraverso una riflessione, assai ironica e disincantata, sui generi stessi, piegati – senza alcuna forzatura, poiché gli ingranaggi assecondano il giocare del regista/attore coi suoi talentuosi coprotagonisti – al quesito che si poneva Steiner: come possiamo essere ancora umani oppure come possiamo tornare a esserlo?”

Ilaria Mainardi da spietati

 

 

 

Guglielmina Morelli

(domenica pomeriggio)

Momento di pausa tra un film potente ed enigmatico e un colossal (come si chiamavano una volta i film lunghi!) questo L’innocente è una sorta di metafilm, un omaggio al cinema francese (di papà e non). Qui dentro troviamo di tutto: la nebbia Melville, la eco di Truffaut, la musica Lelouch (perfino troppo per chi non ama Francis Lai!), i polar degli anni ’70 con i loro “duri” “femminari”, in un continuo mutamento di toni (si va dal sentimentale al thriller, alla commedia sgangherata, al noir sulla rapina che finisce “male”). Per non parlare della continua commistione tra recitazione e verità con la quale i protagonisti costruiscono le loro vicende: un metafilm al quadrato, insomma, che diverte, rilassa e non impegna troppo. La vicenda in sé è un po’ fragilina, il modo di girare deve tanto alla televisione con la prevalenza di primi piani, ma l’ambientazione lionese ha un suo fascino e gli attori sono bravi.

 

 

 

Angelo Sabbadini

(lunedì sera)

Povero Garrel schiacciato tra due titani (McDonagh e Luhrmann) sembra un sorbetto digestivo tra due piatti di portata. Eppure l’operina è graziosa e strappa sorrisi e simpatia agli affezionati del Bazin. Un’operazione cinematografica che miscela sapientemente i generi: il polar soprattutto e la sempre gradita commedia sentimentale. Un film confezionato a misura degli attori che sono molto bravi a dare forma alle loro maschere imprevedibili ed eccentriche. Garrel si ritaglia la consueta figura dell’indolente Abel e firma il suo film più convincente anche se la consacrazione come regista deve ancora venire.

 

Carlo Caspani

(mercoledì sera)

Louis Garrel, cresciuto a croissants e cinema, terza generazione di attori autori e registi, padroneggia  generi e toni disparati per questo allegro polar romantico un po' demente, come è giusto che sia quaando si è bravi e non ci si prende troppo sul serio. Abel, protagonista alter ego del regista, alla fine diventa davvero adulto e (forse) indipendente da una delle madri più syphonées del cinema d'Oltralpe e non solo. Nel percorso, negozi di fiori, acquari, un colpo al caviale e una migliore amica della moglie defunta che, indivina, lo porta all'altare, anzi no, dall'ufficiale di stato civile, cioè, in galera... ma in fondo, chi è davvero innocente a questo mondo?=

Giulio Martini

(venerdì sera)

Simpatica ricognizione con guizzi d'inventiva nei generi polar e rosa d'oltralpe,con relative fitte  citazioni visive e sonore.

La tenace ricerca di uno stile da parte di  Garrel,al di là della recitazione ormai ben caratterizzata, è ancora in fieri.

Ma prima o poi ci darà un risultato più ricco e assai personale.

 

 

Marco Massara

(Jolly)

Ho sempre amato i film che ‘cambiano pelle’, passando da un genere/filone all’altro o con una lenta metamorfosi (“Il silenzio degli innocenti”) o più bruscamente come in questo caso, dove coabitano commedia brillante, noir con un pizzico di grottesco, con in più l’eterno gioco dinamico, da prendere seriamente, tra realtà, finzione, dialoghi veri e parti recitate.

Il tutto condito da tanta cinefilia ed in questi casi nessuno si diverte come un animatore di dibattito….

E se il film non trasmette ‘messaggi’ o tanto meno ‘valori’ non è colpa sua. Ogni tanto basta il divertimento.