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Tra due mondi

 

da domenica 5   a  venerdì 10 marzo 2023

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TRA DUE MONDI

REGIA DI EMANUL CARRIERE

 

 

 

“Uno scrittore che porta sullo schermo il libro di un’altra scrittrice. Per la sua terza regia cinematografica, la seconda di un film di finzione sedici anni dopo L’amore sospetto, Emmanuel Carrère adatta per lo schermo il romanzo della giornalista Florence Aubenas, Le Quai de Ouistreham. Il titolo del film diventa semplicemente Ouistreham, comune che ospita il porto di Caen e luogo che era già stato teatro del celebre Porto delle nebbie di Simenon, perché è lì che il cuore del racconto troverà alla fine il suo habitat d’elezione.

Ma è altrettanto significativo il titolo internazionale del film, Between Two Worlds, perché rende bene l’idea di questa linea di confine, di questa scissione che – soprattutto ripensando a L’avversario (romanzo adattato per il cinema da Nicole Garcia) contraddistingue da sempre l’opera del drammaturgo parigino. Che stavolta segue da vicino Marianne Winckler, donna decisa a rifarsi una vita nel nord della Francia dopo il divorzio e dopo anni trascorsi da mantenuta di lusso: la pratica all’ufficio di collocamento, i corsi per essere assunta da una ditta di pulizie, l’inizio del lavoro insieme ad un gruppo di altre donne, con le quali inizierà a familiarizzare.

Marianne però nasconde un segreto. È una scrittrice che sta raccogliendo materiale per il suo nuovo libro sul tema della precarietà del lavoro e ha deciso di vivere in prima persona, senza rivelare la sua vera identità, l’instabilità finanziaria e l’invisibilità sociale. Scoprendo però anche un’altra realtà, quella dell’assistenza reciproca e della solidarietà, dei legami e dell’amicizia. Identità sospese: Juliette Binoche è chiamata ancora una volta ad un’interpretazione che rifletta sulla natura stessa dell’essere attrice, impersonare qualcun altro da sé e farlo doppiamente una volta in scena, cosa che nel Sils Maria di Olivier Assayas era già avvenuta in maniera magnifica.

A Carrère tutto sommato basta questo, ed è anche comprensibile, senza la smania di dover infarcire di chissà quali altri elementi – stilistici, linguistici, narrativi – un insieme già di per sé abbastanza rimarchevole, che emerge con forza grazie al campionario di varia umanità con cui la protagonista finisce per stringere rapporti “reali”, e profondi. E la domanda sottintesa che si pone poi la protagonista, e con lei il regista/scrittore (noto per i suoi romanzi-verità) è destinata a rimanere senza risposta, nonché dolorosa: per portare in superficie la realtà di un mondo che non ci appartiene, raccontandolo dal di dentro come se in quel momento fosse “nostro”, basta far finta di diventare qualcun altro? E una volta raggiunto l’obiettivo, basta dismettere quell’abito? In premiere mondiale alla Quinzaine des Réalisateurs del 74° Festival di Cannes, Between Two Worlds è già stato acquistato per l’Italia da Teodora Film, che prossimamente lo distribuirà nelle sale.”

 

Giulio Martini

(domenica pomeriggio)

 A cosa serve il giornalismo, la letteratura (e il cinema... )? A traghettarci nel mondo come vissuto dagli altri ? Difficile, forse irrealistico.

Sperimentare la quotidianità altrui e suggerircerla è la scommessa del libro e del film. E la nostra "fatica" di spettatori va riconosciuta per quello che è: un onesto tentativo di immedesimazione grazie allo schermo. Per cui dobbiamo ringraziare scrittrice e regista che hanno reso - per quanto virtuale - questa immedesimazione emotiva possibile.

 

 

 

Angelo Sabbadini

(lunedì sera)

Lo scrittore Emmanuel Carrère, alla sua terza prova come regista, si mette al servizio di un film tutto al femminile: scritto da una donna, voluto da un’altra donna, con un plot che ruota attorno alla complicità di altre tre donne. Tra due mondi rappresenta uno sguardo penetrante sulla condizione dei lavoratori invisibili. E un affondo altrettanto interessante attorno al tema della falsa identità della scrittrice. Quanto un osservatore condiziona l'oggetto della sua indagine? E i lettori amanti di Emmanuel Carrère, pur non essendo una storia di sua penna, troveranno in questo film alcuni punti di contatto con il suo libro Vite che non sono la mia.

 

 

Carlo Caspani

(mercoledì sera)

Emmanuel Caarrère, scrittore e regista, parte da un libro inchiesta della giornalista e scrittrice Florence Aubenas e, inserendosi in un filone vivo del cinema francese, quello dell'indagine sociale rivolta agli ultimi e al mondo del lavoro, mette una credibile anche se fascinosa Jiuliette Binoche a fare la donna delle pulizie sui traghetti del porto di Ouistreham. Niente durezze alla Ken Loach o ai fratelli Dardenne, ma nemmeno una commediola come farebbero a casa nostra, anzi: con risvolti quasi da spy story e qualche concessione alla narrazione che non corrisponde all'inchiesta vera, si racconta una vicenda soprattutto di donne (le più deboli, sfruttabili e bisognose lavorativamente) con accenni umani e di solidarietà per edulcorare un po' il lezzo dei cessi da pulire e i tempi da galera di un lavoro di ultima, ma necessario. Dentro, molto forte, la tematica della sincerità, del fidarsi, dell'essere solidali tra colleghe come ultima difesa per mantenere un po' di umanità, tra una boccata di fumo e una partita a bowling per sentirsi ancora persone "normali".=

 

 

 

Giorgio Brambilla

(venerdì sera)

Emmanuel Carrère, scrittore, costruisce un film a partire da un libro di Florence Aubenas, giornalista, sulle condizioni di lavoro del personale delle pulizie, in particolare quello impiegato sui traghetti del Quai de Ouistreham che dà il titolo al libro stesso.Mette Juliette Binoche tra tante attrici e qualche attore presi dalla strada e le fa interpretare la parte di una scrittrice (come lui), che vuol fare un’inchiesta (come lui) sulle condizioni di questi sottoproletari. A differenza che nel libro la fa legare con alcune delle protagoniste, mettendo in evidenza la grande differenza tra lei e loro e mostrando come, quando ci si accosta dall’esterno a un mondo così diverso dal proprio, ci si possa immergere in esso in modo solo parziale, sempre rischiando la doppiezza. Si augura che qualcuno apprezzi l’intenzione e il risultato, come i molti compagni alla presentazione dell’opera della Winckler, ma l’ambiguità di fondo resta. Non a caso il film inizia e finisce seguendo non Marianne ma Christèle, meno colta e raffinata, ma autentica al 100%. È come se dicesse che sono queste donne le vere protagoniste, anche se la Binoche ruba loro la scena, e manifestasse la consapevolezza del limite della propria operazione, rivelando una lucidità esemplare

Marco Massara

(Jolly)

Un film che parla dei lavori di più basso livello, sgradevoli ed ‘invisibili’ (nel cinema francese non è la prima volta). E che non ha il pudore di nascondere che (anche) il mondo del lavoro è organizzato in classi, che si appartiene ad una e non sono ammesse ‘terre di mezzo”. Ogni classe ha le sue regole di accoglienza e appartenenza e soprattutto manifesta una irrinunciabile ed inviolabile dignità.

Coraggioso.