Titolo

Cyrano

 

da domenica 29 gennaio  a  venerdì 3 febbraio 2023

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CYRANO

REGIA DI JOE WRIGHT

LA CRITICA

 

“Si scrive essenzialmente per una persona, una in particolare: è appagante arrivare all’indirizzo di un vasto pubblico, ma tutto sommato si desidera soprattutto l’attenzione di quel lettore o di quella lettrice d’elezione. E Cyrano de Bergerac lo sa, la cui infallibilità spadaccina è pari solo alla fiammeggiante passione per la poesia e l’oratoria. Entra in scena in un teatro, non a caso, pronto a ridicolizzare un ampolloso attore celebrato dall’élite, reo a suo dire di somministrare al pubblico uno spettacolo indecoroso. Il duello è in punta di parola e all’improvviso si trasforma in uno scontro con la spada: a sfidarlo è il lacchè del potente de Guiche, convinto – povero lui – di poterlo sconfiggere perché superiore per ceto e altezza. Il Cyrano di Joe Wright, infatti, rinuncia al nasone originale e si riconfigura nano, taglia su misura il ruolo per Peter Dinklage, mattatore straordinario che gratifica una scelta di casting molto contemporanea e inclusiva (…). Ed è questa caratteristica così invasiva a inibirlo dal dichiararsi alla bella Rossana, che si trova proprio nel teatro in cui si consuma il trionfo retorico e combattente di Cyrano: quella performance – perché di questo parliamo – è tutta per lei. È un incipit fondamentale perché definisce ancora una volta l’orizzonte di Wright, un raffinato e scrupoloso stilista che ha mosso i primi passi nel teatro di marionette dei genitori e che apre il suo nono lungometraggio mettendo in primo piano proprio delle marionette. Tratto dal classico di Edmond Rostand, scritto da Erica Schmidt e basato sul suo musical teatrale del 2018, Cyrano è girato in una Sicilia fuori dal tempo e fa del teatro una religione: nella spettacolare intemerata contro l’attore trombone, pesantemente truccato e agghindato come i suoi stolti spettatori (i magnifici costumi sono di Massimo Cantini Parrini), il cadetto si fa portaparola di un autore che crede nel teatro come macchina di senso e spazio significante. Lo stesso Cyrano diventa, nel corso della storia (occorre ribadirla?), autore del testo “recitato” da Christian, attore che deve interpretare un ruolo ingrato (l’amico del cuore, il consigliere), suggeritore che esce dalla buca e si nasconde dietro una colonna per aiutare il primattore in difficoltà. Mai come in questo adattamento si sottolinea quanto quella di Cyrano sia la storia di un’ossessione per la messinscena di una dissimulazione perenne: quella di uno spadaccino senza paura che è anche un poeta strozzato dal terrore di rimanere ferito a morte dal rifiuto della donna che ama da tutta la vita.

E questa dimensione così devota nei confronti dei meccanismi della finzione scenica si esalta nei movimenti coreografici spesso stilizzati e sulle note della colonna sonora realizzata dai The National, autori di canzoni non particolarmente memorabili ma in grado di svincolare la narrazione dalle contingenze storiche per collocarla in un mondo di cappa e spada scosso da un soffio di rock. Spericolato e spavaldo, forse più ammirevole che davvero compiuto e perciò intrigante, Cyrano è un musical moderno che cerca di proporsi quale classico istantaneo, discreto sul piano musicale, curatissimo su quello visivo anche grazie la luce mediterranea che inonda la scena.”

Lorenzo Ciofani da cinematografo.it

 

Giulio Martini

(domenica pomeriggio)

Sfarzosa e irriverente (il nano, il nero...) rielaborazione - non infedele - delle mille provocazioni di Cyrano, crudele trama romantica, troppo spesso edulcorata.

La volontà di shock del regista si sposa con l'elogio assoluto della "parola" in cui vive/sopravvive la Poesia, cioé la traccia e la memoria dell'Animo/a di contro all'evanescenza del Corpo con le sue finzioni ed i suoi continui  inganni.

 

 

Angelo Sabbadini

(lunedì sera)

Cosa si chiede a un musical? Innanzitutto musiche coinvolgenti e coreografie ben congegnate. Se questo è vero il Cyrano di Joe Wright parte zoppo perché le musiche di Bryce e Aaron Dessner sono modeste e le coreografie di Sidi Larbi Cherkaoui puramente ornamentali. Certo, c’è lo splendore del barocco siciliano, l’hard-cut sull’Etna, il gusto insistito della messinscena teatrale, l’interpretazione di Peter Dinklage … Tutto vero: ma questi elementi non spostano il problema. Il verso alessandrino di Edmond Rostand è musicalità pura e si divora la trasposizione di Erica Schmidt. Lo aveva ben capito Jean Paul Rappenau e ad oggi il suo esempio rimane insuperato

 

 

Carlo Caspani

(mercoledì sera)

Edmond Rostand all'inglese in chiave musica, adattato da Erica Schmidtl: per la verità, mancano canzoni memorabili e coreografie davvero degne di nota, ma i regista Joe Wright (Espiazine, L'ora più buia) riesce a trasporre in modo convincente l'opera più disperatamente romantica della letteratura di fine secolo, giuocando sulla diversità e sofferenza fisica del protagonista che non ha un nasone, ma semplicemente è alto un metro e trenta. Peter Dinklage (Il trono di spade e molti altro ruoli cinetelevisivi da coprotagonista) ci mette molto del suo, e fa superare allo scriba brontolone i malumori per certi eccessi del politicamente corretto: per rispettare le quote di razza e colore senza cui, ormai, non giri neanche un minuto di film in America (ma anche da noi), nella Francia del '700 l'istruttore dei cadetti e il bel Christian che fa innamorare Roxanne sono due aitanti uomini di colore: e quando mai, direbbe Totò?

 

Giorgio Brambilla

(venerdì sera)

L’ennesima versione del Cyrano di Rostand inizia con l’inquadratura di Rossana tra due burattini, maschio e femmina, appesi. È una dichiarazione d’intenti, quella di creare una storia d’amore attraverso una messa in scena esibita come tale. Per questo viene usato il genere cinematografico che sfida maggiormente la sospensione dell’incredulità, il musical, il quale, con canti e coreografie, si presenta come manifestamente inverosimile. Questo tema è particolarmente pertinente con l’opera rappresentata, che ci racconta la costruzione di un grande spettacolo, nel quale Rossana e Cristiano sono intrappolati, e lo stesso Cyrano decide di vivere, per realizzare il suo sogno di amare ed essere riamato da Rossana nella misura che ritiene possibile. Così il cinema, la cui essenza è la luce, come per le chiese alle quali il protagonista si riferisce alla fine, ci mostra una storia ricca di verità, quella tragica di un amore insieme incompiuto e universale, come si vede nella scena prima della battaglia finale. La vena ironica con mio dispiacere è ridimensionata, ma la costruzione è rigorosa

 

 

Marco Massara

(jolly)

“Le parole sono importanti! COME PARLA !!!!” urlava Nanni Moretti in “Palombella rossa”.

E le parole sono importanti in questa innovativa rivisitazione del personaggio di Cyrano (alto 135 cm, con un naso normale e spadaccino quanto basta) con scene esterne fortemente stilizzate, e un registro profondamente teatrale su cui si innestano, meglio si “imbullonano” sequenze cantate su basi musicali ridotte all’essenziale. Ogni componente funziona bene, ma è l’insieme che non ha un carattere ben definito: è poco musical, non completamente teatro e con azione scenica rarefatta. Cyrano comunque non perde il suo fascino.