Titolo

A Chiara

 

da domenica 18 a  venerdì 23 dicembre 2022

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A CHIARA

REGIA DI JONAS CARPIGNANO

 

LA CRITICA

 

“Ancora Gioia Tauro, ancora un coming of age, stavolta al femminile. Quattro anni dopo lo splendido A Ciambra, Jonas Carpignano torna alla Quinzaine des Réalisateurs di Cannes con A Chiara, titolo che “brinda” alla sua omonima protagonista (Swamy Rotolo, magnetica), quindicenne che di punto in bianco, senza alcun preavviso, scopre che il padre traffica droga per la ‘ndrangheta. Al solito contraddistinto da uno sguardo immersivo che restituisce la sensazione di vivere un qui e ora che si disvela di pari passo alla fruizione (anche grazie al decisivo apporto del direttore della fotografia, Tim Curtin), il cinema di Carpignano è ormai tutt’uno con le sfaccettate realtà che popolano il territorio calabro, con Gioia Tauro ambiente d’elezione tale da consentire anche una breve incursione nei luoghi popolati dai personaggi del precedente film (la baracca della famiglia rom Amato, oltre alle brevi partecipazioni del giovane Pio, ormai alle soglie dell’età matura, e di Koudos Seihon, già protagonista di Mediterranea e presente anche in A Ciambra). Per certi aspetti, in questo caso soprattutto nella prima parte del film, quella in cui si rappresenta la tenera unione della famiglia Guerrasio (in realtà a recitare è tutta la famiglia Rotolo), culminante nella festa dei 18 anni della figlia primogenita, sembra quasi di ritrovarsi in un’opera di Kechiche, con la vita, i suoi suoni, rumori, canzoni, musiche, che esplode insieme all’oggetto filmico e ai suoi soggetti coinvolti.  Sarà invece tutt’altra esplosione – quella di un’auto – a stravolgere l’esistenza della giovane protagonista e a mutare definitivamente le traiettorie dell’intero racconto. Che si fa inesorabilmente più cupo, con venature thriller, nel momento in cui Chiara decide di sfondare quel muro “protettivo” che la separa dalla verità sull’amato padre, ora latitante. Inizia così una storia di vite sotterranee (letteralmente), di intrecci fino a quel momento impensabili (…).Ecco, A Chiara – che conferma comunque il punto di vista mai giudicante di un regista empatico come Carpignano – è la possibilità di un brindisi per un compleanno futuro (quello dei 18 anni) da poter festeggiare lontano dai legami di sangue, comunque insieme a nuove persone care. È la scelta possibile, quanto mai dolorosa, coraggiosa, di affrancarsi da un presente e da un futuro segnati, eredità non richiesta dalle giovani generazioni, figlie di un destino scritto a suo tempo da altri. L’utopia, realizzabile, di svincolarsi da logiche mafiose e patriarcali e diventare artefici del nostro divenire.” 

Valerio Sammarco da cinematografo.it

 

 

 

 

 

 

Marco Massara

(domenica pomeriggio)

“Onora il padre” se questi è onorabile.

La tensione narrativa del film è tutta nella soluzione della equazione tra Il desiderio di fuga che non genera spostamento, espressa in maniera eccellente con l’immagine del tapis-roulant, ed il suo annullamento nel ‘rispetto’ per la famiglia e l’accettazione di regole e comportamenti moralmente inaccettabili.

Forse il salto ellittico che porta alla nuova ‘famiglia’ di Chiara può essere giudicato sia un capolavoro che un passo che si appoggia troppo alla sospensione dell’incredulità dello spettatore, ma sicuramente la corsa finale genera uno spostamento e l’apertura di una prospettiva.

 


Angelo Sabbadini

(lunedì sera)

Sotto l'albero e all'epilogo della stagione spunta inusitato Jonas Carpignano: poco conosciuto dagli aficionados del Bazin e superata qualche comprensibile difficoltà (il dialetto stretto) poi sboccia il consenso per "A Chiara". Intriga il suo particolare corredo stilistico e formale e seducono gli occhi determinati della debuttante Swamy Rotolo. Non solo ma i visionari rilanciano e chiedono di vedere il precedente "A Ciambra". Babbo Natale è avvisato ...

 

 

 

 

Carlo Caspani

(mercoledì sera)

Jonas Carpignano chiude con questo film la sua trilogia ideale sull'arrivo (Mediterranea), permanenza (A Ciambra) e fuga necessaria e obbligata (A Chiara). Storie di giovani, sangue nuovo anche nel cinema italiano.
Merito anche della protagonista Swami Rotolo, diamante grezzo nel panorama attoriale femminile di questi anni, che accompagnata da famiglia, cugini, amici, insomma tutta Gioia Tauro, incarna i luoghi classici del cinema di formazione di sempre (amore e delusione verso la figura paterna, distacco, fuga) in un film al novanta per cento girato con la tecnica del cinema verità: macchina a mano addosso ai protagonisti, luci e buio naturali, ambientazione ultrarealistica. Lo spettatore deve superare questi scogli stilistici, oltre all'uso reiterato ma necessario del dialetto (l'Italia vera è così) per rimanere poi coinvolto dallo sviluppo della storia. Nella parte finale qualche didascalismo e lezioncina morale di troppo, per necessità di spiegare ma raffreddando la tensione emotiva: peccati di gioventù, perdonabili nel complesso.

 

Giulio Martini

(venerdì sera)

 

 Sulla scia dei numerosi film in Calabria centrati sulla ribellione/fuga delle generazioni nuove contro i  padri, l'ultimo elemento del trittico del tenace Carpignano è coinvolgente e intensamente recitato da un clan di attori, parenti tra di loro.

Girato con originalità e giusto distacco emotivo sembra un elogio delle ragazze che - forse meglio e più dei maschi - possono scardinare un mondo omertoso e oscuro. 

 

Guglielmina Morelli

(Jolly)

Non un capolavoro ma un film onesto e sincero. Un racconto difficile da gestire, una storia tanto drammatica quanto “possibile”. Come una adolescente normale si deve comportare alla scoperta che la sua vita non è quella che le sembrava? Come può rapportarsi con la sua famiglia? Che cosa deve scegliere? Chi può aiutarla a scegliere per il meglio? Certo, il film rende estreme queste domande che, tuttavia, possono valere in molte circostanze, anche meno complesse e drammatiche. Meravigliosa la protagonista, che dà senso e forza ad un ruolo bello e difficile.