Titolo

Petite maman

 

 

da lunedì 28 marzo  a  sabato 2 aprile 2022

ATTENZIONE! LA PROIEZIONE DI DOMENICA 27 H 16.00 E' SPOSTATA A SABATO 2 APRILE H 16.00

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PETITE MAMAN

REGIA DI CELINE SCIAMMA

 

La nonna di Nelly, che ha otto anni, muore in una casa di riposo. Lei e i genitori raggiungono quella che era la sua abitazione per sistemarla per una probabile vendita. La mamma, Marion, ritrova ciò che possedeva quando era bambina e racconta di una capanna costruita nel bosco che si trova nei pressi dell'abitazione. D'improvviso poi parte lasciandola sola con il padre. Girovagando nel bosco

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Si tratta di un film che  ha trovato la sua realizzazione in un tempo che quasi lo rendeva necessario. È stato infatti girato subito dopo il primo rigido lockdown per Coronavirus che la Francia ha vissuto e Sciamma ha sentito intimamente che era più che mai importante raccontare dei più piccoli a cui pochi sembravano aver pensato durante quei lunghi giorni di chiusura.

Non si tratta, va ribadito, di una storia di pandemia quanto piuttosto di un piccolo film (come budget e anche come durata) che però affronta grandi temi partendo da una possibilità immaginata: il poter incontrare la propria madre quando aveva l'età che ora ha la figlia. Sono due sorelle nella realtà (Josephine e Gabrielle Sanz) ad interpretare, con grande adesione e grazie ad un'ottima direzione, Nelly e Marion. Con la loro semplicità ma anche con la profondità dei loro sguardi ci fanno percepire quasi sensorialmente ciò che da piccoli si può provare dinanzi al distacco e al timore della perdita. Che sia quella di una nonna amata (quei saluti alle anziane ospiti alla casa di riposo all'inizio del film ci dicono già molto sulla sensibilità di Nelly) oppure di una madre che parte improvvisamente lasciando con un padre amorevole ma che non spiega il perché di questo allontanamento, la sensazione resta quella di un vuoto da riempire.

Nelly lo trova nel percorso della progressiva comprensione di quella Marion che ha davanti con i suoi slanci, i suoi giochi e le sue paure. Così Sciamma ci suggerisce che, se ancora lo si può fare, conoscere di più sull'infanzia dei nostri genitori può aiutarci a capirli meglio e ad amarli di più.

 

 

 

 

 

 

 

 

Guglielmina Morelli

Sabato pomeriggio

 

 

 

Il cinema, lo sappiamo, ricrea mondi e tempi; la regista qui ricrea un passato (o un futuro, secondo il punto di vista) senza tempo, indeterminato e assoluto, il tempo dell’infanzia. Memoria e ricordi, aspettative e paure compongono la materia di questo piccolo film, fatto di luoghi incantati, ad esempio il bosco (e che cosa c’è di più fiabesco di un bosco autunnale?), e luoghi concreti che, via via, perdono oggetti per riempirsi di figure e sentimenti. Un percorso in un realismo magico che spiazza lo spettatore che vorrebbe (ahimè!) capire tutto razionalmente ma non può e invece suggerisce un atteggiamento empatico nei confronti dei personaggi (le due bimbe, Nelly e Marion, ma non solo) dove invece conta la sospensione della logica spazio – tempo e l’affidarsi al fluire delle immagini e dei sentimenti che le piccole attrici interpretano con garbo e, scusate il brutto temine, professionalità. Una perdita dolorosa che diventa per Nelly il percorso di una adulta elaborazione del lutto che la porta ad essere la “petite maman” del titolo per una madre che ha bisogno di un affetto maturo per colmare quella malinconia esistenziale che prova fin da bambina. Un piccolo – breve, finalmente – film di suggestioni e sentimenti, magari non compiuto perfettamente ma da vedere.

 

 

 

 

 

Giulio Martini

Domenica sera

 

 

 

    Sull'onda delle tematiche dei suoi film precedenti (le questioni di genere, la peculiarità dell'identità sessuale al femminile) la regista mette in scena uno sdoppiamento/rispecchiamento -  pieno di simboli - per vuole interrogarsi ed interrogare sui particolari "legami" (quanti spaghi, fili, cordicelle ...) che connettono nonne/mamme e figlie nella vicenda generativa in quanto gestanti e partorienti.

Come "matriosche" incapsulate l'una nell'altra le 3 generazioni si nutrono reciprocamente (quante immagini "alimentari " in tutto il film) per sottolinerea, assieme ai tanti e diversi luoghi di accoglienza e di lutto ( la RSA,la casa vera e di frasche,l a piramide...), la rischiosa funzione ricettiva e nutritiva delle donne, di cui gli uomini - se non estranei -  sono appena appena capaci.

Chiari i riferimenti alla cultura ebraica della regista (matrilinearita' e  marcatura del termine purificatorio della "abluzione" mensile  ) che medita su argomenti inusuali e al limite del concepibile (il bambolotto tra due femmine ) con uno stile a volte ermetico ma piuttosto efficace.

 

 

 

 

 

Angelo Sabbadini

Lunedì sera

 

 

 

 

 

 

Un ritorno al futuro di marca francese nutrito di realismo magico e di sensibilità femminile. Basta un espediente di montaggio alla brava regista Celine Sciamma per costruire una favola fantascientifica giocata sull’espediente della macchina del tempo. Coraggioso e riuscito il tentativo di affidare a due bambine il compito di dare corpo a un piccolo film stupefatto che conquista e convince.

 

 

 

Giulio Martini

Mercoledì sera

 

 

 

 

 

 

 

 

Marco Massara

Giovedì sera

 

 

Se si distilla il meglio del cinema di Eric Romer, Alain Resnais e Robert Bresson 72 minuti possono bastare per realizzare un film piccolo per dimensioni, ma estremamente stimolante sul piano della comunicazione.

Un modo di mettere il rapporto tra schermo e spettatore sul piano sia della sfida che del suggerimento e qualche volta del trabocchetto.

Si esce dal cinema portando a casa un po’ di domande, e fa piacere. Céline Sciamma fa sì che i personaggi si illuminino o si oscurino reciprocamente; ogni scena è una sfida con lo spettatore ed una richiesta di apertura di credito sul piano narrativo e della significazione.

Una benefica iniezione di fiducia nel (piccolo) cinema d’autore dopo una ‘notte degli Oscar’ quanto mai bolsa e deludente.

 

 

 

 

 

 

Giorgio Brambilla

Venerdì sera

 

 

 

Céline Sciammaci propone un’opera semplice e densa che, evitando l’uso dell’evidenziatore, ci fa entrare in profondità all’interno di un rapporto figlia-madre. Si parte con le due in inquadrature rigorosamente distinte per arrivare all’abbraccio finale, passando attraverso momenti letteralmente magici descritti come quotidiani, nei quali spostamenti nello spazio si traducono in viaggi nel tempo e allo svuotarsi della casa corrisponde l’immersione della piccola protagonista in se stessa. Il film non si preoccupa di farci capire esattamente cosa stia succedendo, ci dice esclusivamente l’essenziale: quanto il contatto con sé e con i propri cari ci costituisca e sia condizione imprescindibile di una vita pacificata. Un’opera breve nella quale, però ogni sequenza aggiunge un tassello al mosaico.