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Volevo nascondermi

 

 

da domenica 20  a  venerdì 25 marzo 2022

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VOLEVO NASCONDERMI

REGIA DI GIORGIO DIRITTI

 

Con un continuo uso di flashback, Diritti ci presenta la vita di Toni Ligabue dalla primissima infanzia in Svizzera, dove è nato nel 1899, alla gioventù da solitario nel cuore dell’Emilia, nei boschi fluviali della Bassa padana. Aggirandosi nelle campagne quasi come una figura fiabesca, sgraziata, alla fine Ligabue trova accoglienza presso una famiglia borghese che gli fa scoprire il potere della pittura.

 

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“Volevo nascondermi” è un cammino di accesso all’animo complesso e fragile di Toni Ligabue, un uomo vissuto ai margini della famiglia e della società, che ha trovato la sua forma di contatto con il mondo attraverso l’arte. I dipinti di Ligabue, infatti, su tavolette, tele oppure pareti, risultano degli affreschi dell’anima, specchi riflettenti di un disperato bisogno di vita e di amore. Ligabue voleva soprattutto essere notato e accolto. E grazie all’arte è riuscito a far sentire la sua voce, lasciando quindi scoprire al mondo quel giardino fiorito all’interno del suo cuore solitario. Ligabue ha conosciuto sì la gloria negli ultimi anni, persino un riscatto nella sua condizione socio-economica – l’ebbrezza dell’acquisto di una moto rossa fiammante oppure di un cappotto di lana –, ma nel suo animo non è stata mai colmata la sua sete di affetto. E in ultimo una malattia invalidante ha spezzato le sue ali di libertà, ma di certo non il sogno di leggerezza, il desiderio di fuga da quel corpo pesante e goffo. Merita una menzione speciale il lavoro di Elio Germano, giustamente onorato a Berlino. Germano si è camuffato, anzi si è annullato del tutto all’interno di Ligabue. Non un mero percorso imitativo né una macchietta, bensì un denudarsi e un rivestirsi rispettoso degli abiti dell’artista, recuperando quel suo bagaglio fisico ed emozionale. Germano è arrivato a perdersi nel mondo del pittore, donandosi con generosità al lavoro di Diritti. “Volevo nascondermi” è un film di elevato spessore e intensità, che esplora la dimensione storica del Paese, quella biografica dell’uomo e quella onirica-artistica del pittore. Un lavoro raffinato ed elegante, di grande profondità; un fotogramma di un cinema che rimanda al passato, non per nostalgia ma per accuratezza   

 

 

 

 

 

 

 

 

Giulio Martini

Domenica pomeriggio

 

 

 

 

 

 

 

 

Giulio Martini

Domenica sera

 

 

 

 

            Costruito sull'antitesi del "non farsi vedere" perché si è deformi e del "mostrarsi" perché si è artisticamente belli dentro, il film amplifica le immagini simbolo di un 'esistenza  traumatica e urlante bisognosa di tenerezza  ( sacchi soffocanti e caldi cappotti, animali miti e aggressivi, letti per far soffrire  o essere amati, distruzioni  e gesti autopunitivi, paesaggi che ti consumano o  rasserenanti ) .

In particolare il ventaglio delle molte donne che lo atterriscono,lo bistrattano,lo toccano a fatica ,lo abbracciano o lo dimenticano, marca bene il senso del film: un invito a scoprire il genio buono che sta al di là del diabolico di facciata.

Lo straordinario Elio Germano è continuamente sotto "stretta osservazione "(compagni di classe bulli,docenti,medici,giudici,concittadini...)  e - per fortuna -anche sotto lo sguardo di critici o colleghi non distratti dallo strazio della sua fisicità e delle sue turbe caratteriali.

Molto della nostra identità dipende da come ci vedono gli altri.

E Giorgio Diritti ce lo ricorda parlando di un personaggio che veniva considerato un "errore" fin dalla nascita

 

 

 

 

 

Angelo Sabbadini

Lunedì sera

 

 

 

 

 

 

 

il Ligabue di Giorgio Diritti è tutto stretto all'interno del binomio tra follia e arte. La prima sembra intrigare molto il regista bolognese, mentre la seconda è poco più di un pretesto. Ne risulta un film sbilanciato che non aggiunge nulla al Ligabue artista ma, grazie alla magistrale interpretazione di Elio Germano, colloca il genio di Gualtieri all'interno di quella tradizione di matti da slegare che arriva dal cinema degli anni Settanta.

 

 

 

Carlo Caspani

(in absentia)

Mercoledì sera

 

 

 

Ormai risalente alla Berlinale 2020, ma sempre valido, il viaggio di Giorgio Diritti nel mondo artistico e umano di Antonio Ligabue.  Opera meritoria, a tratti sentita, ma con qualche scollamento di troppo tra creatività artistica (disturbante, animalesca, carnale) e l'alienazione del protagonista. I capelli grigi permettono a chi scrive di ricordare, a paragone obbligato, lo sceneggiato tv di Nocita e Zavattini, 1977, con un pazzesco, nel vero senso della parola, Flavio Bucci: rivoluzione folle nella TV di stato, con la legge Basaglia prossima a essere applicata e un coraggio provocatorio di cui sembriamo esserci tutti scordati. Il pur bravo Elio Germano rischia, così, di ridursi nei confini de uno stantio politicamente corretto, e non se lo merita

 

 

 

 

Marco Massara

Giovedì sera

 

 

Il cinema italiano non ha una forte tradizione di film biografici, che affida più volentieri ad opere televisive, anche se i personaggi interessanti abbondano.

Affidare la realizzazione di un ‘biopic’ su Toni Ligabue ad un autore particolare come Giorgio Diritti (“Il vento fa il suo giro”, “L’uomo che verrà”) è una scelta forte che Elio Germano, già reduce dalla biografia ‘favolosa’ leopardesca, affronta con energia e efficace trasformismo. Tuttavia il lato ‘folle’ e quello ‘creativo’  del ‘pittore maledetto’ non sempre si amalgamano, ma tendono a comparire a sprazzi alternati in maniera un po’ troppo meccanica.

Un  inguaribile desiderio di essere amati e ricordati (grande trovata quella del dualismo “artista-autista”!) permea  un film intriso di passione e  disperazione.

 

 

 

 

 

 

Giulio Martini

Venerdì sera

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

    pp