Titolo

Qui rido io

 

da domenica 13  a  venerdì 18 marzo 2022

vai ai commenti degli animatori

vai ai commenti del pubblico

 

QUI  RIDO  IO

REGIA DI MARIO MARTONE

 

 

Siamo a Napoli nei primi anni del ‘900. Eduardo Scarpetta è al culmine del successo. Ricchissimo e amatissimo dal pubblico napoletano, soprattutto grazie al personaggio di Felice Sciosciammocca. Scarpetta vive di teatro e in teatro, circondato dalla sua, decisamente affollata, famiglia. I problemi arrivano quando mette in scena una parodia del dramma “La figlia di Iorio” di Gabriele D’Annunzio. La sera del debutto in teatro.........

 

_________________________________________

Presentato in concorso a Venezia78 esce nelle sale italiane “Qui rido io”, probabilmente uno dei film più belli e convincenti diretti da Mario Martone nell’ultimo decennio insieme a “Il giovane favoloso” (2014). Nell’opera il regista è infatti in grado di annodare i fili della sua solida esperienza teatrale e cinematografica con la memoria culturale della sua città, Napoli, offrendo un ritratto in chiaroscuro del grande Eduardo Scarpetta (1853-1925), interprete, capocomico e autore di memorabili commedie. In particolare Martone, insieme alla sceneggiatrice Ippolita di Majo, isola un episodio della maturità professionale dell’uomo..........

Opera di grande compattezza e raffinatezza “Qui rido io” permette di entrare nelle pieghe della storia del teatro tra fine XIX e inizio XX secolo, scoprendo le origini non solo delle più fortunate maschere napoletane ma anche la genesi delle famiglie più note di capocomici. E proprio qui c’è, forse, l’aspetto meno conosciuto al grande pubblico, ossia il legame familiare che univa gli Scarpetta ai De Filippo (Titina, Eduardo e Peppino). Padre di tutti, non solo a livello artistico ma anche biologico, era proprio Eduardo Scarpetta. In famiglia tutti sapevano, compresa la moglie, la quale accettava che il marito si dividesse con più donne purché tutelasse i loro tre figli dandogli il cognome. “Qui rido io” convince e affascina, e molto, per il suo essere così stratificato e insieme leggero, tutta giocatp su battute brillanti e pungenti, snodandosi sui sentieri dell’arte, del teatro, dei sentimenti e rapporti familiari per arrivare sino ai temi centrali della società italiana (di ieri ma anche di oggi). Mario Martone compone un quadro dinamico e sfaccettato di un periodo storico di grande vivacità, dentro il quale trovano posto anche questioni inedite per il Paese come quella del diritto d’autore e della libertà di espressione accordata all’arte. Il contenzioso tra scrittori, autori comici e giornalisti esplode in maniera vigorosa e rumorosa, spostando alla fine la scena nelle aule di tribunale dove uno straordinario Scarpetta/Servillo si muove agilmente come sulle assi di un palcoscenico. E a ben vedere è proprio il teatro un altro grande protagonista dell’opera, che viene esaltato per la sua rigogliosità tra il genio di Scarpetta e i discendenti De Filippo, Eduardo in testa. Uno spartito di grande intensità e armonia, insomma, impreziosito dalla performance di tutti i protagonisti, dal già citato Toni Servillo a Maria Nazionale, Iaia Forte, Gianfelice Imparato, Antonia Truppo e Cristiana Dell’Anna.

 

 

 

 

 

 

 

Guglielmina morelli

Domenica pomeriggio

 

 

 

Film intelligente, colto e accattivante che ci trasporta a Napoli (da dove Martone spiritualmente e psicologicamente non si è mai spostato!) per raccontare di un personaggio che, come altri di questo regista (dal "matematico napoletano" Caccioppoli a Leopardi), è carismatico ed eccessivo. Toni Servillo dà a questo Scarfoglio enorme talento teatrale ed enormi appetiti, di ogni natura, dal sesso (ho contato figli da quattro donne diverse ma posso sbagliare) al cibo (le ricchissime, immense tavolate cui partecipano i molti figli e le molte donne, tutti perfettamente coscienti della stranezza della situazione ma nessuno disposto a pensare tale convivenza con vergogna); egli vive per il teatro e il pubblico per lui: tutto qui è teatro e recita, anche le abitazioni e i giardini, e la commistione tra vita e finzione è esplicitata già in molti punti dalla prima scena. Qui, inoltre, vediamo forse il punto di vista privilegiato da cui si narra la storia: il piccolo Eduardo De Filippo, figlio mai riconosciuto da Scarpetta, osserva e impara per raccontare, in età adulta, di Filomena Marturano e della angoscia dei figli illegittimi. Quando Scarpetta vuole parodiare D'Annunzio (misterioso e "decadente" quanto basta perché risulti assai cialtronesco e ben poco "vate") tocca un mito e si scotta: ma saranno il suo pubblico e la sua esuberanza a salvarlo, più che l'ambigua difesa che trova in Benedetto Croce. Ma come Scarpetta ha ucciso Pulcinella così il cinema, il teatro "popolare" e il varietà uccideranno lui: dopo il processo, vinto nel 1904, si ritirerà dalle scene. Ed infine guardiamo i titoli di coda: ad interpretare Vincenzo Scarpetta è Eduardo Scarpetta, ultimo erede della famiglia Scarpetta. Un film che ci ha pienamente riconciliato con Martone, un regista talentuoso ed ambizioso, cui talvolta capita di strafare, ma che, quando azzecca il film (lo splendido cast, la fotografia, la musica, tutto perfetto), fa il capolavoro. 

 

 

 

 

Giulio Martini

Domenica sera

 

 

 

 

  Sontuoso omaggio al padre ( dentro e fuori il Teatro ) del nuovo corso in palcoscenico della bell'époque partenopea. Tra raffinate scenografie senza folklore e una selezione di classici nella colonna sonora, la rivalutazione di Scarpetta rende al suo vero Autore meriti e diritti attribuiti a lungo ed  inguistamente ad altri,specie al cinema.

Ma il tono didascalico di varie  situazioni toglie spessore drammatico nell'insieme e attenua sia l'impianto drammatico,sia i possibili risvolti parodistici.

 

 

 

 

 

Angelo Sabbadini

Lunedì sera

 

 

 

 

 

 

 

Di Scarpetta Martone enfatizza l’aspetto vitalistico e prismatico: attore idolatrato dal pubblico, ferreo padre/padrone di un harem sterminato e di una figliolanza infinita, egocentrico e polemista. Su tutto domina la legge del teatro. Salotti, camere da letto e aule di tribunale non sono altro che quinte teatrali e la vita è raccontata in forma di commedia.

 

 

 

Carlo Caspani

Mercoledì sera

(virtualmente presente)

 

 

 

Mario Martone inserisce un altro tassello storico nel suo curriculum cinematografico napoletano, questa volta dedicato a Eduardo Scarpetta, padre (in tutti i sensi...) del teatro partenopeo che traghetta dalle farse pulcinellesche al dramma vernacolare della prima metà del Novecento. Tutti figli suoi, nel bene e nel male: gli Scarpetta, i De Filippo, con il patriarca che domina, combatte, divide ed impera, litiga con Gabriele Rapagnetta in arte D'annunzio e alla fine vince, e se la ride. Non sempre tempi e situazioni scorrono fluidi, ma la vicenda è comunque interessante e Servillo è come sempre magnetico, mimetico e all'altezza della situazione.=

 

 

 

 

Marco Massara

Giovedì sera

 

 

Immersione profonda nella napoletanità di Scarpetta & C. sulla struttura narrativa basata su una vicenda giudiziaria con tanto di didascalia finale in bianco su sfondo nero in perfetto stile USA.

Ricostruzione ambientale impeccabile e recitazione (Servillo con i capelli!) efficace - e ben sostenuta dai sottotitoli indispensabili per chi mastica poco la ‘lingua’ partenopea - compensano i limiti di una sceneggiatura piuttosto reticente circa i rapporti amorosi di Eduardo Scarpetta e sovraccarica di ‘rami secchi’ nel sottofinale.

Ma sì sa, Martone è così…..

 

 

 

 

 

 

Giulio Martini

Venerdì sera