Titolo

Parasite

 

da domenica 6 a  venerdì 11 marzo 2022

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PARASITE

REGIA DI BONG JOON-HO
 

In Corea del Sud una famiglia (padre, madre, figlio, figlia) vive di lavori precari in un misero appartamento nel seminterrato del palazzo. Un giorno il ragazzo, falsificando diploma e identità, si fa passare per il tutor privato dell’erede di una ricchissima famiglia. Il piano dovrebbe risolvere i problemi dei quattro…

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Arrivato al Festival di Cannes 2019 da outsider, Parasite ne è uscito con il premio maggiore, la Palma d’oro, assegnata per aver avuto il coraggio di affrontare un argomento oggi fortemente trascurato: la lotta di classe. In effetti il tema sembra ormai passato in secondo piano, e non per il venir meno dei motivi che lo spingevano, ma perché la loro soluzione è ormai delegata ad una conflittualità tendente al compromesso. Se questo è vero per l’Europa e il mondo anglosassone, lo stesso non vale per l’estremo oriente, dove invece i conflitti sociali sono visti in modo assai severo. Il cinema della Corea del Sud poi ha codificato negli anni una narrazione degli avvenimenti sociali tutta rivolta a descriverne gli esiti cattivi, malvagi e segnati da una violenza imprevedibile. Così questo “Parasite”, confermando la forte differenza tra il cinema a noi più vicino e quello invece più lontano, ci porta in una dimensione storica, etica e morale che non guarda in faccia a nessuno e lavora su una violenza segnale di uno smarrimento ideologico e valoriale profondo. Ad equilibrare la visione il regista ha messo in campo uno stile di grande maestria visionaria con momenti onirici tra realtà e finzione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Giulio Martini

Domenica pomeriggio

 

 

 

Travolgente parodia della società sud-coreana, delle sue abissali differenze economiche, delle lacerazioni e reciproche forme di parassitismo, con incubi multipli delle classi che stanno "sotto" (tubercolosi, miseria, strozzinaggio, missili...) e ridicole fantasie mondane di quella che sta "sopra" (fashion, prodotti e stile di vita made in USA, cagnolini, profumi vs puzza...).

In una strabiliante fluida mescolanza di elementi opposti (musicali, visivi, olfattivi...) e di forme narrative antitetiche il film, all'apparenza schizofrenico, trascina senza sosta fino al delicato esito sognato e sognante, che ben sigilla le mille acute invenzioni dei dialoghi e le sempre originali composizioni figurative.

 

 

 

 

 

Giulio Martini

Domenica sera

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angelo Sabbadini

Lunedì sera

 

 

 

 

 

Magistrale Bong Joon-ho ! Inchioda gli aficionados del Bazin alle sedie e alla fine della proiezione nessuno osa alzarsi. Merito dello spiazzante mestiere del più famoso cineasta coreano che disegna con eccessi e cinismo un esemplare conflitto di classe.

 

 

 

Carlo Caspani

Mercoledì sera

(in presenza virtuale)

 

 

Recensione in absentia, ma doverosa per un film che ha messo d'accordo tutti, nella stagione 2019-20 portando a casa una carriolata di Palme, Oscar e premi assortiti meritatissimi. Perché questo coreano, Bong Joon-Ho, fa un cinema modernissimo, trasversale, che accontenta cinefili e amanti dell'evasione sullo schermo, con profondità, ironia, estetica postmoderna, simbolismi e tantissimo senso della Storia. Quella vera, quella delle lotte di classe, dell'eterno scontro tra ricchi e poveri (o più e meno poveri), nazionali e stranieri, veri e finti, sfruttatori e parassiti, in un continuo alternarsi di bunker e giardini, dentro e fuori, sopra e sotto ambientali, in un ottovolante di situazioni ed emozioni che non possono non far riflettere e non lasciano indifferenti. Come dev'essere col CINEMA migliore, insomma

 

 

 

Marco Massara

Giovedì sera

 

 

GRANDISSIMO CINEMA !

Bong Joon-ho ha la rarissima capacità di realizzare un film che fa riflettere su temi profondi mantenendo un regime di racconto fondamentalmente DIVERTENTE.

Efficacissima gestione del rapporto alto-basso e sopra-sotto, una recitazione quasi acrobatica ed un confronto tra classi sociali e livelli di intelligenza tanto pungente quanto inquietante, lavorando anche con quello che (per ora…) non si può rendere al cinema: l’odore.

Con in più una colonna sonora una volta tanto gestita in ottima sincronia con le scene e simpatica ironia.

Un film difficilmente dimenticabile!

 

P.S. La sequenza della allergia alla pesca è da applausi a schermo acceso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Giorgio Brambilla

Venerdì sera

 

 

 

 

Bong Joon-ho compie una serie di rigorose scelte stilistiche per strutturare rigorosamente la narrazione di una storia nella quale nulla va come dovrebbe. Tra queste domina il contrasto alto/basso, tra la casa dei ricchi Park e il tugurio dei Kim, e tra i piani superiori della prima e il rifugio antiatomico, come dire tra paradiso dei signori e gli inferi nei quali si agitano i servi parassiti. L’astuzia di questi ultimi li rende però capaci di manipolare i propri padroni con abilità ammirabile, anche perché le loro gesta sono talvolta montate sulle note di brani musicali che rendono la loro malvagità esteticamente apprezzabile e la sgravano da ogni giudizio morale (ad es. quando fanno cacciare la governante). Lo spettatore viene quindi fatto soffrire della stessa malattia che alla fine colpisce il giovane Ki-woo e lo fa ridere anche in situazioni drammatiche. Questa impagabile leggerezza di tono non evita tuttavia la tragedia finale, né lascia spazio per il cambiamento: la circolarità del testo, la cui ultima inquadratura ripete esattamente la prima, mette una pietra tombale anche sulla speranza di riscatto del figlio e condanna il padre a restare indefinitamente il nuovo miserabile prigioniero del sottosuolo. Chapeau!